Wotan - Spectral Existence

 


Avere l'onore di potersi occupare degli abruzzesi Wotan significa tornare a parlare di una formazione che è entrata di diritto nella storia della scena metal tricolore, e dalla porta principale, ed il venire a sapere che, molti dei musicisti che facevano parte di quella compagine, non hanno perso lo smalto che li contraddistingueva, è per noi, umili afecionados di certe sonorità, un valido motivo per continuare ad andare avanti in questo nostra sorta di percorso a ritroso. Artefici di ben cinque demo tape, traguardo per l'epoca davvero molto ambizioso, la compagine con base operativa in quel di Pescara, seppe mettere in mostra una vera e propria escalation compositiva, che la portò dallo speed metal, dai toni epici, degli esordi, verso un death metal tecnico, come dimostrato sul demo "Inner Monstrosity" che, invece di sancire la definitiva consacrazione dei nostri, ne decretò mestamente la fine. Nelle parole e nei ricordi degli artefici dell'epoca, le vicissitudini di una band veramente tutta da riscoprire, per cui......

Ciao ragazzi e grazie del tempo che ci state dedicando, partiamo dalla prima domanda, come ed in che occasione decideste di unire le vostre forze all'interno di una band, e come mai decideste di affibbiarvi il nome del dio Wotan?
C'era qualcuno di voi che aveva delle correlazioni con i miti nordici?
Eravate a conoscenza delle altre due band italiane con lo stesso nome?
STEFANO: Ciao Beppe. Dunque, credo fosse il 1987. Io e il nostro primo cantante Massimo D'Onofrio, con il quale avevo formato un duo hard rock prog, decidemmo di dar vita ad un vero e proprio gruppo metal per poter suonare anche dal vivo.
Più tardi si aggiunsero a noi il batterista Leo Di Carlo e il bassista Angelo Cipollone. Circa un anno dopo scegliemmo di potenziare il nostro sound passando da una a due chitarre, e fu il turno di Guido D'Agostino.
A quel punto la formazione era al completo e partì la nostra storia vera e propria con il primo demo e i primi concerti.
Amavamo molto i Manowar e le tematiche epiche quindi ci venne in mente quel nome e ci sembro' adatto, senza ulteriori motivazioni e senza sapere
dell'esistenza di altre band con lo stesso nome.

Senti Guido, quando nacque in voi l'esigenza di uscire allo scoperto registrando un lavoro composto da brani inediti? Che ricordi hai delle sessioni di registrazione di “Welcome to the Asgard”?
Qual'era lo spirito che si respirava in studio all'epoca?

GUIDO: Innanzitutto il primo lavoro non lo registrammo in studio, ma nella nostra sala prove con mezzi di vera emergenza e con un quattro piste se non erro...
Non era facile registrare live tutti insieme, se qualcuno sbagliava si doveva ricominciare tutto da capo, non come oggi dove molto gruppi falsificano le registrazioni con il computer.... Avevamo 5 pezzi pronti e decidemmo di fare la nostra prima vera registrazione...ti devo dire che si respirava un'aria completamente diversa rispetto ad oggi.

Nonostante il lavoro d'artwork e le liriche incentrate su tematiche epiche, il vostro sound era più orientato verso un heavy metal d'assalto dagli intrecci speed, dico bene?
STEFANO: Certo! Erano i tempi dei primi Metallica, Anthrax, Slayer ecc. a livello di sound li amavamo ed erano il nostro modello sonoro...si', alla fine era un epic speed metal con suoni thrash

Stefano, i credits ti citano come principale autore dell'aspetto lirico, ci puoi parlare di brani come “Warrior Revenge” e “Silver Blade”?
STEFANO: Si' all'inizio i testi li scriveco io, diciamo che me la cavavo un po' meglio del primo cantante con l'inglese haha!
I testi iniziali parlavano di storie fantasy, di guerrieri, combattimenti, vendette ecc. compresi naturalmente quei due che hai citato nella tua domanda.

Perfetto, quindi, con l'aggiunta di Ivan Camplone al basso e Leo di Carlo alla batteria, solo dodici mesi più tardi esce "When the God destroys", espediente questo che mi fa comprendere quanto l'affiatamento all'interno della band avesse raggiunto un buon livello, a proposito che fine ha fatto il vostro primo vocalist Massimo D'Onofrio? Avete più avuto modo di incontrarlo da allora?

STEFANO: Guarda, siamo rimasti amici, il suo abbandono era legato solo a motivi di studio e altri impegni, non ci sono mai stati problemi a livello musicale e personale, lui pur lasciando il gruppo nel 90 e' rimasto sempre uno dei nostri, un amico.
Quindi come hai ricordato ha partecipato al nostro ultimo demo del 93 componendo e suonando l'intro con le tastiere, da sempre il suo principale strumento.
GUIDO: aggiungo che Massimo ha registrato nel gennaio 2013 insieme al nostro successivo cantante Ben varie parti di voci sul cd “Enemy at the gates” della mia attuale band Thy Gate Beyond che in qualche modo ripercorre il genere dei Wotan... diciamo una continuazione speed thrash!!!

Come mai optaste per una nuova versione di “Die Revive Destroy”? La prima non vi piaceva o non ne eravate soddisfatti?
STEFANO: ri-registrammo anche "Human Sacrifice". Semplicemente perche' erano le nostre due canzoni preferite ed essendo state registrate sul primo demo casalingo, pensammo di reinserirle sul secondo demo registrato in studio perche' meritavano secondo noi una registrazione migliore.

Con l'uscita di “When the god destroys”, nasce la vostra collaborazione con Alessandro Di Martino il quale, da qui in poi, si occuperà delle copertine dei vostri lavori. Se non ricordo male, lo stesso Alessandro oltre a frequentare il liceo artistico di Pescara, era anche un discreto batterista...
BEN: Conoscevo e stimavo Alessandro quale grafico perchè aveva disegnato, in puro stile Marvel, la copertina dell'unico demo degli Havok, la mia prima band, e poi quello degli Empire (mio secondo progetto).
Fu naturale presentarlo agli altri per realizzare le successive copertine... poi Alessandro curò pure l'artwork per il primo vinile del nostro amico e conterraneo The Black.
Oggi vive in Brianza e ho potuto riabbracciarlo durante uno show della mia band attuale, i Prime Target, che tenemmo dalle sue parti!

Ufficialmente tu entri in azione sul terzo lavoro “Slaves of Hate” del 1991, demo tape che porta con se dei cambiamenti, e non solo a livello di line up ufficiale, in che modo fosti contattato dal resto della band? Come ti trovasti a fronteggiare un branco di pazzi scatenati tu che eri più stagionato e con esperienze artistiche alle spalle di una certa rilevanza?
BEN: No no, fu tutto naturale perchè ci conoscevamo da tempo, Wotan ed Empire dividevano la stessa sala prove, dunque una volta andato via Massimo e scioltisi gli Empire (il cui chitarrista Marco Palumbaro raggiunse Guido nei Thy Gate Beyond dopo la fine dell'avventura Wotan...tutto in famiglia!) fu assolutamente logico far convergere le ns strade.
Ancora oggi ci incontriamo spesso, io e Stefano siamo stati ospiti nell'ultimo lavoro dei Thy Gate Beyond di Guido che contiene una vera chicca: un brano dei Wotan (Horror Paradise), mai registrato prima, che è stato appositamente riarrangiato e cantato a due voci da me e da Massimo D'Onofrio...una bomba!

Il timbro del nuovo arrivato affondava le sue radici nell'allora sgorgante fonte del thrash metal a stelle e strisce, o per meglio dire la cara e vecchia bay area, e che richiamava ambientazioni tanto care ad mostri sacri come Megadeath e Metallica, vi siete ritrovati in questa sorta di comparazione stilistica, ed in generale, quali erano allora le influenze artistiche presenti all'interno dei Wotan?     
BEN: Già, col mio ingresso il sound dei Wotan diviene decisamente bay area, ricordo che passavamo ore a casa di Stefano ad ascoltare i gruppi dell’epoca, su tutti Exodus, Violence e Testament oltre Anthrax e Stayer…un po’ meno quelli da te citati

Quanto era difficile per una band come la vostra, arrivare da una città che, seppur d'importanza storica, a livello puramente hard n'heavy era totalmente decentrata dalla scena musicale che contava?
STEFANO: si' certo era molto difficile e chissa' se non fu proprio quello il principale motivo della nostra mancata ascesa definitiva verso qualche label importante. Eravamo molto conosciuti in zona e anche fuori, ma alla fine siamo rimasti sempre nella nicchia. sempre nell'underground.

Guardando molti degli scatti pubblicati sul profilo della band, mi pare di capire che avevate una saletta per le prove tutta vostra, è veramente così?
BEN: Si si, ti confermo quanto detto, non c'erano sale specializzate e quindi ne affittammo una che attrezzammo come nostro "covo"!
STEFANO: Erano i tempi dei garage e degli scantinati, o ce l'avevi sotto casa o te li affittavano a due soldi in zone di campagna, come nel caso nostro.
Il tutto era piu' grezzo ma sicuramente piu' affascinate e suggestivo perche' ti creavi un ambiente su misura per te, lo insonorizzavi con i cartoni delle uova ecc… insomma diventava casa tua.
GUIDO: …tanti ricordi passati in quella sala prove che all'epoca dividevamo con gli Empire, diciamo che ci passavamo varie ore ogni settimana tra prove, spuntini, cene, registrazioni...bei tempi!!!

Qual'era all'epoca l'impatto live della band? Avevate ideato delle trovate sceniche per shockare il vostro pubblico?
BEN: L’impatto era potente, ci piaceva aggredire il pubblico e al pubblico piaceva essere violentato dai nostri suoni! Nessuna trovata scenica, al più qualche corsettina sul palco alla manera degli Anthrax…allora c’era il fisico!

Poco dopo la registrazione del quarto demo la formazione viene nuovamente rivoluzionata, e con una line up a 4 elementi, registrate  “Inner Monstrosity”, che in pochi conoscono, e che vi vede alle prese con un death metal di classico stampo floridiano, come mai questa scelta così drastica?
STEFANO: Siamo stati sempre molto istintivi e facevamo quello che ci piaceva fare, e si, in quel periodo eravamo influenzati molto dalla scena death.
Questa tendenza gia' si percepiva con il precedente "Spectral existence" con il quale dal thrash bay area tipo Exodus/Vio-lence passammo a sonorita' piu' thrash death (Sepultura, Sadus), quindi con il successivo ed ultimo “Inner Monstrosity” continuammo semplicemente a dirigerci ancor di piu' verso qelle sonorita' assumendo caratteristiche tipicamente death metal.
GUIDO: Purtroppo quel lavoro non mi piacque molto per via del cantante troppo monocorde...
Invece dal punto di vista prettamente musicale lo ritengo un ottimo prodotto thrash death....

A questo punto Guido raggiunge i Condanna, e i Wotan continuano con una line up a tre elementi ancora per poco tempo, poi lo scioglimento e l'inizio di altri progetti...parlatecene
STEFANO: Beh a quel punto eravamo alla fine, formazione a tre con Massimiliano Violante alla voce e al basso come su “Inner monstrosity”, io alla chitarra e Leo Di Carlo alla batteria.
Quando Leo (membro fondatore superstite oltre al sottoscritto) abbandonò per motivi di lavoro e famigliari, decidemmo che il capitolo Wotan era da chiudere serenamente e che ognuno doveva proseguire per la propria strada.
GUIDO: Appunto per una questione di punti di vista, infatti il cantante non era in linea per i miei gusti e decisi di abbandonare e da li a qualche giorno i Wotan si sciolsero purtroppo....io raggiunsi i Condanna soltanto nel 98 quindi dopo 5 anni....
BEN: Io nel 1999 diedi vita ai Prime Target con altri musicisti locali. All'inizio proseguivamo quel discorso thrash lasciato secondo me incompiuto con "Slaves of hate", poi un chitarrista andò via e inserimmo un tastierista. Il suono si fece più prog come testimonia il ns EP “Lycantropia” del 2005, successivamente col full-lenght “Throwback” del 2009 ci indirizzammo decisamente verso il metal mitteleuropeo (NDH, industrial) e il nuovo album di imminente uscita (si chiamerà “Heartbeat”) ne è piena espressione, vedrete!

Da “Welcome....” ad oggi, com'è cambiato il vostro modo di rapportarvi alla musica suonata e concepita?
STEFANO: Per quanto mi riguarda nel concetto base non e' cambiato molto. Cambiano gli stili, ma l'attitudine, la fede nell'underground, il rifiuto e la resistenza al mainstream sono identici.
Da allora ho avuto altri gruppi fino al mio gruppo attuale hardcore che sono gli Straight Opposition. ma la mia mentalita' non e' mai cambiata e per me e' questa la cosa la cosa piu' importante.
GUIDO: Non lo dico per presunzione ma nel mio piccolo forse sono rimasto il piu coerente ed infatti adesso suono un genere molto simile ai nostri primi lavori dei Wotan fino a “Slaves of hate”.
BEN: Beh ti confermo quanto sopra anticipato, per me è importante avere sonorità sempre attuali, cura dei suoni e delle liriche per atmosfere coinvolgenti che sappiano anche sorprendere l'ascoltatore, l'obiettivo è un metal pesante e dinamico ma anche più maturo nelle composizioni e negli arrangiamenti.
Per me fare musica – parlo di metal ovvio - significa anche sapersi rinnovare.
Credo comunque che i veri figli dei Wotan siano i Thy Gate Beyond di Guido, l’approccio è assolutamente il medesimo, ma se vi capita ascoltate anche Straight Opposition e Prime Target!

Avete mai pensato che, se foste nati in un paese diverso dal nostro, le possibilità per la band sarebbero state realmente altre?
STEFANO: Certo . l'ho sempre pensato e lo pensero' sempre!
GUIDO: Rimane il rimpianto per una mancata reunion…mah...

Ok ragazzi, siamo veramente alla fine, volete fare un saluto ai nostri lettori?

STEFANO: ciao e grazie a tutti voi! rimanete sempre nell'underground!
GUIDO: Un saluto a tutti e un ringraziamento a te per averci dato questa possibilita' di intervista e di ricordi ....thrash til' death!!!
BEN: Sono davvero grato a Beppe per avermi dato la possibilità di parlare e ricordare i bei momenti trascorsi nei Wotan, sapere che oggi essi sono una sorta di cult band mi inorgoglisce.


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