Hounds - Immortal Warriors

 




E ‘un piacere notare come l’Heavy Metal tradizionale sia tornato ad essere nuovamente popolare, soprattutto fra le decine e decine di band di nuova formazione le quali, in molti casi, sono veramente in grado di riprodurre le stesse sensazione, nonché quell’alone pragmatico che si respirava fra i solchi di molte registrazioni dei gloriosi 80’ies, arrivando a rinverdire una concezione old style senza per questo distorcere l’idea generale di suono classico.
Tutto questo, e molto di più, è quanto potete gustare ascoltando il come back in studio degli Hounds, ennesima formazione sabauda a trovare spazio sulle nostre pagine, la quale, dopo un pregevole album di debutto a titolo "Warior of the sun", è riuscita a dimostrare, più con i fatti che con le parole, di essere in possesso dei numeri giusti per fare bene sulla lunga distanza, riuscendo ad abbianre un innato senso musicale ad uno spiccato humus melodico, un lavoro eccezionale che, lo dimostrano i fatti, sta letteralmente sbaragliando la concorrenza ed incendiando i cuori di migliaia di appassionati in campo classico ed affini.
Dichiarazioni eclatanti a parte, possiamo asserire con tutta sincerità che “Rise of the immortals” è un lavoro di pregevole fattura, che vive e si alimenta attorno ad una serie di composizioni semplici e lineari, suonate con gusto, energia, passione e, perchè no, un pizzico di classe cristallina.
Nelle parole del chitarrista Massimo Ventura la genesi legata ad un dei dischi più chiacchierati dell'ultimo periodo..

Intervista a cura di: Beppe "HM" Diana

Ciao Max e benvenuto sulle nostre pagine, grazie del tempo che ci stai volendo dedicare, partiamo subito con la notizia più recente, ovvero dalla vostra serata di supporto agli storici Helstar sul palco del Barrio proprio qui a Torino, com'è andata la serata? Avete presentato in veste ufficiale il nuovo album? Qual è stata l'accoglienza che vi ha riservato il pubblico?

Ciao Beppe, grazie a te per lo spazio che ci stai dedicando, è molto importante per noi. La serata è andata molto bene e abbiamo ottenuto un ottimo riscontro dal pubblico! Direi che non poteva esserci occasione migliore per presentare il nostro nuovo "Rise of the Immortals" con gli amici Axeblade e di spalla ai leggendari Helstar!!

Dunque il vostro secondo album "Rise of the immortals" è in giro relativamente da qualche settimana, eppure mi sembra di capire che l'entusiasmo attorno all'uscita del nuovo cd abbia contaminato il popolo underground, come ti spieghi tutto questo affetto nei nostri confronti? Te lo aspettavi?

Beh, devo dire che è stata una bella sorpresa! Forse in questi cinque anni da Warrior Of Sun siamo  mancati a qualcuno… e lungo il cammino abbiamo anche conquistato nuovi Warriors, cosa che ci fa molto piacere!
Oltre al nostro Paese, abbiamo notato attenzione dall’estero, soprattutto da Germania, Francia e Grecia. Sicuramente il nostro “lancio” sul canale YouTube NWOTHM, così come sul nuovo sito THE NWOTHM, ha giocato un ruolo importante essendo entrambi focalizzati sulla nuova ondata Heavy Metal.
Un contributo evidente, soprattutto per il pubblico tedesco, è arrivato anche dalla nostra nuova etichetta, la Iron Shield Records del buon Thomas Dargel: un vero Metalhead Old School, appassionato fino al midollo, direttamente da Berlino!

Eppure a quanto pare, molti degli addetti ai lavori che avevano sentito in anteprima il disco, storcevano il naso per via di una produzione, a detta loro, low budget, per me invece avete fatto bene a tenere fede ad una certo modo d'intendere l'heavy metal primordiale che sta alla base del vostro sound, tu come la vedi?

Ti ringrazio per l’interpretazione, Beppe. È vero, la produzione del nostro disco può sembrare un po’ diversa rispetto alle produzioni super moderne di oggi… ma per noi è più un vantaggio che un limite! Giovanni Fiorini, a livello di produzione, secondo noi ha fatto un lavoro davvero ottimo: ha trovato il giusto compromesso tra un sound attuale, con la “botta” che serve, e la naturalezza degli strumenti. Ed è proprio quella naturalezza che, a parer mio, manca in molte produzioni di band affermate, risultando plasticose ed artefatte.

Visto che siamo in argomento, secondo te quali sono le differenze fra il nuovo album ed il precedente “Warrior Of Sun”? Pensi che la band sia cresciuta negli ultimi cinque anni a questa parte?

Penso che le differenze siano abbastanza nette, sia a livello esecutivo che di produzione e persino di genere, come si può notare. Warrior of Sun, innanzitutto, ha dovuto pagare pegno a una produzione che non gli ha reso la giustizia che meritava.
A livello compositivo, la componente più Epic che oggi emerge forte in Rise Of The Immortals lì era appena accennata, con un approccio più derivativo verso i Savatage.
Con Rise Of The Immortals, invece, siamo finiti naturalmente su territori più “Epic”, mantenendo comunque l’impronta iniziale di Savatage e Virgin Steele, ma riuscendo a rendere il tutto molto più personale e, secondo me, complessivamente più riuscito.
Guardando alle nostre capacità attuali, credo che i passi avanti rispetto a Warrior Of Sun siano evidenti: quel disco era inevitabilmente un po’ acerbo, anche se conteneva brani molto meritevoli.
C’è sempre da migliorare, e il fatto di essere piuttosto autocritici ci aiuta a tenere i piedi per terra e ad affinare il nostro lavoro ogni volta.

A livello puramente di songwriting come si è evoluto il processo di composizione? Ogni musicista degli Hounds ha avuto modo di fornire il proprio fondamentale apporto?

Il processo di composizione dei brani è stato piuttosto spalmato lungo gli anni, difatti avremmo potuto entrare in studio prima di quando abbiamo fatto. Tuttavia, guardando il lato positivo, questo ci ha permesso di migliorare e perfezionare brano per brano arricchendo di arrangiamenti ed eliminando il superfluo. Siamo molto "alla vecchia maniera" per la composizione, diciamo che l'idea arriva da uno di noi e dopo si sviluppa e si prova tutti insieme in sala prove, dove uniamo i pezzi per costruire i brani, con suggerimenti da parte di ciascuno di noi. Quindi sì, ogni componente partecipa attivamente alla composizione del brano.

Potenza e melodia, sembrano questi i caratteri distintivi della band, ma quando siete in fase di composizione, avete cercato di bilanciare a priori questi due elementi, oppure vi siete lasciati andare al vostro istinto di musicisti?

L'istinto è la benzina principale degli Hounds. Prima di tutto quindi, direi che si parte da un'idea istintiva di petto, e da lì spontaneamente si sviluppa un intero brano se l'idea di base piace a tutti. A seconda dell'impronta iniziale il brano verterà su un approccio più aggressivo o più melodico, ad eccezione dei brani più lunghi e strutturati che racchiudono mood diversi.

L'ingresso in pianta stabile di Simone risale solo a qualche mese, comunque mi pare di capire che, vista l'esperienza maturata, anche il suo apporto, soprattutto in veste live, possa essere di fondamentale importanza, dico bene?

Assolutamente sì! Siamo davvero felici che Simone sia entrato nella famiglia Hounds: ha portato nuova energia e il suo apporto si sente già, sia sul palco che nella parte logistica e organizzativa della band. Come dicevi, esperienza non gli manca: arriva da Death Magic e Walpurgis Night, mica band da poco, e chi ha seguito l’underground Heavy Metal torinese dello scorso decennio lo sa bene!

Come ed in che modo siete riusciti a far collimare i vostri impegni lavorativi con le registrazioni del disco? C'è stato un momento durante la fase di composizione del disco in cui avete superato il vostro limite di sopportazione globale?

È sempre un gran casino far collimare lavoro e registrazioni, perché richiedono molto tempo e dedizione, che abbiamo dovuto ritagliare nel poco tempo libero di ciascuno di noi. Non sono mancati momenti di collisione interna, ma erano sempre accesi confronti su come migliorare la resa dei brani: per fortuna, le primedonne non esistono da noi!
Ti faccio un esempio reale di “conflitto” avvenuto: il secondo brano del disco, “Fight, Warrior”, in origine prevedeva, nel bridge a circa metà pezzo, un solo di piano con stacchi, fortemente voluto da me. Tuttavia, improvvisando e provando sulla registrazione una solista di chitarra in quella parte, Marco (tastierista) ebbe l’illuminazione: “No Max, è troppo figo, mettiamo la tua parte al posto del piano!” Io però replicai: “No Marco, io voglio la tua parte di piano senza assolo in quel punto!”. Alla fine ha vinto la parte di chitarra, ma questo dimostra quanto ognuno di noi abbia riflettuto sulla resa del brano, senza lasciarsi guidare da personalismi o individualismi. Questo credo sia un grande punto di forza per noi.

Come per il secondo parto dei tuoi Hateworld, anche per Rise of Immortals vi siete affidati nelle mani sapienti di mr. Giovanni Fiorini un giovane producer con un grande senso musicale…

Certamente, Beppe! Proprio come Giovanni ha fatto un lavoro eccellente su Return To Earth degli Hateworld, così è stato anche per Rise Of The Immortals. Oltre a garantire una produzione potente e pulita, ha partecipato attivamente al risultato finale, proponendo suggerimenti sugli arrangiamenti dei brani e non limitandosi a premere il tasto REC, cosa che purtroppo capita spesso in giro. Anzi, ha curato con attenzione anche il settaggio delle orchestrazioni ideate da Marco, sempre con l’obiettivo di ottenere la migliore resa possibile, considerando i nostri mezzi.

Quindi avete messo in gioco un gran lavoro di pre-produzione in maniera da abbattere il più possibile il tempo di rimanenza in studio di registrazione..

Sì. Il lavoro di pre-produzione è stato davvero importante, anzi direi fondamentale per la buona riuscita del disco. Ci ha permesso di ottimizzare e spingere al massimo i brani che avevamo già tra le mani, portandoli a un livello superiore. È stato un lavoraccio (anche considerando i mezzi che avevamo), ma ne è valsa proprio la pena, anche perché come giustamente dici, in questo modo siamo arrivati ad un livello di preparazione sui brani tale da impiegare relativamente poco tempo a registrare.

Capisco, l'heavy metal classico di natura epica è uno stile musicale che vive attorno agli stessi stilemi ed alle stesse ambientazioni letterali di sempre, eppure nonostante tutto sembra veramente non tramontare mai, riuscendo a catturare l'attenzione di nuovi appassionati, la nascita di siti e fanzine dedite a questo genere, nonchè di festival…

Credo che l’immaginario Epic e Fantasy sia perfettamente in sintonia con generi come Epic Metal, Heavy Metal e Power Metal, che ne fanno la colonna sonora ideale. È proprio questo che rende questi generi intramontabili, continuando a rinnovarsi e a conquistare nuovi appassionati.

Quanto è difficile per voi portare avanti un progetto musicale quanto suonare in una band come gli Hounds non ti permette nemmeno di pagare le classiche spese essenziali? Avendo superato gli anta da qualche anno, non credi sia diventato un hobby un po troppo costoso e faticoso?

La parola d'ordine, come ben sai anche tu Beppe, è Passione! Questo ci porta ad andare avanti in un lavoro in perdita, o se va bene senza guadagno ahahah! Grazie per dirmi di aver superato gli anta da qualche anno, lo prendo come un segno di rispetto e saggezza ahahah! Per ora sono a 35 anni e comunque sì, innegabilmente ci sono le volte che uno è stanco e si trova a dire "ma chi me lo fa fare?", ma poi ritorniamo alla parola d'ordine iniziale, e tutto passa. Ora posso dire che siamo nella fase più piacevole, quella post-rilascio dell’album, in cui stiamo finalmente raccogliendo un po’ di soddisfazioni.

Dagli esordi con i Manhunt la scena Hard 'n Heavy è notevolmente cambiata, secondo te come pensi si sia evoluto il tuo modo di rapportarti alla musica concepita e suonata?

Molto è cambiato. Quando avevo iniziato coi Manhunt, esisteva ancora MySpace come piattaforma per caricare e far ascoltare la propria musica… sembra di parlare del Paleozoico, ed in effetti un po’ lo è, eheh! Ai tempi era più facile organizzare e ottenere una data, ma è anche vero che i locali erano decisamente meno professionali e attrezzati rispetto a oggi. La scena era ricca di band che, ormai, per la maggior parte si sono sciolte. Ricordo ancora un live a Ivrea con gli headliner Brain Dead di Felix, gli Endovein e noi Manhunt in apertura. Tutte band ormai sciolte, e con i Manhunt stiamo cercando di riprendere l’attività… anche se, per ora, siamo ancora un po’ nelle sabbie mobili. 

Per la provincialità  e l'ottusità  dell'ascoltatore medio italiota, a livello heavy rock, siamo e saremo sempre un paese di serie B zona retrocessione, pensi che prima o poi questo statement cambierà , o siamo condannati a compiacerci fino alla fine?

Penso che l’Italia abbia delle vere e proprie chicche nascoste che la rendono unica nel panorama Metal mondiale. Purtroppo, qui il genere non ha mai raggiunto il successo ottenuto in Germania, nei Paesi scandinavi o negli USA. Restando a casa nostra, a Torino, amo citare gli Elektradrive, che credo abbiano influenzato anche noi, soprattutto con il loro primo album “…Over The Space”: suonato da paura e che sprizza epicità da ogni poro!
Oggi, comunque, ci sono molte band italiane valide, riconosciute anche a livello internazionale, pur restando per lo più in una dimensione underground.

Negli ultimi mesi ho scoperto una scena musicale torinese in pieno fermento, popolata da una miriade di band che non credevo esistessero, eppure le presenze agli live delle band underground è formata da uno zoccolo duro di appassionati, gli stessi die hard fans di 10/15 anni fa, non ti sembra un paradosso?

È vero, fortunatamente oggi ci sono molte band torinesi in giro. Purtroppo, per quanto riguarda i fan, il ricambio generazionale non è molto evidente. Speriamo che la situazione migliori presto, anche grazie all’arrivo di nuove band. Per fortuna, però, la vecchia guardia non molla mai! Un po’ paradossale, però, rivedersi sempre gli stessi volti dopo diversi anni, eheh!

Max, prima della fine, puoi svelarci quali saranno le vostre prossime mosse da qui a qualche mese?

Sicuramente ora vogliamo potenziare la nostra attività live, cercando contesti più affini a ciò che proponiamo, soprattutto all’estero, per far conoscere la nostra musica. L’obiettivo è raggiungere i festival europei, in particolare in Germania e Grecia, che sono quelli più vicini al nostro stile. Sarebbe epico!

Ok, siamo veramente alla fine, ti lascio campo libero per le tue considerazioni finali.

Voglio ringraziarti, Beppe, sia a titolo personale sia a nome di tutti gli Hounds. È grazie a persone come te che le realtà underground riescono a ottenere maggiore visibilità e a farsi sentire. Ci si vede in giro!

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