Revenge - Hot Zone


Genere: Heavy Metal
Anno di pubblicazione: 1985
Etichetta: Minotauro Rec.

Line up:
Lamberto "Luke Nykon" Giuliani - bass
Enrico "Eric Lumen" Giampaolo - drums
Paolo "Red Crotalo" Perdetti  - guitars
Fabrizio "Hell Throat" Ugolini  vocals

Un'altra formazione della scuderia Minotauro Records che avrebbe meritato sicuramente maggiori fortune sono i marchigiani Revenge del chitarrista Paolo Pedretti.
L’ambiente in cui nasce e muove i primi passi la band, è la città di Pesaro, vero fulcro nonché instancabile fucina di metal band italiche della prima ondata, con il guru Paul Chain e i suoi Death SS, a dettare le regole, personaggio a cui i primi Revenge del primo periodo devono molto, non a caso il loro debut demo di sei brani, contenente alcuni dei loro più celebri cavalli di battaglia, viene registrato sotto l’egidia del man in balck pesarese, e dell'altro gutu Gianni della Cioppa, all'epoca singer degli Exile, che conferisce al suono della band quel taglio tipicamente raw and wild, e che li porta a contatto con il producer Marco Melzi, per il quale firmano un deal per la pubblicazione di un mini lp.
Ma quando tutto sembra girare per il verso giusto, purtroppo dei contrasti insanabili fra il bassista Lambo e lo stesso Paul Chain, portano le due parti ad una rottura forzata, con conseguente dirottamento delle sessioni di registrazioni presso i Sinergy studios in quel di Torino, sotto la supervisione del buon Beppe Crivella, tastierista dei prog rockers Arti e Mestieri, nonché produttore di band locali come Purple Angels.
Le cinque songs che scaturirono da quelle registrazioni hanno dimostrato negli anni di resistere imperterrite al passare impietoso del tempo e dei vari trends che si suono susseguiti, divenendo immortali melodie che hanno accompagnato la gioventù di chi, come il sottoscritto, ha vissuto e vive per il metal vero, genuino e sanguigno.
Contraddistinto dalla splendida copertina, con i quattro cavalieri in tenuta futuristica post nucleare in pieno stile Mad Max, il disco in questione si apre sulle note dell’infuocata “Don’t play with fire”, brano già presente sul demo di debutto, un autentico inno generazionale da cantare a squarciagola muovendosi a ritmo di headbanding, giocato su di una melodia di facile presa che fa colpo al primo ascolto, dotato di quelle improvvise accelerazioni in doppia cassa da infarto assicurato, e dai ritmi sostenuti ai quali fanno da contr’altare i toni smorzati della successiva title track “Hot Zone”, un mid tempo molto più atmosferico e se volete ragionato, che se non altro contiene l’assolo più bello dell’intero disco con un Red Crotalo in gran forma a dimostra ancora una volta di poter ambire ad alti traguardi.
Segue “From Heaven to hell”, brano davvero sottotono che scorre via senza lasciare un minimo sussulto, e riascoltandola a tanti anni di distanza, ancora non riesco a spiegarmi come i nostri abbiano optato per inserire questa song, accantonando dei capolavori come “Band on the run” e “Angels in leather” sicuramente più accattivanti e in grado di mietere qualche vittima, boh vallo a capire!!! Meno male che si ritorna a rockare alla grande con la ruffiana “Rock you to the top” song dotata di un’airpaly oserei dire quasi radiofonico, caratterizzata da continui sconfinamenti nel class metal americano di band come Dokken, Y&T e se volete dei primi Van Halen, mentre la parola fine viene sancita con la strumentale “Battlefield” anch’essa tratta dal demo di debutto, esaltata da una resa sonora davvero convincente.
La band avrà ancora occasione di registrare materiale per un ipotetico full lenght contraddistinto da sonorità più “americane”, per poi sopperire all'avanzare del super gruppo Midway, con all'interno l'altro mostro sacro Alberto Simonini dei Crying Steel ed il futuro maestro d'asce Max Magagni.
Da avere!!

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