Nome nuovo del panorama musicale tricolore, il destino che si lega a doppia mandata ai IV Sigillo, ci parla di una formazione delle enorme potenzialità espressive che, nonostante sia al debutto discografico giocato sulla lunga distanza, riesce a dimostrare di sapersi destreggiare ottimamente all’interno di un mercato musicale sempre più avaro di cavalli di razza, e questo grazie soprattutto a qualità peculiari tutt’altro che di secondo piano.
Caratterizzato da una produzione speculare che amplifica, dove possibile, il lavoro svolto dai quattro, il loro debutto omonimo dicevamo, è un disco forgiato nell''heavy metal più classico, contraddistinto da aperture ed armonizzazioni atmosferiche, di derivazione doomish, che arricchiscono architetture sonore lisergiche, non tanto distanti dal dark prog di derivazione seventies, e questo grazie anche al lavoro instancabile di una band che, nell’arco delle otto composizioni contenute, riesce sempre e comunque a mantenere viva l’attenzione dell’ascoltatore, grazie ad un versante compositivo versatile, arrangiamenti raffinati e ricchi di soluzioni ad effetto.
In mezzo una gamma di suoni perfetti, tanta classe, una cantante magistrale, enfatico e teatrale all'occorrenza, determinazione e perspicacia, bilanciate costantemente da una verve strumentale davvero esagerata.
Una band pronta per il grande pubblico? Senz’ombra di dubbio!!!
Beppe “HM” Diana
Ciao ragazzi e benvenuti sulle nostre pagine, dunque il vostro primo vagito ufficiale è in giro relativamente da qualche mese, eppure mi sembra di capire che l'entusiasmo attorno all'uscita di “Quarto Sigillo” abbia contaminato il popolo underground, come vi spiegate tutto questo affetto nei vostri confronti?
Omar: Ciao Beppe, sembra scontatissimo ma ti dico che non ce lo aspettavamo proprio, sentirsi dire frasi del tipo “ era quello di cui avevamo bisogno” riferito alla nostra musica è il genere di complimento che ti spiazza e nel contempo di carica a mille, perciò non ci facciamo troppe domande.
Visto che molti di voi facevano parte di altrettante formazioni valide del panorama tricolore che cosa pensi abbiate portato del vostro bagaglio personale all'interno della nuova creatura musicale? Che cos'è che è riuscito veramente a fare la differenza fra il vostro nuovo lavoro e le precedenti release ufficiali che vi hanno visto coinvolti in prima linea? Magari l'esperienza accumulata in tutti questi anni, un differente approccio nel songwriting, o cosa?
Omar : Beh, sai come si dice “siamo la somma dei nostri errori “, quindi consciamente e inconsciamente , ognuno ,per la sua parte, ha contribuito alla gestazione di questa creatura . Sicuramente abbiamo un bagaglio importante che deriva dalle varie esperienze personali e anche l’età “matura” che abbiamo, ci permette di parlare liberamente all’interno del gruppo senza alcun doppio fine, questo ha permesso un forte affiatamento , non solo a livello musicale, ma anche personale . Non ci definiamo un “progetto”, ma più una “band” , con questo non voglio dire che sia meglio l’una o l’altra cosa, ma che sono due entità differenti .
Come ed in che maniera sono nate le composizioni che fanno parte del vostro album di debutto? Vista la vostra provenienza geografica mi pare di capire che abbiate lavorato molto in remoto, dico bene?
Omar: Siamo stati in un certo senso obbligati a “lavorare da remoto” per quanto riguarda la composizione iniziale , amiamo moltissimo provare “alla vecchia maniera” , ma i vari impegni e la lontananza (Bergamo , Lodi, Verona e Vicenza le nostre città di provenienza ) ci hanno obbligato a limitare le prove , credo abbiamo all’attivo più live che prove.
I brani sono frutto di un'unica mente e poi ogni membro della band ha fornito il suo valido apporto adattando le sue parti al proprio inconfondibile stile?
Omar: In una domanda precedente si parlava di songwriting : i pezzi partono da un riff di basso con dei pad di tastiera per far capire la ”direzione“ del brano , così si ha un tappeto sia sonoro che ritmico dove ogni strumento ha il suo spazio , siamo tradizionalisti , ma senza “legarci” a questa o quella band e senza darci troppi confini di genere . La chitarra non è quasi mai all’unisono col basso o con la voce , ma tutto si intreccia .
Come ed in che modo siete riusciti a far collimare i vostri impegni lavorativi con le registrazioni del disco? C'è stato un momento durante la fase di composizione del disco in cui avete superato il vostro limite di sopportazione globale?
Omar: Diciamo che abbiamo sfruttato al massimo i fine settimana , il disco è stato registrato in presa diretta in un paio di giorni per cogliere proprio la nostra attitudine live e , per fare questo, siamo arrivati molto preparati , ognuno aveva chiara la sua parte . Lato sopportazione: ci vediamo talmente poco che è difficile raggiungere il limite di sopportazione ahahah , sicuramente vino , salumi piacentini e un distillato di dubbia provenienza fornito da Emiliano hanno aiutato !
Non avevate timore che un album basato su composizioni alquanto articolate come le vostre, potesse risultare “ostico” ad un pubblico abituato a fagocitare musica “mordi e fuggi”?
Omar: Diciamo che le nostre composizioni sono veramente ostiche per chi ama la musica mordi e fuggi, i brani hanno bisogno di essere ascoltati ed assimilati … come si faceva prima dell’avvento di Internet , ci si metteva davanti allo stereo ad ascoltare musica , per poi discuterne con gli amici . Il metallaro è comunque una razza che ripudia il mordi e fuggi, forse perché non ama lo scontato e il mainstream , va sempre alla ricerca di quel qualcosa che si trova nella direzione opposta . Composizione , testi, copertina, l’appassionato ricerca tutto questo . Voglio ribadire che le composizioni non sono articolate perché in qualche modo vogliamo “stupire”, ma perché, in primis , devono piacere a noi e non siamo di “gusti facili” te lo assicuro ; volevamo creare un disco da scoprire pian piano, ascolto dopo ascolto .
Curiosità, come mai avete scelto proprio gli Elfo Studio di Piacenza ed il buon Daniele Mandelli dei Dark Horizon e Swarm Chains come produttore?
Omar: Io e Attilio avevamo già registrato dei brani in passato all’Elfo, ci siamo trovati molto bene con Daniele e la struttura dello studio ti permette di ottenere ottimi risultati per la registrazione in presa diretta . Daniele è molto paziente e riesce a cogliere appieno le richieste . Avevamo un’idea di come dovesse suonare il mix e ci abbiamo speso un bel po’ di tempo per dare spazio ad ogni strumento e per ottenere la dinamica giusta . Non volevamo il classico disco con suoni saturi fatti con lo stampino e abbiamo investito molti giorni provando diversi mix , da qui la pazienza infinita del “mahatma” Daniele…
Leggere sul vostro libretto che il disco è stato masterizzato ai New Sin di Loira dal mago Luigi Stefanini mi ha riportato indietro nel tempo di almeno 20 anni.
Omar: Ahaahah vero! Come per il mix abbiamo ascoltato diverse proposte per il master, italiane e non , perché volevamo che la dinamica “suonasse” su tutti i supporti , alla fine Luigi se n’è uscito calando l’asse “analogico”, veloce e preciso … come sempre
Quali sono le difficoltà oggettive a cui avete fatto fronte nel momento immediato alla realizzazione di un disco oggettivamente ambizioso come il vostro?
Omar: Le difficoltà “vere” sono state l’approccio con i social , partendo da zero fino a creare e poi mantenere aggiornati in modo professionale i social non è stato facile per noi della X generation. Capiamo che molte dinamiche ruotino attorno a questi ambiti, perciò ci siamo adattati bene. Il resto è filato via abbastanza liscio grazie anche alla Metal on Metal.
Come dicevo nella mia recensione vi siete cuciti addosso un moniker ed un versante iconografico che non può passare inosservato il che, unito alla magistrale interpretazione di Emiliano nonché alla sua innata teatralità, formano quegli elementi che stanno permettendo al disco di acquisire sempre più proseliti, vi trovate d'accordo?
Omar: Il nome è nato di comune accordo, volevamo un nome in italiano, qualcosa di evocativo , tanto che alcuni ci hanno già definito apocalyptic doom , nomen omen ahaha. Emiliano ha una teatralità innata , sia live che in studio , ma su questo album ha anche fatto sentire la sua parte più “canora”, forse rimasta un po’ in ombra nelle sue interpretazioni precedenti. Il disco sta piacendo così tanto forse per la somma delle cose che ci siamo detti, più quella componente inspiegabile che ogni disco dovrebbe avere .
Mi sembra piuttosto lecito non dover ammettere nel vostro sound l'influenza della scena inglese di fine anni settanta, e l'inizio della decade successiva, come è innegabile l'influenza esercitata dal così detto dark sound di casa nostra quello dei vari Death SS, Paul Chain e The Black, dico bene?
Omar: Diciamo che siamo un po’ trasversali , ci sono sicuramente reminiscenza 70s , anche influenze NWOBHM o 80s e qualcosa del doom dei primi anni 90, oltre agli assi italici sopra menzionati oltre magari ad un pizzico di Dark Quarterer ; le nostre esperienze musicali sono il nostro bagaglio , fanno parte di noi , se ascolti lo stesso disco per centinaia di volte consumando il libretto diventano parte di te . Siamo quello che ascoltiamo
Elementi questi facilmente riconducibili anche al vostro primo video ufficiale girato in maniera molto semplice e spontanea...
Omar: L’idea è partita da me , sposata subito dal gruppo che ha potuto personalizzare a proprio piacimento l’ambientazione . Il regista ha amato subito sia l’idea che l’interpretazione di Emiliano, ed è riuscito a dare quel taglio noir che ricercavamo . Il voyeurismo per il macabro prende un po’ spunto dall’ossessione per gli occhi che aveva Lucio Fulci , altra citazione sono le varie stanze della villa che richiamo un po’ l’albergo 7 porte di …e tu vivrai nel terrore! L’aldila . Il satrapo in un certo senso si può collegare al Dr. Freudstein (quella villa accanto al cimitero).
Il quarto sigillo dell'Apocalisse, nell'interpretazione biblica, rappresenta la morte e la distruzione, simboleggiata da un cavallo pallido cavalcato dalla Morte e dall'Ades elementi degnamente riportati nell'artwork, della per me divina, Jowita Kominska come per dire "anche l'occhio vuole la sua parte".
Omar: Per lo stile volevamo rendere omaggio all’horror intriso di erotismo degli anni 70/80 , con Jowita c’è stata subito molta affinità , l’arte che ispira l’arte, già dal primo bozzetto la copertina ci rappresentava benissimo , semplice ma sfrontata , tetra ma dai colori vividi , lineare ma con diversi dettagli che si scoprono via via. La copertina deve essere un prolungamento del disco, non qualcosa di “appiccicato”, a supporto di questo abbiamo voluto inserire delle illustrazioni di Emiliano sul libretto oltre al “sigillo” ideato da Dario …come vedi non ci limitiamo alla musica ma ci piace spaziare anche in altri ambiti artistici
Ma nel personaggio dell'Ades si è fatta una sorte di auto ritratto? Ahahaha, no perché sembra davvero lei!!!
Omar: Sai che ogni artista porta un po’ di sé nella propria arte, Davinci docet . Diciamo che la copertina piace proprio perché si differenzia un po’ da quelle che si vedono oggigiorno e si nota la voglia di Jowita di tornare al canvas . Sulla nostra pagina FB potete vedere un filmato con Jowita all’opera sulla copertina.
Il doom metal è uno stile musicale che vive attorno agli stessi stilemi ed alle stesse ambientazioni letterali di sempre, eppure nonostante tutto sembra veramente non tramontare mai, riuscendo a catturare l'attenzione di nuovi appassionati, la nascita di siti e fanzine dedite a questo genere, nonchè di festival...
Omar: Il doom metal, come un po’ tutto il metal classico, non muore mai , forse perché traspare genuinità e sostanza , l’attenzione per quello che si sta creando è vivida , il dettaglio , la ricerca . I fan del doom sono molto attenti , vogliono carpire tutte le sfaccettature dell’album trovando, talvolta, link che l’artista non percepisce …in questo ciclo dove il musicista diventa esso stesso fan
Festival che vi hanno visto già protagonisti per la prima uscita ufficiale della band, com'è andata?
Omar: L’ultimo e stato il church of crow, che ha già raggiunto quota tre edizioni, organizzazione perfetta , location favolosa (chiesa sconsacrata), la città di Pinerolo che accoglie i doomster come se fossimo in Germania , dando al festival quella caratura internazionale, non solo per i nomi ospitati . L’accoglienza è stata fantastica , pubblico entusiasta e partecipativo , se aggiungi anche il fatto che abbiamo venduto un bel po’ di CD ti dà il reale peso dell'apprezzamento dell’audience . Un pubblico partecipe e quello che ogni artista anela, tutto il resto passa in secondo piano .
Quanto è difficile per voi portare avanti un progetto musicale quando suonare in una band come gli IV Sigillo non ti permette nemmeno di pagare le classiche spese essenziali?
Omar: Chi non vorrebbe vivere suonando pezzi originali ? Noi cerchiamo di dare un’impronta professionale , anche se non siamo professionisti , perché c’è qualcuno che ha fatto chilometri per vederti , ha pagato un biglietto , sta “usando” il suo preziosissimo tempo per dedicarlo a te! Il minimo che puoi fare è dare il massimo su e giù dal palco .Il fatto di non essere professionista ti permette di star fuori da quelle logiche commerciali, del dover fare album in un determinato arco di tempo , oppure essere soggiogato ad alcuni dettami sulla composizione , artisticamente parlando sei libero ! Piuttosto che escludere un brano per farlo stare su un vinile preferisco inserirne altri per creare un doppio LP
La scena Hard 'n Heavy è notevolmente cambiata rispetto a molti anni fa, secondo te come pensi si sia evoluto il vostro modo di rapportarvi alla musica concepita e suonata?
Omar: Sicuramente abbiamo dovuto “modernizzarci” causa distanza , quindi la successione registratore multitraccia analogico—registratore digitale—scheda audio in un certo senso era obbligata. Il modo di registrare si è evoluto è molto più facile creare uno studio “casalingo”, alla base di tutto, però, deve rimanere la musica, tutto il resto è il mezzo per poterla raggiungere . Dopo molti anni siamo qui ancora ad interrogarci su “ cosa succederà alla scena quando i grandi nomi non suoneranno più ?”, basta guardarsi intorno per capire che la “scena” continua nella passione di musicisti, promoter , organizzatori , fan… magari ridimensionata , ma fedele alla passione iniziale .
Per la provincialità e l'ottusità dell'ascoltatore medio italiota, a livello heavy rock, siamo e saremo sempre un paese di serie B zona retrocessione, pensi che prima o poi questo statement cambierà , o siamo condannati a compiacerci fino alla fine?
Omar: Diciamo che per rispondere a questa domanda avrei bisogno di uno speciale di 1000 pagine ahahah, l’ascoltatore medio è abituato alle canzoni mordi e fuggi, la musica di per sé è sempre vista come arte di serie B , tolto il genere classico. Sembra la solita frase fatta, ma le istituzioni di certo non aiutano né lato economico né lato organizzativo , non vedono nella musica il “momento di aggregazione “ quale è . Detto questo dubito che l’ascoltatore medio possa appassionarsi al H&H , come pure ad altri generi . Tu pensa la scena definita “ dark sound italiano”, intesa nel senso più ampio della definizione : Band di estrazioni differenti che convergono tutti in questo “filone” ispirato dalle atmosfere ossianiche e occulte , avremmo le potenzialità per creare un movimento che potrebbe paragonarsi tranquillamente a quello black norvegese anno 90, ma ci sottovalutiamo.
Ok ragazzi siamo veramente alla fine, vi lascio campo libero per i saluti conclusivi …
Omar: Grazie Forging steel , grazie Beppe e grazie lettore che sei giunto fin qui ..spero senza annoiarti troppo ! supportate i gruppi , supportate la scena heavy , merch , CD, live, sociale, social
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