E' proprio con le lacrime agli occhi che mi accingo ad introdurvi quest'intervista che oserei definire storica!!! Si, un'altro colpo grosso di Hard\'n Heavy, un'altro tassello mancante nel variegato mosaico del metallo tricolore degli anni ottanta, forse il più importante, almeno per il sottoscritto, ensamble partorito dalla nostra patria in quegli anni, contraddistinti dall\'insorgere iracondo di centinaia di metal band che, chi nel buio ammuffito di qualche cantina, chi da veri headliner e capostipiti, stava, proprio in quel periodo, poggiando le basi per il futuro della scena metal del bel paese, e i romani Astaroth erano sicuramente una di queste band. Quintetto assorto al ruolo di culto grazie soprattutto ad un ep, il fenomenale "Long loud silence", album allora partorito dall\'indipendente Rave on records, label olandese che aveva nel suo rooster delle future star del calibro dei Mercyful Fate, che in poche settimane riuscì a strappare più consensi di quanto se ne potevano immaginare, recensioni da rabbrividire anche e soprattutto dall'estero, anche perchè i nostri amici dimostrarono, più con i fatti che con le parole, di avere tutti i numeri giusti per distinguersi dalla massa di band dell'epoca, grazie anche ad un look da centurioni romani che, da come potete vedere le foto qui accluse, non poteva di certo passare inosservato. Un buon riscontro di pubblico e critica, consunto ad una scarsa considerazione da parte di molte etichette dell\'epoca, spingono i nostri ad un'epica attraversata che li porta sino alle coste dell\'assolata Los Angeles di metà anni ottanta, alla conquista del mercato discografico americano dominato all\'epoca più da rossetto, spandex e capelli cotonati, che da ottimi musicisti quali i nostri erano veramente. Dopo un primo perido di soddisfazioni personali, il buio totale o quasi, sembra scendere sulla band che, irreparabilmente, si scioglie, ma le notizie che giungono da noi sono frammentarie, c\'è chi dice addirittura che lo split avvenuto si sia verificato in maniera piuttosto dura, stà di fatto che il mito degli Astaroth si sgretola lentamente come neve al sole. Tutto questo preambolo solo per farvi capire che, come al solito, mi sono piuttosto sbizzarrito nel formulare le domande al loquace Shining, bassista fondatore della band romana il quale, dall'altra parte del globo, ovvero dalla sua Los Angels, si è mostrato molto disponibile nel cercare di fare luce sulle vicissitudini avventute prima, e anche dopo, l\'uscita di quel piccolo cimelio di arte metallica contemporanea. Quella che segue è solo la prima parte dell\'intervista, ma il buon Shining ci ha promesso che al più presto anche la seconda parte sarà on line, quindi buona lettura e rinfrescatevi un pò la memoria.....
Intervista raccolta da Beppe "HM" Diana il 20 dicembre 2001
Ciao Shining, innanzitutto lascia che ti ringrazi per la tua gentilezza e la tua disponibilità, inizierei la nostra lunga chiacchierata partendo proprio dagli antipodi, in che modo hai conosciuto gli altri ragazzi e quando avete deciso di formare gli Astaroth? Era per tutti voi la prima grande esperienza musicale, o qualcuno di voi aveva già fatto parte di qualche altra rock band?
Ciao Beppe, beh, prima di iniziare ti dico che ho appena passato una piacevole serata bevendo del Morellino di Scansano e parlando del futuro, quindi adesso provo a fare un viaggio della memoria e ricordare, e’ un tentativo... Gli Astaroth erano apparsi in primis sulla scena musicale a Roma nella zona di Monteverde. Il primo nucleo, fresco di pochi mesi, lo conobbi attraverso Giovanni Onofri, forse uno di quegli incontri in cui vedi uno con giubotto di pelle e capelli lunghi che gira dalle tue parti, all’epoca era destino che ci si parlasse fra rocchettari e metallari, eravamo talmente pochi... Seppi, sempre se ricordo bene, da lui che avevano questa band ed erano in cerca di bassista e cantante, lui e Simone Triscari insieme a Stefano Lenti, stavano scrivendo materiale e avevano provato con un bassista, tale Flavio, ma non aveva funzionato per divergenza di gusti. Io intanto avevo conosciuto da poco, a un concertino di fine anno al Morgani, dove avevo suonato con una mia band (The UGO), Bob Cattani. Bob era piu’ grande di me, io avevo appena finito il primo e lui si era diplomato, jammammo assieme un paio di brani e mi sembro’ un tipo tosto, cosi’ lo dissi a Giovanni e provammo assieme. Appena sentii il sound che questi tre stavano creando mi sentii subito che quella band avrebbe fatto per me, Stefano era uno di quei chitarristi classici alla Tony Iommi, pero’ con il gusto per la ricerca stilistica e per la potenza espressiva, e quindi tirafa fuori dei gran riff, Simone era rozzissimo in senso positivo, preciso come una lama e solido come una macina. Sapevo che sarebbe stato un bel cammino. Giovanni credo fosse il baterista piu’ veloce e originale mai sentito, molto musicale nell’uso dei tamburi, non un picchiatore solo tecnico. Cominciammo a scrivere assieme dei brani, Bob ci mise un po’ a capire che taglio dare con la voce, ma a un certo punto credo che ognuno avesse la liberta e la gioia di mettere del proprio e cosi’ si battezzo il primo sound degli Astaroth.
Come mai decideste di chiamarvi proprio Astaroth, che se non sbaglio si riferisce proprio al demone della lussuria? C\'era qualcuno all\'interno della band realmente interessato all\'esoterismo o allo studio dell\'occulto?
Sia Giovanni che Stefano ricercavano dei nomi particolari per la band, non so a chi venne per primo l’idea, pero’ il nome ci piaceva, d\'altronde si sa che ci sono periodi in cui la ricerca esoterica va anche un po’ a soddisfare una ricerca di conoscenza alternativa da quella che ci viene proposta a messa la domenica, quindi ad alcune leggittime domande esistenziali in adolescenza, si cerca di dare una risposta nel mondo dell’occulto, l’occulto puo’ voler dire tante cose, fra cui “nascosto” o non vedibile, la ricerca puo’ portare in tanti posti, noi non abbiamo mai fatto messe nere o sgozzato le galline, l’esoterismo e’ un campo riconosciuto o perlomeno accettato di studio. A dirti il vero, anche oggi covo una curiosita’ riguardo certe leggi della natura e dintorni...
E' solo una leggenda o risponde a verità che prima del mitico nastro "Demon Tape", riusciste a pubblicare un demo dal vivo intitolato "Voices from the void"?
Quella potrebbe essere l’unica registrazione in studio ( se cosi’ si puo’ dire) con Steve Lenti, avevamo un paio di demo dal vivo in circolazione, registravamo i concerti e poi ne vendevamo le cassette, ci si finaziava cosi’ l’impianto voci o la sala prove. Infatti, quello di cui tu parli era una combinazione vivo/studio. Mi ricordo dalle parti di piazzale della Radio eravamo stati in uno studio, credo fosse due piste, cosi’ registrammo prima su una traccia la band tutti alla prima, e poi Bob sovraincise.
Toglimi una curiosità, ma l'idea di adottare un'immagine da legionari romani, fu un escamotage per rendersi diversi dalla moltitudine di band dell'epoca, oppure credevate vivamente di riuscire a riportare in auge un tipo di personaggio facente parte della ricca tradizione storica della vostra città?.... e se non è troppo, che cos'erano le "Astaroth Legions"?
Non avvenne subito. Gia’ dai primi concerti noi avevamo una scenografia particolare, una sorta di campo da battaglia con scheletri e tumefatti vari, pero’ l’idea era piu’ di noi piombati indietro nel tempo in questo campo da battaglia. Poi andando da Rancati, che e’ uno di quei magazzini che affittano i costumi per Cinecitta’, vedemmo queste armature e ne rimanemmo affascinati, e cosi’ Bob ebbe l’idea, ci sembro’ originale e l’adottammo, spacco’ un po’ la scena dei fans e opinionisti vari, chi grido al genio, chi allo scempio e chi al circo Orfei... Comunque le Legions erano vere e proprie schiere di fans che si erano costruite spontaneamente ai concerti, specialmente in Nord Europa, esisteva una lista di centinaia di isritti, non c’era l’internet e quindi si mandavano delle lettere per scambiarsi nastri, magliette, foto e cassette e poi ci seguivano fedelmente ai concerti, grande spirito!
Se non ricordo male, fu proprio la fanzine "Metal Militia" dell'amico Stefano Gardin che vi tacciò di perseguire idee politiche di sinistra, verò?
Questo non me lo ricordo proprio. C’era persino chi pensava che fossimo in qualche modo di destra per la vicinanza dell’idea di impero romano alla dittatura mussoliniana, che follia!!!! Nemmeno Radio Onda Rossa ci trasmetteva piu’, e il povero Yogi che faceva il programma di Heavy, fu cacciato perchè ci difendeva, almeno questa era la voce che mi era arrivata. L’ignoranza non ha colori. Il nostro era un gruppo che faceva musica e non politica, ognuno di noi aveva i propri credo e impegni nel privato se lo voleva. E’ proprio il caso di dirlo che ce ne dissero “di tutte i colori”!
In che modo arrivaste al contratto con l'olandese Rave on records la stessa etichetta che avevano sotto contratto gli allora pezzi da novanta Mercyful Fate?
Io vendevo dischi la domenica al mercatino di Porta Portese, e qui e la’ invece che venderli tutti quei dischi, li scambiavo con cio’ che mi sembrava interessante, rimasi intricato dalla copertina del primo EP dei Mercyful Fate e lo presi. Capii quasi subito che quella casa discografica ci avrebbe potuto aiutare. Diedi il nome del produttore e l’indirizzo a Bob che aveva un biglietto gratis per l’Europa, che ando’ in Olanda per due giorni. Purtoppo all’indirizzo che aveva non rispose nessuno e cosi’ lui dormi’ li’ col suo sacco a pelo, proprio in quel giardino. I vicini insospettiti chiamarono a Jac Hustinx che era andato fuori citta’. Bob cosi’ ebbe mod di lasciare il nostro demo a Jac e riparti’. Dopo qualche settimana Jac era a Roma a sentirci suonare. Sembrava destino, sono quelle cose inspiegabili che si avvertono dentro... Vedi, la componente “paura” non esisteva per noi, ognuono con la propria energia contribuiva a questo credo che distruggeva ogni timore e ci metteva in viaggio in cinque in una macchina, tre di dietro con le chitarre e i bassi sulle gambe, le testate Marshall nel cofano e sul portabagagli le corazze e i braceri!
Che ricordi hai delle sessioni di registrazione di "The long loud silence" avvenute in veri studi professionali sotto legidia proprio del mago del suono Jec Hustinx?
Ottimo ricordo di lui, l’unico problema lo ebbi quando volle a tutti i costi che io suonassi con il plettro, io amavo il suono con le dita, sai passavo ore ed ore ad allenarmi, ero velocissimo, quindi a un certo punto su "She-Wolf" mi son messo il plettro in bocca e mi sono girato di spalle ... E cosi’ e’ sul disco...
Piccoli gioielli metallici del calibro di “Die to be alive" o "Jack in the box" sono davvero dei brani immortali, ma all'epoca avresti mai pensato che quelle tracce avrebbero in qualche modo fatto la storia della scena heavy metal italiana?
Beh grazie del complimento. Sai, il riff di JITB lo feci sul treno mentre andavamo a registrare, quindi no, a noi interessava solo fare musica che ci piacesse, tutto qui!
Un mini lp accolto bene in Italia, ma soprattutto all\'estero, ricordo con orgoglio le recensioni di Aardshock e Loudness, e tu?
So che all’epoca ne andavo fiero, ma oggi come oggi non ricordo davvero cosa scrissero. Poi se non sbaglio, moltissime recensioni erano in olandese, giapponese, tedesco! Scherzi a parte, continuo a fare musica, e non sarebbe normale se rimanessi a vivere di glorie passate, a me quello che dispiace e’ che non riuscimmo mai a registrare un altro disco con la formazione con Max Cipicchia e poi con Jan D’amore, eravamo sevamente forti e avremmo meritato di piu’... Grazie a magazines come la tua si puo’ fare un po’ di giustizia poetica, ma il rammarico di non avere nemmeno i demos registrati a Parigi dagli H-Bomb,quello si’ che mi dispiace, piu’ che leggere le riviste, mi piacerebbe assistere da spettatore a un nostro concerto dell’epoca, o potermi risentire quei brani.
Ok, quindi mi pare di capire che assistere ad un concerto degli Astoroth, doveva essere un\'esperienza unica, giusto? Cosa puoi raccontarci in merito?
Eravamo cattivissimi, provavamo tutti i giorni e raramente sentivo gruppi con quel suono massiccio ma preciso. All\'epoca io avevo i capelli fino alla vita e bangaggiavo come un pazzo, chi l’ha visto dovrebbe parlarne, so che dal palco mi sentivo a casa, felice, realizzato e tiravo fuori tutta l’incazzatura di un quotidiano un po’ difficile e credo questo i kids lo avertissero, li sentivo vicini, non credo, e spero, di aver fatto la star, io giravo anche ai raduni e a supportare le altre bands e bangheggiavo insieme a loro, era un connubbio, e questo, insieme alla musica, e alla parte visiva ricca di scenografie, credo rendesse i nostri concerti dei momenti che sopravvivono nella memoria di chi c’era. Per assurdo anche Paolo Zaccagnini, che scriveva le recensioni sul Messagero, ed e’ un noto critico musicale, quando lo rincontrai casualmente dopo anni, ne parlava ancora con lo astesso entusiasmo di allora. Che si voglia o no, quelle serate hanno lasciato un segno! (perlomeno per il volume un segno indelebile all’udito!!!)
Ci racconti del vostro mini tour fra Olanda, Svizzera e Belgio? Quindi è vero che vi trasportaste tutto l'armamentario dietro, capitelli compresi?
Tutto vero come ti dicevo prima. Sono emozioni indimenticabili quelle, ci sarebbe da farci un film. In un giorno si potevano passare quattro frontiere e ogni volta che la macchina veniva perquisita, c’era da ridere. Spade, elmi, colonne di resina cosi’ vere, incredibile. Alla fine del primo concerto in Olanda tutti gridarono "Zugabe, Zugabe..." Noi non sapevamo se era un complimento o un “annatevene a casa”, poi scoprimmo che voleva dire Bis! A volte dovevamo ripetere dei brani perche’ continuavano a gridare e la gente non andava via. Grandi emozioni.
.... e del concerto a Napoli con Motorhead ed Onslaught, che mi dici?
Chicco Marin, l’organizzatore, ci diede l’opportunita’ e noi non deludemmo, fu una grande gioia potersi esibire su quel palco, migliaia di headbangers e un mega impianto, poi Lemmy che ci aveva preso l’elmo da centurione e non voleva toglierselo...
Prima "VideoMusic" e poi "Disocring" ed "Orecchiocchio", un segno di un successo che stava crescendo sempre più, quindi, in che modo maturò la decisione "dastrica" della partenza per gli States, e come mai proprio la California che con il metal epico espresso finora da voi, c'azzeccava ben poco?
E chi lo sapeva che il nostro stile non ci azzeccava con la scena ad LA. Noi sapevamo che c’era la Metal Blade, gli Slayer, gli Hirax con cui eravamo amici, e poi non si puo’ chiamare Discoring un segno di successo per una band metal! Noi avevamo bisogno di un contratto, un gruppo vive di dischi e tourne’, la Rave On aveva chiuso e Jac aveva ricominciato a suonare con la sua band, in Europa ci avevamo provato, ma alla Roadrunner interessavano solo i Mercyful Fate, tutte le Majors in Italia ci avevo riso dietro, erano anni duri senza le indipendenti e senza internet. Io non sapevo nemmeno dove fosse Los Angeles nella carta giografica.
Un promo periodo comunque ricco di soddisfazioni con i concerti nei vari Trobadour e al Gazzeri\'s e ben due demo come "Demo Usa" e "Dream die first".....
No comment- Un gran mazzo, tanti casini e poche soddisfazioni per noi qui, come band s\'intende, se poi vogliamo parlare del valore umano dell’esperienza e’ un altro discorso. Noi in Olanda avevamo fatto da Headliners in Festivals dove partecipavano Manowar, Anthrax e Metallica. In Belgio abbiamo fatto una tourne’ con i Black Widow che erano forti dal vivo, poi diviso il palco con i Motorhead e lo sfortunato episodio del concerto con i Deep Purple poi cancellato, ma comnunque dopo cio’ andare a suonare davanti a 20 persone al Troubar era deprimente.
Ci racconti delle vostre scorribande lungo il Sunset Boulevard? Ma è vero che a quei tempi avete condiviso tanti sogni con gli allora giovani Warrant come voi alla ricerca di un contratto?
Le scorribande sul Sunset, beh, all'epoca il Sunset Blvd, era un vero centro di musica a Los Angeles, nella fascia del Sunset chiamato lo Strip c'erano (alcuni ci sono ancora) I clubs piu' importanti, il Gazzarri's, il Whiskey au-go-go e il Roxy fra gli altri, il fine settimana la strada era piena di gente, la maggior parte gruppi che facevano volantinaggio e poi le famose groupies che erano il vero pubblico che seguiva i concerti. Bob conobbe un ragazzo tipico americano con un Lunar Track, uno di quei furgoncini scoperti con le ruote gigantesche e quindi questo neo-legionario ci accompagnava sul Sunset e noi andavamo su e giu' nel retro del camioncino con tanto di spade e corazze e lanciavamo fotografie e volantini per promuovere i concerti. L'idea era buona a parte il fatto che proprio la prima volta che andammo beccammo una rara torrenziale pioggia e tornammo a casa infreddoliti e oserei direi... Arruginiti! Comunque a volte era divertente stare sullo Strip, si conoscevano persone e poi si vendevano i biglietti per i concerti. Non so se gia\' ne ho parlato ma all\'epoca qui si doveva pagare alle produzioni I biglietti in anticipo, te ne davano 100 a 6 o 7 dollari e quindi in pratica se li vendevi rientravi dei soldi se no era una perdita. Questo sistema era chiamato Pay-to-play, una vera porcata, non so come cio\' potesse essere legale. Negli anni successivi quando gli Astaroth erano gia' sciolti e io stavo con i No Alibi decisi di cercare di cambiare le cose cosi' da solito visionario andai direttamente da Mario Maglieri, un italomericano proprietario del Rainbow, del Whiskey e del Roxy e lo convinsi ad affittarmi I suoi locali e con la mia casa di produzione, la Crazy Horse Production, inventai le No-Pay-to-Play nights dove lasciavo che i gruppi suonassero gratis. Inutile dire che in pochi mesi andai in bancarotta, I gruppi erano talmente pigri e abituati a questo sistema di merda che non avendo la pressione di dover far promozione e vendere I maledetti biglietti non faceva nulla per promuovere le serate e quindi fini\' il tutto in fumo. Per fortuna l'ultimissima searta al Whiskey la feci in beneficenza e la dedicai al popolo nativo dei Lakotas, fu favoloso, suonarono Randy Castillo, Rudy Sarzo, Ray Gillen, Frankie Starr e I Four Horseman, elementi dei White Lion e tantissimi altri musicisti di nome e divenne un'indimenticabile serata, un pienone, mi ricordo mandai parecchi soldini in South Dakota per aiutare alla costruzione di un ospedale nella riserva indiana.
Quanto era difficle all'epoca per una metal band italiana trovarsi al confronto con una realtà avanzata come quella del mercato discografico americano degli anni ottanta? Pensi che la mancanza di un manager, abbia in qualche modo condizionato la non affermazione della band a quel tempo?
Beh, a parte la mancanza di manager il problema per noi era essere nel posto sbagliato, ci mettemmo un po\' a capire che il metallo vero americano non era certo a Hollywood e il nostro sound non era giusto,forse San Francisco sarebbe stato un posto piu' adatto.
In che modo si consumò lo split degli Astaroth allora? Quale fu la goccia che fece traboccare il vaso? Da noi arrivarono notizie addirittura di scontri fisici non indifferenti, e vero?
La memoria è un grande filtro e quindi ti posso dire che se pur ci furono dei forti contrasti interni. Dopo tanti anni sono ancora in contatto e in ottimi rapporti con Max e Jan, Simone era rimasto in Italia come gia' sai, e per un periodo avevamo continuato a corrispondere. Quando dividi delle storie cosi\' forti legate alla musica e all'adolescenza e' chiaro che esiste un legame indelebile. Io credo molto nel fatto che gli Astaroth fossero un gruppo con uno spirito unico, il creare qualcosa dal nulla con grande spirito di inventiva. A Roma ripeto, non esistevano teatri dove suonare e noi convertimmo teatrini di prosa in templi di metallo pesante, facevamo attacchinaggio per Roma tutta la notte pur dovendo poi la mattina stare a scuola o al lavoro, poi anche quando subito i dui ignobili furti della strumentazione nella sala prove non ci fermammo al pianto e cosi' lavorando tutta l\'estate in pizzeria gli altri e io in un cantieri da manovale mettemmo i soldi assieme per ricomprare la chitarra a Simone e gli amplificatori che avevano rubato. Quest\'iniziativa e inventiva ci apparteneva di natura e per questo possiamo vantare traguardi tipo le tourne' in Europa, il disco e tante altre cose.
Che cosa facesti nel periodo post split? Credo che senza permesso di soggiorno, i primi mesi siano stati proprio duri, è così? Continuasti a suonare il tuo basso, o cosa?
Si, fu tutto in salita... I primi cinque anni ero bloccato poiche' ero scappato dal servizio militare e quindi se fossi tornato in Italia sarei stato arrestato per renitenza alla leva, poi qui senza la carta verde potevo solo fare lavori umili. Al principio lavavo bicchieri e posaceneri in un nighclub di musica Salsa molto grande, poi imparai a fare il barman, ho fatto il cameriere, l'imbianchino, il giardiniere, la comparsa nei film, chi piu' ne ha piu' ne metta... Poi Clinton fece l'amnestia per gli illegali della California e cosi' presi la carta verde e le cose furono un po' piu' facili. Dal punto di vista musicale dopo gli Astaroth presi un break fino a che una sera incontrai un tipo strano al bar dove lavoravo, sembrava fosse stato mandato per parlarmi, faceva domande strane che avevano dei riferimenti al mio passato come se mi conoscesse, forse coincidenze, pero' prima di andar via mi disse "...ricordati che il tempo che lasci indietro e che dici di riposo, e' perso per sempre..." lascio' una grossa mancia che io usai il giorno dopo per iscrivermi a una scuola di musica per studiare un po' il basso. Dopo pochi mesi suonavo con i No Alibi al Whiskey. Duro' un po' poi decisi di formare un altro gruppo, i Word, che erano piu' crossover, con quella band beccammo un ingaggio per fare un disco di Fortis (Alberto, musicista pop, ndBeppe) per la Virgin, una strana coincidenza che poi mi riporto' in Italia in tourne'... Buffo che proprio partendo con Max dicemmo addio all'Italia promettendoci di tornarci on tour, peccato questo non avvenne con gli Astaroth...
A parte Jan Saul, Sai dirmi che fine hanno fatto gli altri ragazzi della band? Sempre da fonti non ufficiali, si dice che Bob Cattani abbia aperto dapprima una pizzeria, per poi finire addirittura in carcere per seri problemi con la legge californiana....
Preferirei mantenermi sul NO COMMENT per quanto riguarda Bob e la sua vita privata... Max e' tornato a vivere qui e fa il grafico, mi ha anche disegnato un gran bel sito per il mio studio www.sagestudio.net, siamo grandi amici e lo saremo per sempre, Jan e' a New York come gia' sai e ogni paio d\'anni ci si riesce anche a vedere, grande persona, lo stimo molto.
Scusa la mia sfrontatezza, ma, nel bene o nel male, pensi d\'aver in qualche modo realizzato il tuo sogno americano?
Domanda difficile, vivo di musica e questa e' una grande meta, certo i sogni erano altri, ma e' anche vero che la vita non e' finita e i sogni si plasmano con il presente. A 19 anni vivevo solo del mio lavoro, con i miei amici della band e suonavo nei clubs storici, giravo con un attrezzo di macchina chiamata Chevy Montecarlo e rimorchiavo belle biondine, conoscevo gente da tutto il mondo e sentivo di essere vivo e vero e fedele ai miei pensieri, a tagliarmi i capelli sono stato io dopo 20 anni e non lo Stato, questo e' realizzare i sogni, forse non quelli che mi ero fatto di megacontratti e tourne' mondiali, ma quelli che contano e rimangono per tutta la vita. Rifarei tutto.
Ti sei sposato, hai figli? Che lavoro conduci negli ultimi tempi? Ti capita ancora di ascoltare qualche vecchio disco di hard rock/heavy metal?
Sposato no, figli nemmeno (che io sappia, ma speriamo di no...). Ho uno studio di registrazione piccolino dove scrivo e produco musica. Vivo di quello, poi partecipo in veste di coordinatore di produzione e casting nei dischi di Vasco, Eros, Pausini, Calentano, chi lo avrebbe mai detto, certo quelli sono i cantanti che snobbavo di piu' in Italia e ora mi ci trovo a lavorare fianco a fianco a volte per mesi... C\'e un video di Vasco su un grattacielo a Los Angeles e se guardi bene chi e' il bassista avrai una sorpresa... Con Vasco fare certe storie e' divertente e' una persona incredibile e mi ha supportato in varie produzioni. Per quanto riguarda ascoltare musica del passato mi capita certamente, non disdegno mai un bel disco del metallo con cui sono cresciuto, certo che facendo musica dalla mattina alla sera e' dura sentire musica per svago. Ogni tanto mi concedo qualche concerto, recentemente i Maiden che pero' ho trovato un po' stagnanti a livello di materiale nuovo anche se emozionanti nel vecchio. Fra le tanti produzioni che faccio ogni tanto mi capita anche qualcosa di coinvolgente, ho collaborato in un brano di Battiato con Cristina dei Lacuna Coil e poi ho instaurato un ottimo rapporto con loro, ho anche partecipato a delle registrazioni con Piero Pelu' col quale sono amico da anni. Presto finiro' un mio disco con un gruppo che si chiama Soup ed e' una fusione di diversi generi, anche dei momenti vagamente Astarothiani con dei 5/4 e cambi di tempo vari, alla batteria c'e' Vinnie Colaiuta, un grande amico ed un mostro sacro, questo sarà un po' un viaggio in tanti anni di musica che ho vissuto. Per me prima era un amore a senso unico per il metallo poi al tempo del glam e del metallo sputtanato mi sono dato al jazz e alla fusion per rigetto, e poi ho scoperto il funk, l'afrocubano, l'electronica, la classica, ho persino scritto un disco di aree d'opera con Gino Vannelli, mi firmo come SAGE visto che il mio vero nome e' ostico all'anglosassone.
Cosa puoi consigliare ad una band di giovani ragazzi che stanno muovendo i primi passi nel fatato mondo del music business?
Intanto consiglio di separare le due parole. Music e' intangibile, magia, creativita', comunicazione, tuffi nel mistero senza rete, passione, sfogo, gioia e lacrime. Emozione; il business e' il tentativo empirico e distorto di rendere tutto cio\' quantificabile in soldi. In Music ci sono i musicisti,gli artisti, i giacobini, i carbonari e i sognatori, in business gli avvocati e gli imprenditori. Rimanete fedeli all'indole che vi spinge e non dimenticate le motivazioni che vi hanno portato la prima prima volta a scappare di casa per fare le prove col gruppo o alla prima volta che avete passato un pomeriggio con il vostro strumento. Quindi se i due mondi per forza di cose si avvicinano assicuratevi di leggere e capire le carte che firmate, non un mondo di soli mostri quello del business ma seguite l'istinto allineandolo con l'intelletto senza lasciare a casa le emozioni.
Prima di concludere, vuoi fare un saluto caloroso al tuo vecchio compagno Jan Saul che sicuramente stà leggendo quest'intervista?
Beh intanto un grazie per avermi passato il contatto con te e in bocca al lupo per la sua avventura con i Gods of Fire, poi magari lo chiamo domani al telefono...
Ok Shining, siamo alla fine, grazie di cuore per la tua infinita pazienza,per me è stato un vero onore poter scambiare queste "quattro" chiacchiere via e-mail, ti auguro il meglio e...... lunga vita agli Astaroth!!!!
Grazie a te e a chi ha avuto la pazienza di leggere queste scambio, a chi si ricorda degli Astaroth e ne mantiene viva la memoria, quegli otto anni cosi'non andranno mai persi! Lunga vita agli Astaroth e a tutti i veri che credono in cio' che fanno con passione!
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