sabato 31 marzo 2018
Capricorn – Capricorn (Noise Records, 1993)
Gli americani di Germania!!! Si, assieme ai Pyracanda e pochi altri, i Grinder sono da annoverarsi fra quelle band che, a livello puramente stilistico e compositivo, poco o niente, avevano da spartire con le formazioni più in auge della scena teutonica dell'epoca, così anche per i Capricorn che, di quella compagine, erano la naturale metamorfosi.
Formati proprio sull'asse portante dell'inossidabile line up che aveva dato alle stampe piccole gemme del calibro di “Nothing Is Sacred”, il terzetto, orfano del chitarrista serbo Lario Teklic deceduto solo qualche mese prima, con questo primo parto discografico, intendeva proseguire idealmente il discorso compositivo rimasto incompiuto proprio con l'uscita dell'album appena citato, rafforzando, dove possibile, quell'inclinazione verso soluzioni power/thrash metal di stampo americano, e questo grazie soprattutto ad una produzione peculiare che bilanciava diligentemente ogni strumento, e che forniva quella potenza e quell'impatto alla sei corde dell'indemoniato Adrian Hahn, qui presente nella duplice veste di cantante, il quale, naturalmente, rappresentava il perfetto trait d'union fra passato e presente.
Vicious Rumors, Metal Church ma anche gli Iced Earth degli esordi, ecco quali possono essere i paragoni più immediati con quanto proposto dalla formazione tedesca lungo le undici tracce di questo debutto giocato sulla lunga distanza, nel quale potenza, adrenalina e sagacia sembrano intrecciarsi all'interno di un unico tessuto, per dare vita ad episodi viscerali come l'incalzante opening track “Mood in the hood” frontale e deleteria, il thrash tout court di “Light up your mind” e ”Mr. Voorhees” che colpiscono allo stomaco come un fendente, l'heavy n'roll di “Long way home”, o il metallo incandescente di “One Shot from Murder” cadenzata e tellurica al punto giusto.
Il successivo “Inferno” di due anni più tardi non cambierà di certo le carte in tavola, ne tanto meno il destino, già segnato, di questa piccola, ma grande, entità artistica.
Irriducibili!!!
(Beppe Diana)
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