FORGING STEEL

FIDEI DEFENSOR

Ardityon - Trenchslayer

 


Allerta spoiler: disco bomba. Ok, non conoscevo gli Ardityon prima di qualche giorno addietro, ma l'ascolto prolungato del loro secondo album ufficiale, dopo un primo vagito autoprodotto di qualche anno addietro, a titolo “Trenchslayer” mi ha piacevolmente spiazzato lasciando esterrefatto!!! 
Un concentrato di lirismo, tecnica ed abilità compositiva, ecco quali sono i vettori inscindibili che caratterizzano il come back del combo lagunare in questione, formazione che raccoglie nella propria line up ufficiale musicisti di provata esperienza, i quali, in quest’occasione, riescono a dare fondo a tutte le proprie velleità artistiche, portando alla luce un ennesimo vagito in studio, che amalgama con sapienza atmosfere classiche ed un approccio velatamente moderno, grazie soprattutto ad una prouzione magistrale ad opera del vate Simone Mularoni, per un risultato finale che, difficilmente, potrà lasciare indifferenti.
Arrangiamenti sopraffini, melodie ricercate e partiture strumentali eccellenti ma non solo, anche perché i nostri dimostrano in più occasioni di essere in possesso di quella spiccata maturità, figlia putativa di una presa di coscienza globale, capace di abbinare alle trame intricate quanto intriganti, sempre presenti all’interno di queste dieci composizioni, passaggi ed aperture atmosferiche alquanto suggestive che, oltre a spezzare i ritmi serrati, mettono in luce quella che è la vera natura degli Ardityon, che si contraddistingue per equilibrio armonico e capacità espressiva.
Evoluzione musicale, ecco la parola chiave con la quale si potrebbe sintetizzare quello che si cela dietro ai solchi di “Trenchslayer”, quella stessa evoluzione grazie alla quale la cerca di dare forma e sostanza a composizioni bilanciate, come nel caso della splendida “Spirit of fire”, episodio caratterizzato da splendide partiture chitarristiche irrobustite da suadenti locuzioni melodiche ed un inciso che si impossessa del cervello al primo ascolto, o del groove sprigionato dalla splendida “Final Contdown”, che abbina mirabili aperture classic metal e splendide armonizzazioni di reminiscenza heavy/power, la stessa title track priestiana fino al midollo, oppure la martellante “The livestock” che abbina alla perfezione un attacco frontale di natura thrash metal ad aperture atmosferiche che si tingono di diramazioni di natura tacitamente power/prog e che, senz’ombra di dubbio, rappresentano il vero zenit dell’intero lavoro.
Dieci brani suggestivi, dieci tappe intermedie all’interno di un intenso viaggio onirico che porta alla consapevolezza di essere difronte ad una formazione alla quale i confini musicali nazionali stanno dannatamente stretti. 
Per dio, questa è una band con gli attributi, questi sono gli Ardityon, segnatevi il loro nome, ne sentirete parlare ancora per tanto tempo!!!
P.S. Cantante della madonna dell'incoroneta...
Voto: TILT

Beppe “HM” Diana

Anno di pubblicazione: 2025
Etichetta: Underground Symphony
Genere: Heavy Metal

Line up:
Valeriano de Zordo – vocals
Andrea Colusso – guitar
Denis Novello - drums

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