I Drakkar sono un'istituzione, già, non facciamo tanti giri di parole. Trentanni on the road, una vita spesa a mangiare la polvere e a mordere il freno, sempre protesi a promulgare il verbo della sacra fiamma rimanendo immuni a tutto, al tempo che passa inesorabile ed alle mode che si sono susseguite in tutti questi anni, addirittura ad uno split prematuro che ne stava seriamente minando l'esistenza artistica, e che invece a condotto ad una seconda fase, quella di una rinascita vera e propria.
Rinascita coincisa con una presa di coscienza ed una consapevolezza delle proprie qualità tecnico/individuali che è andata sempre di pari passo con una certa prolificità che dura oramai da parecchi anni e che a scadenza quasi triennale ci porta in dote un nuovo episodio della Drakkar-saga come l'ottimo “Spread your wings” passato da poco sulle nostre pagine.
Lascio dunque la parola al nostro interlocutore Dario Beretta chitarrista, compositore tutto fare della band meneghina in questione che ci condurrà per mano all'interno dei meandri del nuovo arrivato.
Intervista raccolta da: Beppe “HM” Diana
Ciao Dario e grazie di cuore del tempo che ci stai volendo dedicare, il nuovo "Spread your wings" è uscito da qualche mese, puoi dirci qual'è lo spirito che aleggia all'interno della band alla vigilia della partenza di questa nuova avventura discografica? Siete sempre sulle spine, oppure dopo tutti questi anni on the road sei più sereno che in passato?
D. Ciao Beppe, grazie a te dell'interessamento! L'uscita di un nuovo disco porta sempre con sé delle aspettative, è inevitabile che ci sia curiosità e un po' di tensione da parte nostra, ma la consapevolezza del fatto che facciamo tutto questo per passione e amore per la musica, e non per lavoro, fa sì che possiamo godercela senza particolari "paure".
Di solito si tende a pensare che l'ultimo album sia sempre il migliore ed il più importante nella discografia di una band, carte alla mano è veramente così anche nel vostro caso? Secondo me il disco contiene almeno quattro possibili highlists, tu come la vedi?
D. Quando finisci un disco, quasi sempre sei convinto di aver fatto il tuo lavoro migliore, perchè ovviamente sei reduce da un'esperienza in cui hai messo tutto te stesso, tutta la tua passione e il tuo impegno, e hai l'orgoglio di essere arrivato "a dama", per così dire. Poi, col passare dei mesi è più facile dare un giudizio un po' più obiettivo. Personalmente credo che Spread Your Wings sia il nostro disco prodotto meglio; se sia il migliore dal punto di vista musicale non lo saprei dire con certezza, però sicuramente è un disco di cui siamo estremamente orgogliosi, perchè è convincente dalla prima all'ultima nota e non contiene, a mio parere, brani "deboli".
Dalla pubblicazione di "When Lightning Strikes" abbiamo assistito ad una sorta di rinascita della band coincisa con una presa di coscienza ed una ritrovata verve compositiva che in passato era stata messa seriamente in stand-by, quindi mi pare di capire che i Drakkar del nuovo corso sono diventati una macchina oleata alla perfezione nel quale ognuno sembra sapere già cosa fare per esprimersi al meglio delle proprio possibilità , dico bene?
D. Il periodo dal 2002 al 2012 è stato molto confuso per noi, sia livello creativo che personale. Dal 2012 in poi siamo riusciti a trovare quell'equilibrio che ci ha permesso di ripartire con grande passione e da là in poi non ci siamo più fermati. Molto merito devo darlo, oltre che ai musicisti che hanno affiancato me e Dave in tutti questi anni, anche a Mattia Stancioiu, il nostro sound engineer/producer: When Lightning Strikes è stato il primo disco che abbiamo fatto con lui e da là poi abbiamo sempre lavorato insieme con grande piacere. Avere qualcuno che ti aiuta a dare forma alle tue idee una volta in studio è veramente importante, secondo me, è un punto fermo che ti permette di guardare sempre avanti con fiducia.
Infatti, nonostante ognuno di voi sia coinvolto in uno o più progetti musicali, addirittura Davide si divide fra quattro o cinque band, ma come fa? Spero veramente che i Drakkar siano la sua priorità assoluta, anche perchè con voi sembra "non tiri mai indietro la gamba"...
D. Dave accetta molto volentieri quando qualcuno gli propone una collaborazione, ma la sua priorità sono certamente sempre stati i Drakkar. Ormai suoniamo insieme da 25 anni e abbiamo un sodalizio davvero indistruttibile!
Un altro cardine importante dell'ultimo periodo è senz'ombra di dubbio l'appoggio incondizionato della Punishment 18 records che sembra credere molto nelle vostre qualità artistiche, toglimi una curiosità , com'è lavorare con un personaggio burbero come il buon Corrado? E' ancora un vecchio appassionato come lo ricordo io, oppure si è trasformato in un manager a tutto campo?
D. Con Corrado mi sono sempre trovato molto bene, principalmente perchè è una persona molto diretta e onesta. Non ci ha mai promesso cose che poi non abbia realizzato, e dice sempre quello che pensa in maniera molto diretta. Credo che quando si vuole lavorare bene insieme questo sia un fattore importante. Sicuramente è una persona che vive la sua attività di discografico con grande impegno e passione, ci tiene a fare le cose fatte bene e al tempo stesso non ha mai interferito sul lato artistico, il che è un altro aspetto davvero fondamentale.
Capisco, tornando al disco, a livello prettamente musicale ho notato che i suoni del nuovo vagito musicale, riprendono in qualche modo le atmosfere epiche degli album del passato, e ne amplifichino le coordinate melodiche, soprattutto per quel che concerne alcune armonizzazioni, tu come la vedi?
D. Mi sembra un'interpretazione interessante la tua. Personalmente, credo che l'album sia un mix di tante cose. C'è un po' un ritorno a certe sonorità più classicamente power (che si erano sentite relativamente meno nei due album precedenti, dal piglio più legato all'heavy classico), c'è il nostro marchio di fabbrica che è il tentativo di miscelare potenza e melodia senza mai rinunciare ai riff (che invece sembrano essere stati un po' messi da parte da molte band di power "moderno", con mio dispiacere), ma anche qualche novità legata al concept che c'è dietro all'album, che è la storia di una band che vive in futuro fantascientifico ma con una forte connotazione di richiamo agli anni '80. Infatti, proprio l'intenzione di ricreare quell'atmosfera molto '80s è alla base della scelta di registrare una power ballad di quel tipo (ne avevamo fatte altre, ma mai una così smaccatamente "hair metal") e un brano strumentale, altro clichè tipico di quella decade ma qualcosa di inedito per noi.
Brani ottimamente strutturati e pregni di un pathos primordiale, si alternano e veri e propri capolavori come nel caso di "Ancestral River" che mostra un approccio compositivo dal vago retrogusto progressivo non indifferente, come mai è stata relegata in una posizione così marginale? Avevate paura che il vostro pubblico non la potesse apprezzare fino in fondo?
D. No assolutamente, si trova in ultima posizione solo perchè appunto il disco è un concept, e quel brano rappresenta il finale della saga letteraria su cui si basa (scritta da un mio caro amico con il mio contributo). E' un brano davvero molto riuscito anche secondo me, scritto in buona parte da Simone, il nostro bassista, con il mio contributo che principalmente sta nel ritornello e nella struttura definitiva (oltre al testo). Le parti più prog sono figlie della sua verve di appassionato del genere. Essendo anche io un estimatore dei Rush, ho apprezzato moltissimo.
A proposito, com'è nata l'idea d'includere un pezzo strumentale all'interno del disco? Quando ti sei riscoperto novello Malmsteen?
D. Come spiegavo, si tratta di un'idea nata dal voler richiamare gli anni '80, decade in cui il brano strumentale era qualcosa di molto presente nelle tracklist delle band metal. Mi sono divertito molto a realizzarlo e credo di essere riuscito a dargli un'impronta molto melodica: non è un brano fatto di virtuosismi e assoli per tutta la sua durata, ma una composizione dove la parte del leone la fanno sempre le melodie e i riff.
La scena Hard 'n Heavy è notevolmente cambiata rispetto a molti anni fa, secondo te come pensi si sia evoluto il vostro modo di rapportarvi alla musica concepita e suonata?
D. Mmh, non moltissimo devo dire. Il mio approccio è sempre lo stesso, cerco sempre di partire da un bel riff o una bella melodia per poi costruirvi attorno un brano. La differenza è che oggi, con l'home recording, si possono ottenere delle demo di pre-produzione molto più facilmente ed è molto più semplice provare soluzioni diverse e magari spostare le parti all'interno di un brano come fossero pezzi LEGO prima di giungere alla forma definitiva. Una volta si doveva fare tutto in sala prove e questo era limitante per chi come noi non poteva passare le giornate in saletta.
Da buon conoscitore della scena Metal, come stai vivendo questo rifluire di nuove e vecchie pellacce che sono tornati a varcare i cancelli dell'oblio in cerca di una nuova occasione?
D. Devo dire che cerco di non avere pregiudizi nè in un senso, nè nell'altro. C'è chi ascolta ogni disco di una band storica con il fucile puntato in attesa di poter dire "eeeh, ma Master of Puppets/Painkiller/Killers/Operation Mindcrime/inserire disco storico a scelta era un'altra cosa!", come anche chi li esalta a prescindere anche se pubblicano un minestrone di riff riciclati senza arte nè parte. Trovo sciocchi entrambi gli atteggiamenti, un disco a mio parere va ascoltato per quello che è. Per fare due esempi della stessa band: The Book of Souls non è certamente Piece of Mind, ma per me resta un disco molto divertente che ho riascoltato diverse volte. The Final Frontier invece l'ho sentito una volta e mai più perchè mi aveva annoiato a morte. Ogni album fa storia a sè.
Se invece parliamo del fenomento delle band di secondo, terzo, quarto piano che tornano dopo magari essere stati fermi 25 anni su richiesta del festival tedesco "trve" di turno, anche là secondo me è inutile giudicare a priori. Alcune di queste band erano davvero valide e sono state dimenticate o quasi, ed è bello che abbiano una seconda chance. Altre erano scarse allora e scarse restano anche oggi, con il recupero che diventa solo un modo per qualcuno di flexare la sua conoscenza del gruppo che ha fatto due demo nell'84 come se fosse una specie di medaglia al valore.
Per la provincialità e l'ottusità dell'ascoltatore medio italiota, a livello heavy rock, siamo e saremo sempre un paese di serie B zona retrocessione, pensi che prima o poi questo statement cambierà , o siamo condannati a compiacerci fino alla fine?
D. Io credo che la scena italiana sia cresciuta tantissimo e adesso abbiamo anche tanti gruppi di livello e successo internazionale, non siamo più soltanto Lacuna Coil e Rhapsody per i metallari di tutto il mondo, ci sono un sacco di altri gruppi che stanno ottenendo risultati importanti. Poi possono piacere o meno musicalmente, ma hanno produzioni di livello internazionale sotto tutti i punti di vista. Dove purtroppo NON siamo cresciuti è nel pubblico, che resta mediamente scarso a livello numerico, e nella gestione dei live. Ci sono davvero pochissimi posti dove suonare rispetto ad altri paesi, e anche a livello di festival ed eventi non siamo messi benissimo, ce ne sono pochi che siano davvero validi e che trattino chi compra il biglietto come un cliente e non come bestiame. Dopo essere stato tante volte in festival esteri, la differenza è veramente tanta. Ci sono, per fortuna, alcune realtà in crescita di buon livello anche da noi, ma ancora troppo poche.
Prima di concludere che fine ha fatto Cristian Fiorani? Vive ancora in Messico? Fa e farà sempre parte della "Drakkar Family".
D. Chris è tornato in Italia da qualche anno, purtroppo non è potuto tornare dietro le pelli per via di situazioni personali che non glielo consentono, ma è assolutamente parte della famiglia e cerchiamo di vederlo ogni volta che possiamo.
Siamo quasi alla conclusione, puoi svelarci quali sono le principali mosse della band
da qui a qualche mese?
D. A breve lavoreremo a un videoclip per uno dei brani di Spread Your Wings, e poi torneremo a esibirci live. Il 2025 è il trentennale della band e ci piacerebbe festeggiarlo in qualche modo, vedremo cosa riusciremo a organizzare.
Ok Dario, siamo veramente alla fine, a te le ultime parole....
D. Grazie del tuo supporto in tutti questi anni e scusa i tempi biblici di risposta a questa intervista! :D Spero di rivederti a qualche concerto appena ti sarà possibile.
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