lunedì 9 aprile 2018

Arch Rival - In the face of Danger (Killerwatt Records)


Considerati alla strenua di piccole leggende metropolitane nel loro natio Ohio, ignorati o quasi nel resto del paese, gli Arch Rival sono stati la classica formazione, ritenuta a torto minore, che ha raccolto ancora meno di quello che è riuscita a seminare nei tre lustri di intensa attività artistica, costellata, comunque, dalla produzione di tre ottimi dischi da studio, e da una manciata di pubblicazioni minori che, è la storia ad insegnarcelo, non sono servite a promulgare l’aurea di grandeur di questo ottimo nugolo di musicisti ai quali sarebbe bene tributare i giusti riconoscimenti.
Formati come molte compagini dell’epoca attorno alla figura carismatica di un poliedrico guitar wizzard, il mitico Micheal Harris, cesellatore dalla incredibile caratura strumentale/compositiva, figlioccio del maestro d’ascia David T. Chastain, gli Arch Rival dicevamo, furono una delle poche band dell’epoca a poter contare sull’apporto di una solida line up ufficiale rimasta inalterata nel tempo che, oltre al citato mago della sei corde, poteva contare sulle doti espressive di una vera punta di diamante come il singer Steve Snyder, uno che dal vivo garantiva prestazioni stratosferiche, nonché sulla solida sezione ritmica formata dal bassista Gary Rigmaiden e dal batterista Greg Martin.
Pubblicato negli States dalla piccola label Windmill, e dalla Killerwatt records nel vecchio continente, l’album in questione, ci offre undici splendide composizioni che rafforzano, in poco più di tre quarti d’ora, il concetto di heavy rock a stelle e strisce, arrivando a sintetizzare, all’interno di un unico tessuto sonoro, la potenza propria dell’heavy metal di matrice tacitamente americana, e le digressioni armoniche dell’hard rock dall’impronta easy e dal tipico accento radiofonico, grazie a mirabolanti soluzioni strumentali degne della massima attenzione, ed ottimi refrains ed hooks melodici a volte davvero straripanti.
Meno pragmatici dei Racer X, ai quali potrebbero essere facilmente paragonati, sicuramente più duttili di Keel e Dokken, gli Arch Rival del disco di debutto sapevano forgiare song dall’enorme potenziale commerciale come l’opening track “In the Face of Danger”, heavy rock song pervasa da inebrianti guitar lick ed una plettrata pulita, il crescendo emozionale di “Me aganist the world” tipico esempio di class metal a stelle e strisce, la frizzante e catchy “Rock my night away”, con un Steve Snyder sempre sugli scudi, l’hard rock anthem-ico di “Fortun Hnter” e “Siren Song”, m anche brani più ricercati e dotati di una personalità ben pronunciato come nel caso del mid tempo “Shotgun at Midnight” che da sola vale il prezzo dell’intero album!!!
Come detto precedentemente, dopo due demo interlocutorie, la band saprà ripetersi su ottimi registri con il tenace “Wake up Your Mind” prima, ed il meno fortunato “Third Degree Burns” poi, rimanendo impelagata in progetti paralleli che, vedi i rinomati Zanister, hanno sottratto spazio, ed alterne fortune, a questa piccola grande compagine statunitense.
Beppe Diana
(hardnheavy@email.it)

Genere: Heavy Rock
Anno di pubblicazione: 1991
Etichetta: Killerwatt Records

Line up:
Steve Snyder – vocals
Michael Harris – guitars
Gary Rigmaiden – bass
Greg Martin – drum

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