Certo che suonare in una giovane band dedita ad un articolato quanto strutturalmente perfetto progressive metal, in una nazione come gli stati uniti nei primi anni novanta, non doveva essere stato facile, vuoi per la presenza di veri e propri mostri sacri che, nel bene o nel male, catalizzavano l'attenzione delle case discografica e dei media, vuoi anche per quell'innata competizione fra band minori che facevano veramente a spallate per farsi largo all'interno di una scena musicale in competizione all'inverosimile.
Da questa situazione ne uscivano fuori a volte i migliori, o i più ostinati, altre volte invece alcune band dotate di carisma ed innato senso artistico venivano completamente ignorate, o quasi, proprio com'è successo nel caso dei Coda i quali, sono rimasti confinati nel limbo delle eterne promesse, nonostante una prova discografica eccellente che ancora chiede vendetta. Parola al batterista Pat De Leon
Intervista raccolta da: Beppe Diana
Ciao Pat e grazie per la tua disponibilità, non voglio chiederti una biografia completa della band, vorrei solo chiederti quali sono i tuoi ricordi dei primi anni con i Coda?
Il nome della band è una sorta di omaggio ai Led Zeppelin?.....e ancora, la croce nel logo è una sorta di simbolo distintivo sul vostro credo religioso?
Ciao Beppe, beh, i miei primi ricordi sono di quando sono entrato in contatto con Paul Kramer un chitarrista straordinario. Da tempo speravo che avremmo avuto la possibilità di suonare insieme in una band, ed è accaduto. La cosa che mi ha colpito di più è stato il talento incredibile che ognuno dei ragazzi aveva. In realtà, abbiamo scritto quella che sarebbe diventata una delle nostre canzoni più popolari, ovvero "Elysium", proprio durante la mia audizione.
La chimica che avevamo scaturito fra di noi era evidente fin dall'inizio.
Per quel che concerne il moniker, no, la band prende il nome dal simbolo musicale “coda” che significa "grande finale". La croce è in realtà una parte del simbolo musicale scelto, che noi abbiamo modificato in una forma più artistica .
La band proponeva con sapienza un metal classico influenzato da alcuni elementi progressivi, una miscela perfetta di prog rock sullo stile dei Rush e Yes, e dai Queensryche e Fates Warning per quel che concerne la parte metallica, sei d'accordo?
Sì, i nostri fan dell'epoca ci avevano paragonato ai Queensryche soprattutto per l'incredibile estensione vocale del nostro cantante Mike Gadoua. La musica che abbiamo scritto è stata comparata a quella dei mastri Rush, ovvio, anche per l'elevato approccio tecnico del nostro versante compositivo.
Nonostante le influenze nelle vostre composizioni parlino chiaro, il versante artistico attorno cui ruotavano i Coda, mostrava una maturità inaspettata, non solo nel contenuto lirico delle canzoni, ma anche nella struttura e nelle tematiche trattate. Qual è stata la tua visione sullo status della band all'epoca della pubblicazione del vostro demo?
Abbiamo sempre pensato che eravamo pronti a spiccare il grande salto di qualità per ottenere un contratto e poter andare in tour cercando di far nostro quel successo che da più parti ci auspicavano.
Purtroppo, le cose non hanno funzionato e abbiamo finito per dirigerci verso una sorta di deriva, anche perchè, i contatti che avevamo instaurato, si sono poi rivelati di poco conto.
Cosa puoi raccontarmi di brani dal potenziale esagerato come “Manic Falls” o “Complications”?
I brani da te citati sono il miglior esempio di quello che eravamo riusciti a tirare fuori dalle nostre jam session in sala prove.
Paul aveva grandi idee musicali, ed il nostro bassista Guido Milligan era davvero un metronomo, sempre pronto a potenziare al meglio la nostra musica con le sue straordinarie capacità. Sembrava che entrambe le canzoni ci fossero state cucite proprio addoss.
Mike poi aggiungeva la sua voce quando si accorgeva che i riff ed il groove del brano gli suscitava le giuste emozioni, ed il gioco era fatto.
Appunto, cosa vi ha ispirato nell'utilizzo di testi sociali/politici nelle liriche delle vostre composizioni, mentre altre band, sembravano prediligere tematiche più easy e commerciali?
Come band avevamo il massimo rispetto per tutte le formazioni, anche di quelle che non sembravano prendersi tanto sul serio, noi eravamo stimolati dal nostro background sociale, tutto qui.
Nonostante sia solo una demo, i brani mostrano una produzione eccellente, quanto tempo avete passato in studio per ottenere quell'incredibile “muro di suoni”? Lo avete registrato in uno studio professionale a Detroit?
Non ci crederai, ma tutto il materiale della band lo abbiamo registrato nello studio casalingo di Paul Kramers che lui aveva affettuosamente chiamato "Electric Kramerland", in una sorte di omaggio al famoso studio del maestro Jimi Hendrix.
La pubblicazione ufficiale di quei brani vi ha permesso di effettuare una sorta di tour locale? Abbiamo suonato molti spettacoli live nella zona di Detroit, così come in alcuni altri stati vicini.
Il più grande spettacolo organizzato dalla band, è stato uno slot di apertura per Steve Vai.
Questo evento è stato probabilmente il migliore, perché ci siamo sentiti affiatati più che mai, come se la dimensione dal vivo fosse fatta per noi, considerando lo stile che avevamo e come si integrasse alla perfezione con i fan del grande Steve.
Quali sono state le attività che avete portato avanti dopo la pubblicazione del demo?
È vero che avete avuto la possibilità di registrare un album che, fino ad ora, è rimasto inedito?
Noi tutti avevamo degli impegni individuali mentre registravamo quelle canzoni. Avevamo i nostri posti di lavoro, e cercavamo di sostenere la musica della band con la vendita delle cassette ai nostri concerti.
Si, dopo la demo, abbiamo deciso che era giunta l'ora di un full length album, ma durante il processo di registrazione, piuttosto lungo, le problematiche legate alla vita quotidiana, ci hanno portato ad imboccare sentieri e strade opposte, tanto che la musica è passata in secondo piano, e quei brani non hanno mai visto la luce del giorno.
Comunque mai dire mai, abbiamo ancora in programma di completare quel lotto di brani e renderli disponibili, solo che vorremmo essere sicuri di avere un folto numero di follower, prima di spiccare il grande salto.
Quindi, non avete ma ricevuto un'offerta seria per la pubblicazione del disco?
Lo vorremmo rendere disponibile pubblicandolo ufficialmente, ma con una casa discografica alle spalle. A livello economico siamo rimasti bloccati cercando di finanziare tutto da soli, ma siamo arrivati al punto di non avere più le risorse per poterlo fare.
Sei ancora in contatto con Paul e Mike.
Siamo ancora in contatto e da tempo nutriamo l'idea di una reunion. Paul è l'insegnante di chitarra di mio figlio Dominic. Non riesco a pensare a nessun insegnante migliore di Paul. È un istruttore straordinario.
Mike in realtà è il mio attuale cantante dei Metropolis, una cover band dei Dream Theater attiva dalle nostre parti, abbiamo potuto riunire ancora una volta i nostri talenti, la sua è ancora sorprendente enuina.
Guido si esibisce ancora regolarmente nella scena club locale.
Pensi che con l'utilizzo di nuove tecnologie e dei social network come Facebook, la storia per i Coda potrebbe essere diversa oggi?
Sono sempre fiducioso del fatto che anche oggi potremmo usare Facebook come un modo per ottenere un rinnovato interesse per la band e per la musica che abbiamo prodotto, anche qui mai dire mai.
Cosa puoi dirci sulla tua nuova band gli Imminent Sonic Destruction?
Non sono molto dissimili alla mia precedente esperienza musicale, anche con loro si è creata una fantastica alchimia artistica, è naturale suonare e comporre musica. Il livello di abilità musicale è molto alto, mi piace molto.
Pensi che questa band possa considerarsi come l'altra faccia di una stessa medaglia?
Gli Imminent tendono a scrivere musica molto più elaborata e complicata di quella dei Coda, ma credo che se avessimo continuato a suonare e a comporre assieme, anche i Coda sarebbero arrivati a scrivere brani eccelsi.
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