Non nascondiamoci dietro ai soliti luoghi comuni, per una band di giovani speranze suonare heavy rock nel sud dele bel paese per antonomasia, non è mai stato facile, non lo è adesso che i mezzi di comunicazione e le infrastrutture si sono moltiplicate, non lo era di certo trenta e passa anni fa quando tutto era presente in uno stadio embrionale. Ma nonostante le difficoltà oggettive da superare erano molteplici, c'era chi riusciva ad abbattere le barriere ed i confini con piglio e decisione, ed un sano tocco di convinzione, che non guasta mai, e si proponeva in modo professionale agli occhi, ed alle orecchie, di addetti al settore e dei fan di una certa musica dura, proprio come fecero i T.R.B. che a cavallo fra i big '80ies e l'inizio dei novanta, si presentavano con management ed addetto stampa, forti di un hard rock sanguigno, ben suonato e concepito, che trovava terreno fertile all'interno del loro disco di debutto "Love on the rocks", edito alle'epoca dalla seminale Albatros Records, oggetto oggi di ristampa da parte della sempre più attiva Aua Records. Lascio dunque con piacere la parola al nostro interlocutore Gennaro Vitrone all'ora come adesso portavoce del gruppo casertano.
Intervista raccolta da: Beppe "HM" Diana
Ciao Gennaro e grazie del tempo che ci stai volendo dedicare, non ti chiedo di farci una cronostoria completa, cosa ricordi degli inizi dei T.R.B. che se non erro è l’acronimo di Tirrenia Rock Band? Come mai la scelta di un monicker così particolare? Qualcuno di voi nella band era un appassionato di imbarcazioni o cosa?
Grazie a voi. Si TRB è l'acronimo di Tirrenia Rock Band, nome che abbiamo utilizzato per poco. A quei tempi facevamo rock e chiamare la band con quel nome ci sembrò un omaggio ai Mediterranea di Fausto Mesolella, grande band prog dell'epoca. Con l'ingresso di Lino Fusco virammo decisamente verso sonorità metal e decidemmo di chiamare la band solo TRB.
Avevate pregresse esperienze musicali in altre band dell’hinterland casertano? E’ vero che Ennioall’epoca della formazione della band aveva appena 15 anni?
Io no, Iniziai a fare musica proprio con i TRB nel 1984 e da allora non mi sono più fermato, gli altri suonavano da poco in gruppi minori ed hanno trovato nei TRB la loro dimensione. Eravamo tutti giovani ed Ennio quando è entrato nella band nel 1988 aveva 16 anni.
Correggimi se sbaglio, ma agli esordi la band era indirizzata verso soluzioni musicali influenzate da un suono più heavy metal di natura tacitamente classica con Maiden e Saxon come principali numi tutelari, dico bene?
E’ vero, Fabio e Ennio ancora adesso stravedono per gli Iron Maiden, io e Lino invece tendevamo più verso l'hard rock. Erano proprio queste contrapposizioni che ci davano un motivo per scrivere e creavano ed ancora adesso creano una sorta di crossover.
Il periodo che va dal 1986 al 1988 fu uno dei più prolifici per la band con la registrazione di ben due demo tape, che ricordi hai di quelle sessioni di registrazione? Quanto fu arduo all’epoca trovare uno studio di registrazione con “qualcuno” che ne capisse di sonorità heavy rock? Ti ricordi l’emozione che provasti quando sei riuscito ad avere in mano quei nastri che mettevano in concreto i sogni musicali di un gruppo di amici?
Si, fu bellissimo; i demo furono prodotti e registrati con sistemi letteralmente casalinghi da Emilio Di Donato, tutt'ora grandissimo musicista. C'era tanto entusiasmo, Emilio si lasciava guidare nella produzione accogliendo le nostre idee e provando a metterle in pratica.
Live infuocati come il primo Heavy Metal Festival a Caserta, Caserta Rock Meeting, a Livorno addirittura come band di supporto prima a Vanadium e poi agli Strana Officina, eravate diventati una perfetta macchina da guerra on stage, avevate trovato degli escamotage scenici dal vivo per shokkare i vostri sostenitori?
Si, eravamo una band che a quell'epoca suonava tanto. Fabio Giannone sul palco dava tutto, è così anche oggi, lui ed Ennio sono la ritmica perfetta, devastanti. Avevamo, anzi abbiamo questi brani pieni di stacchi, di trovate ritmiche che hanno reso sempre i nostri spettacoli interessanti.
Ricordo che nel sud del nostro stivale eravate fra i pochi a poter contare su un ottimo management che seguiva i vostri passi da vicino, ed addirittura una primordiale agenzia stampa, segno questo che, anche e soprattutto sul versante comunicativo, volevate dimostrare che i T.R.B. erano una band che, non solo faceva sul serio, ma che era dannatamente professionale…
Ci fu un grande aiuto da Paolo Romano e Fabio Corsale che allora conducevano un programma radiofonico seguitissimo in Campania, Metallofrenia. Per i live invece fummo contattati da un’agenzia napoletana, la Worewolf, che ci mise sotto contratto e ci procurò decine di concerti. Si avevamo un assetto professionale.
Ma è vero che quasi ogni giorno il vostro management riceveva lettere da fan che avevano in qualche modo sentito parlare bene della band e volevano conoscervi in maniera più approfondita? Hai mai pensato che nel vostro piccolo eravate diventati delle piccole star?
Verissimo, spesso le lettere arrivavano anche al mio indirizzo. Ad un certo punto il postino cominciò a pretendere da mia mamma un supplemento per il lavoro in più! Ma non abbiamo mai perso di vista i nostri obiettivi dando il giusto spazio alla musica lavorando e studiando per crearci una professionalità per il futuro. La verità è che allora senza i social tutto funzionava alla perfezione, i fans seguivano, c'erano i Magazine che recensivano, le riviste giornali come H/M e METALSHOCK vendevano tantissimo.
In quel periodo foste contattati dall’inglese Ebony Record che vi volle sulla loro compilation "Rock Meets Metal 3", puoi parlarci della vostra “Baby Rose” che servì se non altro ad esportare il nome della band oltre confine?
Si,la Ebony ci chiamò e ci recammo in Inghilterra. Fu un momento importante per la band perché subito dopo le agenzie ed i promoter cominciarono a farci lavorare sul serio. In Inghilterra ci rimanemmo per 2 settimane, registrammo nel castello studio della Ebony Poi nel 1991,
Si deve attendere il 1991 per avere fra le mani l’unica testimonianza vinilica della band a titolo “Love on the rocks”, prodotto niente meno che dal grandissimo Fausto Mesolella delle leggende Avion Travel, una scelta alquanto inusuale, anche se, all’epoca, gli Avion Travel erano da considerarsi come degli “innovatori” in campo pop, dico bene?
Si, tre anni dopo, realizzammo Love On The Rocks prodotto dal mio amico Fausto Mesolella, un genio che ci ha lasciati 6 anni fa. Gli Avion sono stati degli innovatori e siamo legati da un’amicizia ormai quarantennale.
Perdonami se te lo chiedo, ma stiamo parlando di una produzione auto finanziata? Avevate a disposizione un budget adeguato per registrare un full lenght? Anche qui, quali sono i tuoi ricordi di quelle sessioni da studio?
Ci furono dei privati che finanziarono il progetto ed il budget non era di certo adeguato. Ricordi ovviamente bellissimi, ragazzi acerbi che imparavano qualcosa di importante e vivevano il sogno di registrare in un vero studio di registrazione, i suoni ovattati dai pannelli fonoassorbenti, le luci soffuse per creare atmosfera e facilitare la concentrazione… In quei giorni lavorammo… no, ci divertimmo! 12 ore al giorno. Io registravo per ultimo e seguii passo passo le sessioni dei ragazzi. Ricordo che la registrazione si prolungò oltre i tempi previsti e dovemmo risolvere il problema di Fabio, che doveva dare un esame all’università proprio in quei giorni. Tutto il gruppo andò in pellegrinaggio a casa sua per convincere i genitori a fargli saltare l’esame. Alla fine si è laureato due mesi dopo!
L’opera di artwork nella sua essenzialità è sempre stata molto attraente come l’accoppiata iniziale “Take It Easy/All Over Now”, la stessa title track, oppure Living In The Nightmare, ce ne puoi parlare?
Fummo recensiti benissimo. METALSHOCK lo nominò uno dei 3 dischi più belli di quell’anno ed anche all'estero ottenemmo ottime recensioni. Nel disco si sentono le due facce dei TRB che di cui accennavo prima, il rock’n roll dei 3 brani che hai nominato e la contrapposizione metal degli altri brani. Anche la copertina ha sempre spiccato.
I riferimenti che saltano all’orecchio sono ovviamente quelli legati alla scena americana dei big ‘80ies che, all’epoca, spopolava nelle classifiche d’oltre oceano, quali erano i vostri riferimenti musicali all’epoca della registrazione di quelle tracce?
Guns ‘n’ roses ed Aerosmith innanzitutto ma anche Motley Crue, Van Hallen e Mr. Big. Ci stanno tutti.
Disco edito dalla piccola label Albatros Record etichetta che, oltre a voi, aveva in catalogo musicisti di stampo pop, la scelta fu una sorta di ripiego perché non riusciste a trovare niente di più concreto ed interessante/valido?
Piccola etichetta, vero. Però la distribuzione dell’album fu capillare perché fu affidata alla Contempo Records di Firenze. Entrambe fecero un ottimo lavoro.
Si, anche perché all’epoca oltre all’italo-disco c’era poco spazio per sonorità più hard friendly, anche perché la stessa Metal Master era una sussidiaria della Baby Records votata alla promozione di musica da classifica…
È così, pochi spazi allora e forse ancora peggio adesso. All’epoca c’erano molti locali interessati alle realtà rock, oggi è tutto più ingessato, la parola musica non è più sinonimo di ore in sala prove alla ricerca dei suoni giusti e delle sonorità adatte. Oggi è tutto creato con il computer. Sento i ragazzi parlare di “suonare” ma in realtà intendono “mettere dischi” o peggio collegare il computer ad un impianto e far partire i file preparati in studio senza che nessuno abbia realmente suonato una nota di chitarra o abbia dato un colpo di cassa. Non dico che il rock non è morto, ci mancherebbe! Dico solo che è oggettivamente complicato praticarlo!
Nonostante le difficoltà affrontate, i fan in primis e la stampa specializzata dell’epoca sembravano ancora tenere molto alle sorti della band, riusciste in qualche modo a supportare in sede live il vostro album?
Si,all’inizio, ma poi nel giro di un anno il vento cambiò totalmente.
Quando tutto sembrava filare per il verso giusto, il mondo musicale fu travolto dal ciclone di Seattle e tutto, o quasi, cominciò a farsi più difficile, impegni familiari, lavorativi e di naja fecero il resto e, nonostante i tuoi sforzi, i T.R.B. si sciolsero come neve al sole e….
Esatto. La stessa sorte che toccò praticamente a tutto il movimento metal italiano. Un ciclone, la fine di un’epoca dovuta, per quanto mi riguarda, soprattutto all’avvento del grunge.
Quindi in tutti questi anni mi pare di capire che sei rimasto sempre attivo nei circuiti musicali in qualità di artista solista, che ti ha visto primeggiare all’interno di varie manifestazioni anche piuttosto rinomate, puoi parlarcene? Maturità che è arrivata solo con l’avanzare dell’età oppure come cantava la Mannoia “come si cambia per non morire”, artisticamente parlando, ovviamente…
Si, ho cominciato dal 2000 a scrivere in italiano e ad incidere regolarmente. Negli anni ho partecipato a concorsi nazionali come il premio Musicultura ed il premio Fabrizio De Andre’. Sono legato a sonorità elettriche ed elettroniche ma anche al folk rock. Da 7 anni curo nella mia città, Caserta, la direzione artistica di un festival dedicato alla canzone d'autore, il VIVO FEST, ormai un appuntamento fisso che prova a consolidare il fermento artistico che anche a Caserta, nonostante tutto, è latente ma, come dice il nome della rassegna, è ben vivo.
Toglimi una curiosità, ma i tuoi figli lo sanno che hanno un papà che ha un cuore da hard rocker?
Mia figlia soprattutto mi somiglia tanto, lei però è una bravissima attrice di teatro, è un vero talento. Spesso ha dato volto a personaggi nei miei videoclip. L’altro invece è più tranquillo. Si a volte mi sgridano perché quando ascolto musica metto lo stereo a palla. La musica rock a loro piace ed apprezzano anche quello che faccio artisticamente.
E veniamo alla reunion quasi parziale della band, dalle foto credo che il chitarrista Lino Fusco non sia più della partita, ha abbandonato per sempre la sua sei corde, o cosa?
No infatti, Lino non lo è rientrato ma già da un po', abbiamo perso proprio i contatti. Però abbiamo integrato nel gruppo un chitarrista solido, molto bravo, Dario “cutecross” Crocetta che per 9 anni ha fatto parte del progetto legato alla mia musica, quella da cantautore.
Come state vivendo questa vostra seconda chance? Ve la state godendo di più che in passato?
Assolutamente si, ce la stiamo godendo molto più che in passato. Via tutte le incomprensioni dettate all’epoca da una certa immaturità. Oggi siamo tutti genitori, consapevoli di tutte le esperienze accumulate, quelle belle e brutte, come tutti. Con Fabio, Ennio e Dario siamo legati da una bellissima amicizia ed abitiamo tutti vicino. Ci siamo sempre frequentati con le famiglie, abbiamo sempre parlato di musica e ma mai dei TRB, ma poi all’improvviso abbiamo iniziato a dire che sarebbe stato bello fare una session, tanto per vedere che effetto ci avrebbe fatto. Alla festa del 50° compleanno di Ennio abbiamo ripreso in mano gli strumenti, così per fare un po' di casino. Gli amici ci ascoltavano quasi increduli, dopo oltre due decenni il sound c’era, l’intesa era sempre stata… ed ora eccoci qua.
Cosa puoi dirci della pubblicazione del vostro cd antologico da parte di Aua Records? Che genere di rapporto vi lega a Gianluca e Marco, sono due pazzi/appassionati della scena italiana che fu? Dopo trenta anni ti aspettavi che ancora qualcuno potesse prendere seriamente in considerazione i trascorsi dei T.R.B?
E’ stata una sorpresa bellissima. Ristampare l'opera omnia, rimasterizzare tutti i nostri lavori è stato entusiasmante, merito di Gianluca e Marco, persone che come noi sono mosse dalla passione pura. Gli attestati di stima poi appena dopo la pubblicazione del videoclip di Rescue me sono stati incredibili. Merito di questo rinnovato interesse per tutto il movimento è soprattutto di Aua Records.
So che state pianificando delle serate live, cosa puoi dirci in merito?
Siamo stati invitati a suonare in alcuni festival e la prima serata c’è per sabato 10 febbraio al Metropolis di Piedimonte San Germano in compagnia degli amici Fingernails e Mothra. Stiamo lavorando per programmare altre date e non vediamo l’ora di chiuderle per poterle comunicare.
Ok Gennaro, siamo veramente alla fine, ti lascio carta bianca, concludi l’intervista come vuoi…
Ringrazio innanzitutto te, Beppe, per la piacevole chiacchierata. Poi vorrei invitare i tuoi lettori e tutti gli appassionati a non perdere mai l’occasione di ascoltare musica dal vivo. Ogni concerto fa storia a sé e per questo merita di essere vissuto. Noi da parte nostra vi aspettiamo ai live dove troverete tanto rock e tantissima passione.
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