Sword - The Reason Why

 


"Never say die" recitava il titolo di un vecchio platter dei maestri Black Sabbath, e quale frase migliore potevamo trovare per salutare il ritorno sulle scene degli storici hard rockers Swords da Padova? Già, aver avuto l'onore di scambiare quattro chiacchiere telematiche con il, per me, mitico axe hero Fabio "Max" Pastore, è stato come rincontrare un vecchio compagno di banco del quale se ne erano perse le tracce, ed il venire a conoscenza che, dopo
tutti questi anni di apparente silenzio artistico, la fiamma del sacro metallo arde ancora sprezzante all'interno del combo veneto, rappresenta, per noi di Forging Steel, un motivo in più per continuare a perseverare lungo il nostro cammino di umili scribacchini/appassionati, appagati più dalle emozioni che fioriscono da interviste splendide come questa, più che da qualsiasi altra cosa, e chi ha vissuto sulla propria pelle la prima vera ondata della New Wave Of Italian Heavy Metal, sa benissimo di che cosa stò parlando.
Fiore all'occhiello di quella scena allora tanto bistrattata, gli Swords, prima come quintetto, poi come power trio, hanno saputo dimostrare negli anni, una crescita artistica, figlia naturalmente di una maturità tecnica ben al di sopra delle aspettative, che li ha portati di volta in volta ad attuare alcune scelte stilistiche, a volte anche un tantino azzardate, ma che, come sempre, hanno saputo raccogliere i frutti di tanto duro lavoro e di una passione che, come dicevamo poc'anzi, non è venuta mai meno anche nei periodi più bui della loro esistenza artistica.
E' perciò con immenso piacere che lascio la parola al nostro interlocutore che, come leggerete più dettagliatamente, ci condurrà con mano all'interno del mondo musicale e passionale degli Swords fra passato, presente e futuro naturalmente, per cui.....

Intervista a cura di: Beppe "HM" Diana

Ciao Fabio, e benvenuto sulle pagine della nostra web zine e grazie per la tua disponibilità, toglimi subito una curiosità, ma perchè tutti ti conoscono come Max Pastore, quando tu in realtà ti chiami Fabio?

In realta' in quegli anni era buona o cattiva abitudine mettersi un nome anglofilo..e dunque senza barare troppo Max è Massimo, mio secondo nome e Pastore il mio cognome.

Ok, iniziamo dagli albori, in che maniera hai conosciuto il resto della band, e come è nata l\'idea di mettere su un gruppo metal come gli Swords?
Era la prima vera esperienza musicale per tutti i membri del gruppo, o qualcuno di voi aveva già suonato con qualche altra formazione rock del periodo?


Accidenti,era la notte dei tempi...nel 1982 al liceo io e pochi altri rappresentavamo i \"rockettari\" perchè ascoltavamo e strimpellavamo brani dei gloriosi Deep P.,L.Zeppelin,Saxon,Kiss,Genesis,Black Sabbath etc..Un vero pugno nello stomaco per il clima paludato nel quale versava la  maggior parte dgli amici.E proprio a scuola l\'incontro di una vita con Cesare "Kess" Maggiolo (McMay)..dopo aver provato vari nomi improponibili per la band,completata allora da ragazzi di cui ho perso le tracce, proposi Swords. Aldila' del significato e dalla tendenza che aveva allora il gruppo ad uno stile dark epico,quel nome è costituito da tutte lettere "forti" e in un certo senso a distanza di anni la scelta si è rivelata esatta se siamo ancora qui a parlarne. Comunque,nessuno di noi aveva particolare esperienza..la media era di 18-19 anni a testa percui per quel tempo non era tardi per mettere assieme un gruppo ma era gia' un miracolo il volerlo.

Sai, fra le mie reliquie degli anni ottanta, conservo molto gelosamente una copia del vostro primo demo omonimo "Swords", che generi di ricordi ti rievocano brani come la progressiva "Waste lands" o il capolavoro "Evil devil" o la storica "Gallows in the wind" che se non sbaglio fu il primo esperimento musicale della band che debuttò sulla storica compilation "St Anthony's fire", vero?

Si' è vero, Gallows in the wind è stata la prima registrazione in assoluto della band, i primi passi dettati piu' dalla passione che da una vera consapevolezza. Ma da qualcosa bisognava pur cominciare e quella compilation fu un esordio che ci diede un ulteriore spinta a proseguire.
.Infatti circa un anno dopo registrammo la nostra prima demo e i succitati titoli rievocano lontani ma piacevoli ricordi e mi fanno anche un po' sorridere pensando acerte ingenuita', dubbi,esecuzione, modo di registrare..un tipo di atmosfera che non esiste piu' comunque grazie alle nuove tecnologie. Ma di certi brani come Wasteland o Evil Devil ne andiamo ancora orgogliosi. Chiamarle reliquie è la parola giusta...io stesso tengo tutto il materiale che ho salvato negli anni come il mio piccolo santuario..Io sono l'archivista del gruppo e ho veramente di tutto.

Fu proprio il successo di quel demo che vi spinse a stipulare il contratto con la Moon Record per l'incisione dell'altrettanto valido "The black opera"?

Ci diede maggiore sicurezza e grazie anche all\'egida protettiva, che per un periodo abbiamo avuto da Antonio Ferro, entrammo in un bellissimo studio della Riviera Berica (Vicenza) e li' cominciammo ad affrontare le prime difficolta' rappresentate dall\'entrare in uno studio professionale. Non che quello di Padova del demo e della compilation non fosse valido ma qui eravamo un paio di gradini sopra se non di +..Poi sai, mica registravi su HD..c'erano le bobine con i pregi e i limiti del caso.. Poi la nostra dimensione era il live e ci incuteva non poco timore stare la' con una cuffia in testa cercando di dare il meglio..La Moon rec. era l\'etichetta dello studio che lavorava spesso con  la Discomagic di Milano, etichetta di prodotti fondamentalmente Disco. La prima coprodusse il master, la seconda ci distribui'. Per la cronaca ne ho ancora un ventina di copie a casa..ooops..nel santuario.

Un mini lp che, titolo a parte, cerca di distaccarsi nettamente dal suono dark oriented del debut demo, presentando una serie di composizioni fresche ed avvincenti che presentano una vena melodica di stampo quasi easy listening, sei d'accordo?

Si' certo. Prendemmo una rotta diversa seppure non definitiva e  travagliata dal genere di esordio.. Senza internet  e non solo, la ricezione da parte nostra della musica che veniva prodotta in Inghilterra e USA era sempre in ritardo..per cui si sovrapponevano spesso le tue nuove idee musicali ad un nuovo genere o corrente che arivava dall'esterno e c'era molta confusione..ecco perchè anche all'interno di The Black Opera coesistono una Scorpion Woman a un An open Window..è difficile riassumere in poche righe influenze e miti che percorrono anni..
Ti posso dire che gia' allora uno dei miei preferiti era Michael Schenker e prima ancora Tony Iommi. Poi sono seguiti Neil Schon e John Sykes.

A livello compositivo in che maniera nacquero brani del calibro di "An open window" e "A terror night"?..e se non è troppo, all'epoca avresti mai pensato di registrare un disco che oltre venti anni dopo sarebbe diventato un oggetto di culto per i collezzionisti di mezzo mondo?

In quel periodo eravamo 2 chitarre e dagli scambi e intrecci propositivi tra le 2 guit nascevano la maggior parte dei brani. Cosa che peraltro dal 1987 abbandonammo visto che restai unica guit avvicinando di + l'idea di collaborazioni con tastieristi e sviluppando poi le basi del sound futuro. No,a quell'epoca non avrei mai e poi mai immaginato che quel vinile registrato tra 1000 difficolta' e con una copertina che fu rovinata dall'etichetta che stampava (ora lo posso dire) me lo sarei trovato in Internert 20 anni dopo...anzi a dirla tutta io di questo me ne sono accorto 2 anni fa..ignoravo la cosa, tanto che quando un inglese mi fece richiesta di 3 copie mi stupii moltissimo e gliele spedii a un prezzo stracciato!

Una domanda delicata, chi è il depositario di quel master? Non avete mai ricevuto l'offerta di ristamparlo dopo tutto questo tempo, considerata la sua difficile reperibilità in vinile, ed il costo elevato dello stesso?

A quel tempo il master si componeva di bobinoni dal peso e costo notevoli e non c'era certo la previsione del futuro. Per cui non acquistammo i nastri. .Saranno stati riusati magari per registrarci delle pop songs,era una cosa normale..Triste no?

All'inizio della vostra carriera il vostro nome era legato a doppio filo con quello del management "Fireball" all'epoca molto attivo e a volte anche troppo discusso, con il senno del poi, come giudicheresti adesso l'operato del buon Antonio Ferro che, nel bene e nel male, fu uno
dei primi precurso dell'italian style?


Come gia' citato, il buon A.Ferro aldila' delle critiche di cui puo' essere stato oggetto ha un merito fondamentale: aver fatto parte di quella esigua cerchia di persone che spinti da pura passione hanno fomentato, spinto,organizzato, stimolato e permesso che il metal italiano in tempi davvero non sospetti e per certi versi impossibili potesse sbocciare a fatica e fiorire lasciando ai posteri il ricordo di un periodo duro ma straordinario e tracce su numerosi vinili ora ricercati,per i quali gli artisti non ricevevano spesso nulla se non maggior visibilita' .
Certo in seguito viste le numerose richieste ha alzato il tiro anche economicamente ma è una persona che doveva mandare avanti anche una famiglia,vita quotidiana, pane e metal..Io ne ho un ottimo ricordo,si è sempre profuso molto in fatti e non parole.

Come descriveresti l'impatto live della band in quegli anni? Ma dal vivo avevate creato qualcosa di particolare per i vostri fan dell'epoca? Che concerto ricordi con particolare emozione?


Tra il 1984 e il 1987 i ns concerti erano pura energia data anche l'eta', delle adrenaliniche passeggiate nel nostro Io. Ricordo che eravamo sempre alla ricerca di un intro per il live che facesse effetto..Un concerto che ricordo (anche se annebbiato dalle nubi del tempo) fu memorabile..A Padova, la ns citta',d'estate, forse ferragosto, in Prato della Valle con gli amici udinesi Halloween..oltre ad un act granitico di fronte a migliaia di persone, il seguito della notte fu un misto di bagordi fino a mattina.

Nel 1987 appunto, vi presentaste con un nuovo demo, una nuova formazione, ed uno sitle musicale molto diverso da quello adottato per il precedente debutto discografico, non a caso "The preview" presentava tre song coniate attorno ad un classic metal di stampo molto Accept-iano, non a caso le vocals del nuovo arrivato Alex Sicuro erano abbastanza vicine a quelle del buon Udo, sbaglio?
Una demo che presentava addirittura un management francese riconducibile se non sbaglio al successo ottenuto tramite Radio Espace di Parigi,
giusto?


Si',non puoi prevedere dove l'evolversi della tua personalita\' ti portera' e dunque, The Preview. Registrato a Trieste visto che il ns nuovo arrivo alla batteria Peter Cosmini era di la'..Lui vantava amicizie ed esperienze notevoli tra cui i Devil's Claws, Steel Crown etc...La "scuola" del nord-est è sempre stata di ottima fattura.
Comunque l'entrata anche di Alex Sicuro (ora Sure) fu una sterzata stilistica e un ritorno a certe sonorita' Acceptiane e anche un po' ruffiane verso gruppi come Metal Church..Finche' non raggiungi una certa maturita' artistica continui a rivolgerti anche inconsciamente ai gruppi che piu' riempiono gli spazi in certi periodi. Quindi direi che influenze teutoniche (sempre aleggianti peraltro) miste a riaffioranti atmosfere epiche ben rappresentano quel periodo.
Il manager francese,un simpatico pazzo scatenato,ci porto' quell'estate a Parigi e in Normandia a fare un giro di radio e fanzine tra cui Radio Espace Paris, Radio Limoges, Radio Basse Normandie etc.Ricordo delle spassosissime interviste a 3 lingue ..Francese, Italiano e Inglese ..Ma ci diede la possibilita' di ripescare anche The Black Opera e vedere Lady's crying for me in classifica per un bel periodo..

Altre due demo, altre formazione, nuova virata di stile verso lidi nuovamente melodici e distampo class metal a stelle e strisce come ben evidenziato dal demo "Stage 92",  il tutto inframezzato dalla vincita di una manifestazione di prestigio come Chianciano Rock...

Si' ,demo che testimoniano l'ennesima virata (non eravamo certo stabili e fossilizzati) e le prime vere avvisaglie del cd successivo..Su Chianciano Rock che fu un esperienza memorabile e gratificante stendo un velo pietoso per le conseguenti beghe con l'organizzatore che dissolse i premi..Rimane una bella coppa dell'evento e un ottima rassegna stampa + un intervista in Rai nella trasmissione Talent Scout.

E veniamo alla registrazione e pubblicazione di quel piccolo gioiello a titolo "The reason why" uscito per la piccola Gala records ma con distribuzione Ricordi, ci parleresti di questo disco?
Un disco che, oltre ad ottenere consensi sia da parte di pubblico che di critica, vi spinse ad imbarcarvi in un lungo tour lungo la penisola italiana onorando la vostra parteciapzione all'interno del Guitar noir tour in compagnia di sua maetà Steve Hackett dei Genesis, giusto?


A seguito della registrazione autoprodotta di un master (acquistato) nello studio di registrazione www.studiojork.com ,dove tra l'altro torniamo per il nuovo prodotto, inizio' il pellegrinaggio tra le più' grandi etichette europee..Considera sempre il diverso scenario che anche se eravamo nel '92 non è certo quello di adesso. A rispondere in maniera particolarmente gentile fu la Warner, sede  tedesca, che ci accordava un incontro nella sede di Milano dandoci orario e nome del direttore artistico preposto..Immagina l'emozione!
Partiti come se andassimo alle crociate, con il cuore in gola e un cieco entusiasmo, "alluniamo" (è il caso di dirlo) nell'ingresso della Warner Bros. : pareti in granito, manifesti cinematografici,vetrate monumentali, lo scudo simbolo in marmo, gigantesco, la sensazione di essere piccoli piccoli...e avanzando tra i corridoi dischi d'oro di star inavvicinabili, tipo Guns & Roses..poi un ufficio con una persona gentilissima che dopo saluti di rito inserisce la ns musica su un impianto casalingo..e se lo ascolta tutto..ma proprio tutto..Io e Cesare "Kess", la fronte imperlata di sudore,abbiamo passato i 45 min piu' lunghi della ns carriera. Sembrava si mettesse bene perchè a lui piaceva ma ecco il nodo: li voleva cantati in italiano! Ovviamente, a parte dei timidi tentativi, non si riusci' a snaturare i pezzi creando nuovi testi in italiano..era una follia. Per cui trovammo poco + tardi la Gala Rec. che credette in noi seppur in inglese..Tanto da darci l'opportunita' di essere al seguito del tour di Steve Hatchett, persona eccezionale. Esperienza umana oltre che musicale veramente rara, anche con il suo numeroso seguito,tecnici e musicisti.

Una cosa che non ho mai capito nella storia degli Swords è questa, ma "Never Enough" e il già citato "The reason why", sono la stessa cosa? No, perchè leggendo così le track list, sembrerebbe quasi di si....

Non sono la stessa cosa. .Seguendo la ns volonta' esterofila la Gala propose la distribuzione di The Reason Why alla allora partner inglese Prestige rec. la quale pero' esigeva modifiche e riregistrazione di alcune parti.. Allorchè si decise (visto che 1 anno era passato) di rifare completamente 9 brani su 11..Nel frattempo avevamo preso un nuovo drummer croato Goran Maretic e il fratello di Kess, Tony "Nanty", al basso..quindi davvero suona in un altro modo.Il mix poi è piu' asciutto dando un impronta meno Usa e piu' british.
Alla fine di tutto questo lavoro le 2 etichette litigarono per altri progetti e Never Enough giace nel "santuario\"..Qualche copia ne fu venduta dopo i live del'94.

Cosa successe durante di così rilevante all'interno della band, tanto di spingervi all'abbandono totale delle vostre attività di music man?

Bella domanda...Per certi versi lo devo ancora capire davvero....Dopo tanti anni la delusione per la mancata pubblicazione in GB aveva pesato e forse la mancanza di vie d'uscita dalla penisola che davvero dava meno di adesso ha inciso non poco..poi magari qualcuno pensava a diversificare le sue esperienze e a seguire altri percorsi per la sua crescita  individuale..o era solo tempo per un break. Una pausa durata 9 anni.

Musicalmente parlando, cos'hai combinato dopo lo split della band? ....potendo tornare indietro, rifaresti tutto, oppure rinneghi qualcosa?..e se non è troppo, hai più ricordi o rimpianti???


Era un pezzo di vita lungo e carico che se ne andava..non avevo voglia di suonare con nessuno..ho seguito allora il settore audio come fonico ma non era la stessa cosa. Ho insegnato per un periodo, ho fatto qualche registrazione in prodotti italiani ma poca roba..Potendo tornare indietro con l'esperienza di adesso sfrutterei meglio le occasioni e perderei meno tempo. Comunque sicuramente ho piu' ricordi ,molti davvero piacevoli.

Non hai mai pensato che se fossi nato in un altro paese, diciamo la Germania, forse la tua vita artistico/musicale sarebbe, diciamo, cambiata?

Questo ad essere onesti l'ho pensato e lo penso un giorno si' e uno no...

Prima di concludere quest'intervista, vorrei che ricordassi uno dei pochi miti che abbiamo in comune, ovvero lo spirito libero dell,indimenticato Yako De Bonis, tu che l'hai conosciuto, cosa puoi dirci di questo indimenticato screamer nostrano?

Era un ragazzo incredibile,generoso,talentuoso,sempre un passo avanti..ricordo che lui non voleva autoprodursi perchè diceva giustamente che erano le etichette che dovevano accollarsi le spese per il master..avevano tutti i numeri, lui e gli Steel Crown....Ricordo una bella passeggiata per Trieste in cui ragazzi normali si scambiavano pareri sulla vita e sulle speranze..alcune disilluse altre per sempre sepolte..Ma la sua battaglia è stata d\'esempio e rimane un ricordo indelebile.

Ok Fabio, siamo veramente alla fine, ti ringrazio veramente di cuore per il tempo che ci hai concesso, vorrei che concludessi la nostra intervista nel modo che più ti aggrada.

Sono io che ringrazio te.Spero al piu' presto di poterti spedire una copia del nuovo cd e una parola su tutte: Avanti sempre,avanti comunque! Un grazie particolare ai nostri vecchi fans e naturalmente ai nuovi!


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