Dreamstate - Mind Gallery


Certo che non doveva essere facile suonare heavy metal negli Stati Uniti degli anni novanta in cui il genere piu' classico per antonomasia, era stato messo alla porta da fenomeni musicali e trend che ne avevano decretato mestamente la fine. Soprattuto quando il tuo stile musicale e compositivo, aveva vissuto un'epoca aurea dominando, a tratti, le classifiche di vendita e di gradimento dei kids d'oltreoceano, e questo grazie a formazioni di tutto rispetto come Queensryche, Crimson Glory e Fates Warning.
Eppure in quegli anni, si erano formate band che, nonostante tutto e tutti, riuscivano a portare alto il vessillo dell'US Metal, combattendo, a volte, una battaglia persa in partenza, proprio come nel caso dei texani Dreamstate autori del pregevole nastro "Beyond the mirrors", sorta di compendio di dedizione, perseveranza ed amore per la musica suonata e concepita. parola al bassista Chris Herring


Intervista raccolta da: Beppe Diana


Ciao Chris e benvenuto anche a te sulle nostre pagine, prima classica domanda, quali sono state le band o i musicisti che ti hanno motivato a mettere in piedi i Dreamstate? Prima di riunire la line up ufficiale della band hai/avete avuto altre esperienze musicali?
Ciao Beppe! Beh, diamine, da dove posso cominciare? Sicuramente sono stato influenzato da molte band nella mia giovinezza, posso nominarti i Queensryche dei primi album, tutto l'heavy rock da Ozzy ai Dokken, o le band dai capelli cotonati come Poison e Faster Pussycat.
Quelle sono state le band che in qualche modo hanno segnato la mia giovinezza e che mi hanno portato ad amare la musica indicandomi la strada da percorrere.... per fortuna non mi sono mai affossato in un genere musicale.
Penso che tutti, nel loro piccolo, abbiano avuto altre esperienze musicali in band minori, io per esempio, ero coinvolto in un gruppo glam, tutto lacca e lustrini, chiamato Mad Hatter, che successivamente mutò in Bakardi. Erano i tempi del liceo, ricordo dei party infiniti, e si, mi sono divertito immensamente con quella band, anche se sono stato esposto a problemi più grandi di me, ma diamine, avevamo solo16 anni!!!


Mi sai dire se Dreamstate è stato il vostro nome sin dagli inizi?
Si, Dreamstate è stato il moniker originale della band. Solo più tardi, quando ci siamo imbattuti in alcune questioni di omonimia, il nome era utilizzato da un'altra band proveniente sempre dagli states, abbiamo deciso di cambiarlo in Mind Gallery.


Il vostro debutto "Beyond the mirrors" è stato pubblicato, in cassetta, nel 1994, quali sono i tuoi ricordi di quelle registrazioni? Quante ore avete passato in studio a suonare e risuonare i vostri brani per ottenere un prodotto soddisfacente?
Penso che per ottenere un tipo di produzione magniloquente come quella ascoltata all'interno delle dieci tracce del vostro nastro, abbiate speso parecchio denaro, è veramente così?
Beh, “Beyond the Mirrors” è stato effettivamente registrato in circa una settimana.
Nel momento in cui siamo entrati in studio, avevamo provato e riprovato le nostre canzoni per circa un anno, per cui siamo stati in grado di registrare le nostre parti in maniera veloce e redditizia, in modo da non perdere tempo inutilmente.
Per quanto riguarda la produzione, per fortuna all'epoca avevo un amico che stava iniziando il suo percorso nel campo della registrazione, quindi noi siamo stati una sorta di esperimento per lui.
Penso che tutta la registrazione ci è venuta a costare non più di qualche centinaio di dollari, insieme a qualche altra centinaia per la pubblicazione in versione originale, e limitata, della cassetta.
Siamo stati contattati da un distributore europeo che ha finito per diventare il nostro manager ufficiale, il quale ci ha aiutato a distribuire qualcosa come cinquecento copie al di fuori dei nostri canali convenzionali, facendo arrivare l'album da per tutto!!!
Sai, ricevo ancora delle mail di appassionati e fan della band che hanno una copia originale di quel nastro, o lo hanno copiato grazie a qualche amico.


Il vostro stile compositivo non era molto lontano dal progressive metal, anche se è ben chiaro che la band aveva tutte le potenzialità per compiere il così detto salto di qualità, mettendo in mostra eccellenti abilità strumentali che si intersecavano alla perfezione con un versante compositivo articolato, caratterizzato da un ottimo guitar work e partiture vocali straordinarie.
Una scelta consapevole la vostra, o il risultato della perfetta alchimia di un manipolo di musicisti ai quali piaceva suonare assieme?
Niente di preparato a tavolino, abbiamo sempre suonato quello che sentivamo dentro, tutto qui.
Qualcuno all'epoca ci disse che eravamo troppo avanti rispetto ad altre formazioni del nostro periodo, non lo so.
Abbiamo suonato insieme per diversi anni, e, al di fuori degli eventi e dei spettacoli locali organizzati, di solito provavamo 2-3 volte alla settimana.
Avevamo delle capacità che abbiamo ampiamente mostrato sopra e sotto il palco, passione che abbiamo riversato in ogni cosa che facevamo, proprio perchè credevamo in noi.
Queste qualità peculiari mi sono servite più tardi, una volta che mi sono unito ai Power of Omens.


Molte volte il vostro stile è stato paragonato ad un mix di suoni che convergono su atmosfere che sanno di Watchtower e Queensryche, cosa ne pensi di questa affermazione?
I Queensryche erano certamente uno dei nostri gruppi preferiti, ed è ancora oggi lo sono, visto che Todd LaTorre ha rivitalizzato quella band.
Per quanto riguarda le altre band dell'epoca, fra i nostri ascolti c'erano i Fates Warning, i Crimson Glory, i già citati Dokken ed i Dream Theater.


Avevate inviato il master di quel nastro alla ricerca di un accordo discografico?
Quanto era difficile suonare in una band nei primi anni novanta, in un paese come gli states nel quale l'heavy metal di matrice classica era morto?
Non riesco a ricordare se abbiamo cercato effettivamente un record deal all'epoca.
Però si, abbiamo inviato parecchie copie promozionali in giro, e grazie proprio a una di queste copie che ci ha portato al distributore di cui ti parlavo prima.
Eravamo una bella realtà underground molto attiva nella nostra zona di competenza, Dallas/Ft.Worth che, per fortuna, a differenza di quanto capitava nel resto del paese, all'epoca aveva una scena musicale prospera, e questo grazie soprattutto all'eco del successo mondiale dei Pantera.


Un altro aspetto che mi ha sempre affascinato della vostra release, è sicuramente l'opera d'artwork della copertina, chi è l'autore di quel fantastico lavoro grafico?
A quel tempo, alcuni di noi lavoravano all'IMC International Music Corp, di proprietà della Jackson Charvel. All'epoca distribuivamo parecchi strumenti dell'Akai per questo avevamo avuto accesso ad un sacco di software veramente cool che molte compagnie usavano per pubblicare i loro cataloghi.
Randy Hargis, il batterista originale dei Dreamstate, ci ha lavorato per qualche mese, spalleggiato da un paio di altri ragazzi molto più preparati a livello di grafica, mentre i restanti membri del gruppo hanno fornito qualche input in più per creare l'artwork definitivo di quella copertina.


Prima di formulare le domande per l'intervista, ho guardato più volte il vostro live al "Club Mongos" del 1995, sono stato letteralmente sbalordito dalla vostra performance, molto professionale, qual'è il tuo ricordo dei vostri concerti?
Grazie per il complimento! Molti di questi ricordi sono molto divertenti! Non voglio essere noioso, ma come ti dicevo prima, eravamo convinti della nostra proposta musicale così come delle nostre abilità tecniche, e credo che lo abbiamo sempre dimostrato quando siamo saliti su un palco. Purtroppo non abbiamo avuto molte possibilità di suonare con formazioni di prima fascia in ambito nazionale, questo perché la scena americana degli anni novanta, era inflazionata da proposte musicali che, ahimè, influenzavano le scelte dei grandi club metal e che, di contro, colpivano le band più affermate.


In che modo siete entrati in contatto con i ragazzi della Arkeyn Steel?
In realtà sono stato contattato dalla label, grazie all'interesse di un amico comune, fan della band, che conosceva l'etichetta la quale, da anni oramai, è alla disperata ricerca di gruppi di quella epoca, per ridistribuire su supporto fisico, album/demo che riscuotono ancora interesse all'interno di una stretta cerchia di appassionati. La pubblicazione ha una tiratura esigua, cinquecento copie per ogni disco, ma è stato divertente mettere insieme il pacchetto di composizioni della band, e vederle su CD per la prima volta. Prima ero l'unico che aveva una copia fisica in CD del nostro materiale.
Fortunatamente avevo fatto una copia di quel CD master, insieme ai nastri ADAT originali. Ti dirò, il remaster ha realmente portato quelle registrazioni originale a nuova vita. Siamo stati tutti soddisfatti del risultato ottenuto. Ascoltandoli tutti i brani, abbiamo realmente cementato la nostra convinzione che il materiale pubblicato era di un livello superiore alla media.


Sei ancora in contatto con gli altri ragazzi dei Dreamstate? Tutti i musicisti sono stati coinvolti nella pubblicazione del cd ? Sai dirmi dove vivono oggi i fratelli Martinez?
Si, siamo in contatto, anche perchè viviamo tutti nell'area di Dallas. Naturalmente ci siamo sentiti più volte all'epoca dell'argomento remaster.
Louis e Randy li vedo e li sento oramai occasionalmente, di solito sui social media. Abbiamo anche parlato della band, di ritrovarci qualche volta per stare assieme e fare qualche jam insieme, ma ognuno di noi è occupato con le proprie vite private, per questo non è ancora accaduto.


Qual è la vera ragione dello split della band?
Quando sono entrato a far parte dei Power of Omens alla fine del 2001, gli altri hanno cercato di mantenere in vita i Mind Gallery, ma dopo qualche mese hanno buttato la spugna.
In quel periodo tutti erano molto coinvolti nelle loro vite extra musicali, credo che l'interesse verso la band sia andato scemando, fino a quando il progetto non è stato messo in ibernazione.


Parliamo appunto della tua esperienza in seno ai Power of Omens per l'album "Rooms of Anguish", pensi che quel progetto musicale fosse professionalmente più stimolante dei Dreamstate?
Non sono sicuro se fosse più professionale o meno, ma è stato certamente un progetto artistico più lucido e razionale. Tutti speravamo di ottenere il giusto riconoscimento per il duro lavoro svolto su un album veramente ambizioso che faceva seguito al successo internazionale del debutto "Eyes of the Oracle" pubblicato dalla vostra Elevate Records.
Tutti all'interno della band volevano superare le aspettative della prima release, quindi ogni singolo aspetto di quel disco era stato curato in modo maniacale sia musicalmente che creativamente.


Molte persone pensano che il motivo del successo sia quello di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, cosa ne pensi? Guardandoti alle spalle pensi di avere qualche rimpianto?
In campo musicale la fortuna va sempre di pari passo con l'abilità. A volte può essere trovarsi nel posto giusto nel momento giusto, altre volte quest'alchimia si raggiunge grazie alle persone/musicisti coinvolti nel progetto, altre solo dall'unità d'intenti in generale.
Non ho nessun rimpianto in campo musicale, tutto quello che ho fatto sin dall'inizio, ad un'evitabile conclusione, sarà portato a compimento con lo stesso spirito che mi contraddistingue sempre. Suono la mia musica perché amo farlo, è una parte di me che mi piace condividere con tutte quelle persone che amano ascoltarla, tutto qui.


Come bassista, cosa hai combinato in tutti questi anni? È vero che negli ultimo periodo sei entrato a far parte di una quotata cover band?
Come penso di aver dichiarato in precedenza, ho sempre ascoltato una grande quantità di musica diversa da quello che propongo, da Neil Diamond, passione che ho ereditato da mia madre, al rock, pop, prog, thrash. Penso che essere open mind ti aiuta molto creativamente parlando, perché puoi trarre ispirazione da diversi "sapori", per portare a termine la tua ricetta perfetta.
Per quanto riguarda la cover band di cui parlavi, sono attivo in un progetto chiamato Primal Concrete Cowboys che è una tribute band dei Pantera, con la quale rendo omaggio a una delle formazioni più famose della nostra area musicale.


Feeling o tecnica, cos'è importante per uno come te quando suona il tuo strumento?
Senz'altro il feeling. Non sono un musicista tecnicamente preparato, la maggior parte di quello che suono l'ho imparato da autodidatta, al di fuori di alcune ripetizioni di teoria sui fondamentali che mi porto dietro dalle scuole superiori.
Anche con il materiale più ostile dei Power of Omens, ho imparato più ad orecchio che leggendo gli spartiti, anche se le loro partiture erano parecchio impegnative.


Ok Chris, siamo alla fine, puoi fare un saluto speciale ai lettori italiani?
Apprezzo l'interesse che hai mostrato nei nostri riguardi, spero che tutti i tuoi lettori continuino a seguire non solo la musica a cui sono appassionati, ma anche altri generi.
Nella situazione attuale in cui si trova il mondo, la musica è una grande valvola di sfogo.

Ascoltate ciò che amate e amate quello che ascoltate. La musica ha la capacità, quasi unica, di risollevare il tuo morale quando sei giù, è l'unica luce a brillare nell'oscurità e a riempire il tuo cuore con gioia. Approfittate delle emozioni che la musica vi emana, e riempite di gioia le orecchie e il vostro cuore, al massimo!!!
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