Pervasa dalle coltri nebbie che da sempre la circondano in un fascinoso abbraccio di chiaroscuri, l’Inghilterra dei primi anni ottanta è stata per lungo tempo l’unica vera patria concettuale di un certo dark metal tetro ed oscuro, inteso sia come espressione musicale, che come stile di vita, tanto che molti artisti delle epoche a venire, hanno tratto fortemente ispirazione dalle gesta di eterni capostipiti e muse ispiratrici come Black Sabbath, Angel Witch, Witchfinde General, e di tanti altri piccoli epigoni come i qui recensiti Pagan Altar.
I figli illegittimi del doom metal, ecco come potremmo definire i quattro albionici di cui andremmo a parlare in questa recensione, la band che meglio di ogni altra ha saputo mettere a frutto l’eredità artistica del sabba nero per antonomasia, riuscendo ad affascinare migliaia di adepti grazie ad un sentore di culto, che i nostri hanno saputo perseverare in tutti questi anni.
Purtroppo non è più della partita il vocalist Terry Jones, tragicamente scomparso nel 2015 e presente nell'album postumo “The Room of Shadows” di due anni più tardi, qui degnamente sostituito dal singer americano Brendan Radigan autore di una prova davvero sopra le righe, con la band sempre più nelle mani dell'altro Jones, Alan alla chitarra, da sempre il fulcro centrale del progetto musicale inglese, ancora una volta alle prese con un doom metal etereo ed ancestrale che, grazie soprattutto ad una resa sonora debitamente low-fi, cerca di infondere maggiore spessore artistico alle otto nuove composizioni presenti su “Never quite dead”, giocate sui chiaroscuri di esplosioni elettroacustiche davvero da brividi.
Atmosfere oscure e tetre, tonalità catacombali e sulfuree, si rincorrono lungo ognuna delle composizioni incluse, mantenendo inalterato quel fascino primordiale che si perde nella notte dei tempi, e che vedono brani come la maestosa “Saint & Sinners”, o la più progressiva “Kimset”, sicuramente fra gli episodi più riusciti dell’intero lavoro.
I Pagan Altar non hanno mai pubblicato un album mediocre, ed il nuovo arrivato ribadisce ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la peculiarità compositiva di una compagine alla quale solamente la dea fortuna ha voltato più volte le spalle.
Da adorare!!!
Voto: 5/5
Beppe “HM” Diana
Anno di pubblicazione: 2025
Etichetta : Dying Victims Productions
Genere: Heavy/Doom metal
Line up:
Brendan Radigan - vocals
Alan Jones – guitars
Opolus - guitars
Diccon Harper - bass
Andy Green - drums
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