Certo che suonare heavy metal in una città decentrata dal mercato che
conta come Baltimora, negli anni che vanno dagli ottanta ai novanta, non
doveva essere certo facile, nonostante la scena metropolitana vivesse
un certo fermento sulle ali di pezzi da novanta come i grandiosi Kix, o
degli dei minori Revelation e Tension.
Una situazione complessa si, tanto più per una band sui generis come i
Mystic Force che, dal canto loro, portavano avanti un discorso artistico
non certo facile, e per lo più di nicchia, sempre in bilico fra la
potenza fragorosa di un certo power metal di tipica estrazione
americana, e la ricercatezza di un progressive colto e razionale,
caratterizzato da arrangiamenti stilisticamente perfetti e dall’incedere
quasi sontuoso.
A livello attitudinale, i Mystic Force si formano nel lontano 1983,
riuscendo a mantenere la line up inalterata nel tempo, e quando arrivano
al tanto sospirato debutto sulla lunga distanza a titolo “Eternal
Quest”, ovvero un decennio più tardi, la compagine statunitense ha già
avuto modo di mettere a fuoco uno stile compositivo dotato di un
carattere vettoriale pronunciato, anche perchè, le release underground
che hanno preceduto il primo album della band, si sono susseguite negli
anni incessantemente, tutte caratterizzate da una crescita esponenziale,
figlia putativa di quella presa di coscienza e di quella maturità
artistica per nulla scontata e secondaria, e, anche quando il paragone
con band più rinomate come Queensryche, Crimson Glory e Fates Waring
viene quasi spontaneo, bisogna pur sempre ricordare che, la maggior
parte delle dodici tracce che trovano posto nella track list finale del
disco, fanno già parte del repertorio dei quattro da diverso tempo.
Ne scaturisce un disco eterogeneo e a tratti sensazionale, fuori dai
soliti schemi prestabiliti, pregno di riferimenti colti, e questo grazie
anche ad atmosfere ricercate, sorrette da architetture complesse e
ritmi intricati, legati ad evoluzioni strumentali eccelse nel loro
rincorrere sinuose armonie tecnicamente ineccepibili dal forte
retrogusto distintivo, con una band che, pur non tradendo minimamente le
proprie radici formative, riesce pur sempre a risultare credibile e
coinvolgente.
L’intrigante “Shipwrecked with the Wicked” e le sue modulazioni
classiche, lo strumentale “Structures of Uncertainties” caratterizzato
da stacchi elettro-acustici d’indubbio effetto emotivo, l’epica ed
enfatica “Premonitions”, o la stessa title track che riassume al meglio i
tratti distintivi propri della band, sono alcuni dei punti focali di un
disco sui generis.
Pragmatismo e determinazione, arte e creatività, genio e pura follia,
“Eternal Quest” è tutto questo ed altro, un album che regala sempre
nuove emozioni, da assaporare ascolto dopo ascolto, per tanti ma non per
tutti…
Beppe "HM" Diana
Genere: Progressive Metal
Anno di pubblicazione: 1993
Etichetta: Rising Sun
Line up:
Bobby Hicks – vocals
Rich Davis – guitars
Keith Menser – bass, keyboards
Chris Lembach – drums
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