Musica, arte e cultura! È celato dietro a quest'alchimia di elementi, lo spirito che alimenta l’animo artistico dei Ozora, tenace compagine con base operativa nell’hinterland torinese, che si rende artefice di un suono incentrato attorno ad una componente musicale, le cui coordinate stilistiche risultano essere affini ad un rock di matrice classica corroborata da sapienti iniezioni in territori heavy prog, caratterizzato dalla verve e dalla sagacia di versante compositivo che, il più delle volte, riesce a porre l’accento su qualità peculiari d’indubbio valore artistico. Tre album alle spalle, l'ultimo passato dei quali il capolavoro "Litanie" passato da poco sulle nostre pagine, di carne al fuoco per un'intervista face to fece ne trovate a iosa.... parola al portavoce della band il batterista Danilo Saccottelli.
Intervista raccolta da: Beppe "HM" Diana
Ciao Danilo e grazie per il tempo che mi stai volendo dedicare, innanzitutto vorrei chiederti qual'è lo spirito all'interno della band in questo periodo di apparente stasi mediatica, come sta andando la promozione del nuovo disco?
Grazie a te per lo spazio e il supporto. La band è in forma anche se poco impegnata LIVE per diversi fattori. Coniugare la vita reale all’attuale dinamica Live/agenzie/trend/ riscontri è veramente difficile, soprattutto per artisti difficilmente collocabili su “scaffali”. La promozione, limitata al nostro approccio ad esporsi, direi che va bene e offre momenti inaspettati di eco mediatico, grazie a chi mette la musica al primo posto.
Contrariamente a quanto si possa pensare con il termine “Litanie” quasi in tutte le religioni si indica una sorte di preghiera liturgica costituita da un concatenarsi di invocazioni a Dio, voi invece che significato gli avete attribuito?
La mia personale visione è avulsa dall’aspetto religioso, o meglio, cerco di contemplarla in maniera spirituale e non di fanatismo/appartenenza ad un credo. Nel titolo non ci sono riferimenti religiosi. La parola litanie descrive bene brani eterogenei e finalizzati a tematiche interiori e poli-semantiche. Forse col senno di poi, ci vedo il monito di non far diventare Litanie inascoltate memorie e moniti necessari a salvaguardare determinati valori positivi e universali.
Il lavoro dell'artwork del disco è pieno di simbologie, una mongolfiera che può indicare un viaggio/senso di libertà, le meduse che indicano la capacità di adattarsi al cambiamento, i corvi neri che dovrebbero essere legati alle tre figure femminili, che potrebbero essere delle streghe, rappresentano invece il male, c'è qualche tipo di connessione fra tutti questi simboli e i testi del disco?
Ovviamente si, e bravo tu nel cogliere le tue visioni, le immagini come la musica hanno sempre un riverbero personale e a noi interessa agevolare pensieri, non veicolarli.
Artwork che è stato curato da un membro dell'entourage del gruppo, dico bene?
E’ stato supervisionato da Luca e Paolo(che sono anche grafici) ma il concept completo è ad appannaggio di Annette Fletcher (Pseudonimo) grande artista molto vicina alla band.
Il precedente platter “Angelica” oltre ad introdurre l'avvento del nuovo frontman, aveva portato dei piccoli ma sostanziali cambiamenti nello stile compositivo della band, metamorfosi che ha raggiunto il suo zenit con il nuovo album che vi vede alle prese con un sound che risulta essere un mosaico variopinto di umori e sensazioni, questo mi induce a pensare che, oramai, a all'interno della band avete raggiunto una perfetta alchimia, dico bene?
L’alchimia non è mai mancata fin dalla fondazione, poi gli eventi ci hanno spinto ad un upgrade necessario, che ha visto in Davide l’elemento fondamentale per arrivare ai risultati da te descritti. Diciamo che ora vedo un mosaico completo dove la cronologia della pubblicazione non ha più un senso, ma vince la fotografia completa.
Per la registrazione ed il mixing finale so che vi siete avvalsi di un'altra figura carismatica come il buon Andrea Fusini ed i prestigiosi Fusix Studio, puoi spiegarci quali sono state le emozioni e gli stati d'animo che avete attraversato durante tutte le sessioni di registrazione? Come ed in che modo siete riusciti a far collimare i vostri impegni lavorativi con le registrazioni del disco? C'è stato un momento durante la fase di composizione del disco in cui avete superato il vostro limite di sopportazione globale?
Non riesco ad essere sintetico in merito: La composizione è stata impegnativa ma appagante, oggi più che mai diamo tutti un contributo paritario e anche a livello di mansioni riusciamo ad essere sul pezzo. Aldilà della tecnologia necessaria, riusciamo a scrivere ancora in maniera organica e spontanea. Andrea Fusini è un artista incredibile che abbiamo la fortuna di avere come quinto elemento, per stima e amicizia secolare. Creare e produrre musica da semi-professionisti è ormai un lusso che si può vivere solo se ti organizzi bene e con abnegazione, almeno penso sia così per chi come noi NON scrive musica davanti a un PC. L’amore per la musica e se stessi fa il resto, senza dimenticare l’importante supporto dei propri affetti.
Quanto è difficile far convogliare gli umori, le passioni, e le pressioni di quattro musicisti all'interno di un’unica direzione? Siete mai scesi a compromessi?
Ogni relazione è un compromesso e anche l’impeto creativo deve essere mediato se è parte di un collettivo. Abbiamo anche trasformato liti e contrasti in qualcosa di costruttivo e direi che non è poco. Con la maturità si riesce ad essere meno autocentrati e referenziati. Deve vincere l’idea migliore, non la propria.
Non avevate timore che un album basato su composizioni alquanto articolate come le vostre, potesse risultare “ostico” ad un pubblico abituato a fagocitare musica “mordi e fuggi”?
Noi scriviamo la musica che vorremmo sentire da altri. Ci farebbero sicuramente piacere più esposizione e feedback ma siamo anche coscienti che accontentando noi stessi non possiamo piacere a tutti. Abbiamo un’ identità marcata, basata su ascolti mirati e consapevoli. In un mondo bulimico e disattento passano in sordina cose ben migliori di noi.
Molte volte si pensa che il terzo album sia il più importante nella discografia di una band, perché mostra la sua vera inclinazione artistica, tu nel tuo piccolo che mi puoi dire?
Come detto in precedenza, guardo la fotografia completa e penso che, piacciano oppure no, non si può negare la qualità dei tre album, concepiti in tre momenti diversi della nostra vita come musicisti ed esseri umani. Amo le coerenze liriche/anagrafice basate su una evoluzione artistica. Penso che la crescità e audacia si sentano affiancando i tre lavori. Noi siamo fieri di aver consolidato con sudore il traguardo dei tre album.
A mente fredda come giudichi i singole brani che compongono il disco? Hai avuto modo di ascoltare tutte le tracce con orecchio critico cercando di prendere le distanze emotivamente parlando?
Io non amo tutti i nostri brani, ed è giusto così. Alcuni li senti più “tuoi” altri però capisci con maturità e abnegazione al progetto che dovevano far parte di quel mosaico. Sento il sereno compromesso della voce di tutti noi al servizio di un brano, cosa rara di questi tempi.
Pensi di aver dato fondo a tutte le vostre velleità artistiche, o avrete modo di amplificare il discorso nelle prossime e future produzioni della band?
Penso che la musica sia un percorso infinito, spesso ha bisogno di chiudere dei cerchi, altre volte è perpetuo, ma in altre forme ritorna e si trasforma. Noi, compatibilmente all’ecosistema esterno continueremo a dare forma sonora al sentiero tracciato. Velleità mai avute, tant’è che pago le tasse da 27 anni in un altro modo (Risate).
Potenza e melodia, credo proprio che la vostra musica sia il risultato della perfetta antitesi di questi due elementi, quindi mi piacerebbe capire se, quando avete composto le singole canzoni, avete tenuto conto di questo equilibrio, oppure se vi siete lasciati guidare dal vostro estro personale.
La spontaneità esiste ed è ben marcata, altresì i compromessi e la linea di partenza di un brano veicolano il risultato finale, che deve piacere a tutti e 4. Amando la musica, dal Jazz al Death metal non ci resta che coniugare al meglio tutte le sfumature derivanti.
Devo confessarti che sono rimasto piacevolmente colpito da brani diretti come “Sensei” ed “Inedia”, ovvero i primi due singoli, ma credo che l'atmosfera di un brano pregno di patos come “L'elefante e la formica” rappresenti il vero apice compositivo dell'intero album, tu come la vedi?
Quanto è difficile per voi portare avanti un progetto musicale quando suonare in una band come gli Ozora non ti permette nemmeno di pagare le classiche spese essenziali?
Alla prima parte rispondo dicendo che ho sentito feedback variegati e trasversali sui brani da te citati. A me affascina il feedback soggettivo e noto che la nostra musica suscita sensazioni contrastanti e variegate, non potrei chiedere di meglio. La seconda tua riflessione mi permette di dire che le passioni vanno sempre coltivate evitando di dipendere da facili consensi o mode del momento. Questo ti consente nella serenità e nella bufera di non perdere il focus.
Quant'è importante per una band come la vostra sapere di poter contare sull'appoggio incondizionato di una label di peso come la Rockshots Records?
Tanto. E’ bello collaborare con chi ha la tua stessa visione e una esperienza enorme nel campo. Crediamo ancora tutti in un modo analogico di fare e promuovere musica. Per Rockshots siamo stati un azzardo, essendo differenti dal loro catalogo, che però negli ultimi anni si è aperto a molte sonorità.
Dopo tutti questi anni spesi a mordere la polvere, come ti rapporti con la parola “successo”?
Il successo è fare, e possibilmente campare con qualcosa che ti rappresenta, al momento ci sono riuscito al 50% e già mi reputo fortunato. Ovviamente quello che ti dico non ha nulla a che fare con stadi gremiti, sesso e visibilità mediatica.
Che cosa ti è rimasto del Danilo Saccotelli scrittore? Penso che un libro come “Che casino questo silenzio” meriterebbe di essere riscoperto.
Wow che ricordi. Se potessi re-mixarlo come se fosse un vecchio LP lo farei. Scrivere è una catarsi e una terapia, lo consiglio a tutti. Nei miei sogni vorrei che qualche regista in crisi creativa trasformasse “Che casino questo silenzio” in un film.
Come diceva il buon Marzullo qualche anno addietro “Sig. Saccotelli, si faccia una domanda e si dia una risposta...”
Cosa mi spinge ad alzarmi la mattina e avere ancora voglia di suonare? Persone dedicate, competenti e sensibili come Beppe Diana.
Ok Danilo, siamo alla fine, ti lascio campo libero per i saluti finali.
Come diceva l’amato/odiato Chuck Shuldiner “supportiamo la musica e non il gossip”.
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