Sono senza ombra di dubbio la band più rinomata della scena latina,
argentini di origine, amati in ogni paese del Sud America, considerati
da più parti come i degni eredi dei maestri Deep Purple/Rainbow, il loro
leader Walter Giardino, ex V8 e Punto Rojo, non ha mai celato il suo
amore/devozione per il man in black per antonomasia, ed i loro concerti,
perfetti sia a livello scenico che iconografico, sono fra i pochi a
fare registrare sold out ad ogni data, con un pubblico sempre caloroso
ed in eterno visibilio.
“Magos, espadas y rosas”, disco di cui ci occuperemo in questa
recensione, è il secondo platter ufficiale della band, ed arriva a solo
due anni dal precedente debutto omonimo, e ci presenta una band con una
line up parzialmente rimaneggiata, con il nuovo vocalist Adrian
Barillari, in sostituzione del più “attempato” Saul Blanch, e l’ingresso
fondamentale del tastierista Hugo Bistolfi, più tardi negli Alianza con
lo stesso Barillari, grazie al quale, il suono dei sei si assesterà da
ora in avanti, verso un più approccio più corposo, ma allo stesso tempo
sontuoso, garantendo alla formazione blanco-celeste quella longevità
che, nei primi anni novanta, in pochi riusciranno a mettere a fuoco.
Hard rock, ricami sinfonici, dilatazioni atmosferiche di natura
velatamente epica, ed intrecci sinfonici, elementi questi che si
uniscono in un sontuoso abbraccio mediatico, per dare luogo ad un
approccio compositivo così naturale quanto istintivo, con la sei corde
del maestro Giardino a tessere una colata di note sensuali e passionali,
ascoltare la splendida “Mujer amante” completamente asservita alle
tonalità rosso porpora, o il mid tempo “El camino del sol”, che richiama
la voluttuosità della più celebre “Stargazer”, mentre è proprio quando
le sonorità si fanno più accese e ad alta gradazione enfatica, che i
Rata Blanca risultano essere più convincenti e personali, anche perchè
sia “El beso de la bruja” che “Haz tu jugada”, sprigionano stilettate
elettriche che colpiscono come fendenti, caratterizzate da una
prestazione maiuscola di Adrian Barillari abile sia nei frangenti più
acuti che nelle parti medie..
Un album che, naturalmente, rilancerà le quotazioni della formazione
latino-americana, la prima a suonare nel vecchio continente, con un tour
che toccherà sia la Spagna che il Portogallo, assestandola, dicevamo,
per anni nelle prime posizioni delle liste di gradimento del popolo
underground.
Beppe "HM" Diana
Genere: Heavy Rock
Anno di pubblicazione: 1990
Etichetta: Polydor
Line up:
Adrián Barilari – vocals
Sergio Berdichevsky – guitars
Walter Giardino – guitars
Guillermo Sánchez – bass
Gustavo Rowek – drums
Hugo Bistolfi – keyboards
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