Ci sono band la cui esistenza artistica è messa alla prova da difficoltà che ne mettono in discussione l'esistenza stessa, ma la loro tenacia, la loro perseveranza, congiunti a quella passione innata per la musica suonata e concepita, sono, a volte, più forte di ogni momento buio attraversato.
tutto questo gli americani Ion Vein lo sanno benissimo, non a caso la formazione con base operativa in quel di Chicago (Illinois), e' tornata al disco in studio dopo aver attraversato un periodo di pura stasi mediatica, coincisa con la doppia sostituzione del vocalist ma, nonostante tutto, i nostri sono riusciti nuovamente a portare alla luce un nuovo album, l'enigmatico sin dal titolo "IV", il quale riesce a restituire quella credibilità, e quella valenza artistica, che sembravano oramai solo un vecchio ricordo sbiadito. Parola al chitarrista Christ Lotesto.
Intervista raccolta da: Beppe Diana
Ciao Chris, iniziamo l'intervista facendo un passo indietro, dopo la pubblicazione di un capolavoro come "Raigning Memories" molti di noi si aspettavano una vera e propria consacrazione dalla band, cosa è veramente successo agli Ion Vein? Perché abbiamo dovuto aspettare dieci anni per avere un vostro nuovo disco?
Ciao Beppe e un saluto a tutti i tuoi lettori, è bello poter rispondere alle vostre domande!
Beh, sinceramente, tutti noi ci aspettavamo grandi cose dopo aver pubblicato un disco come quello, ma gli addetti ai lavori nel campo dell'industria discografica, la pensavano diversamente, anche perchè gradualmente, tutti quelli che si erano interessati alla band, uno alla volta hanno spiegato le vele verso altri porti. Abbiamo suonato molto dal vivo per supportare l'uscita del disco per qualche anno, ed assieme al nostro nuovo batterista Chuck White, nel dicembre 2003, abbiamo iniziato a scrivere materiale per un album che abbiamo finito nell'autunno nel 2004, ed iniziato a registrare nel 2006.
Tutte le tracce di base erano finite nella primavera dello stesso anno. Riascoltandolo abbiamo capito che c'era qualcosa che non andava nel cantato del nostro precedente vocalist Russ Klimczak, e questo ci ha messo i bastoni fra le ruote per diverso tempo.
Sapevamo che sarebbe stato difficile sostituirlo, infatti ci abbiamo impiegato 18 mesi quando abbiamo finalmente trovato un singer che sembra essere il suo degno sostituto. Con lui alla voce abbiamo suonato in diversi contesti dal vivo, abbiamo ri-registrato tutte le tracce vocali, ma quando tutto sembrava andare bene, ha cominciato a cambiare d'umore fino a quando non abbiamo capito che, lavorare con lui, era quasi impossibile.
Per fortuna, nel gennaio 2010, il mio caro vecchio amico Scott Featherstone, già con gli Enertia, mi ha contattato sapendo che eravamo senza cantante, ed abbiamo cominciato a lavorare a lungo assieme facendo la spola fra Chicago e New York dove lui risiede. Purtroppo anche il nostro produttore Neil Keronon ci ha messo del suo, rallentando ancora l'uscita del disco. Come puoi immaginare è super impegnato. Alla fine abbiamo potuto terminare la registrazione e pubblicare il disco grazie alla distribuzione della Mortal Music nella primavera del 2014.
Parliamo appunto della produzione del maestro Kernon, come è stato lavorare in studio con lui dietro alla consolle?
Lavorare con Neil è sempre una soddisfazione immensa! Fin dalla prima volta che ho parlato con lui al telefono per lavorare sul precedente disco della band, abbiamo avuto un'ottima sintonia, e credo che questa nostra armonia si sia riversata in positivo sulle tracce del nuovo disco. È incredibile, un uomo di talento non solo come produttore ed ingegnere, ma anche come musicista. Ci ha spinti tutti a
raggiungere un nuovo livello. Avevamo tante grandi idee che hanno contribuito a rendere gli arrangiamenti ancora più particolari e sofisticati. Siamo molto orgogliosi della sua collaborazione.
Abbiamo messo in campo una buona pre-produzione sotto la sua guida, questo fino a quando non abbiamo ritenuto che avevamo una direzione chiara su tutte le canzoni. Idee chiare e mente elastica ci hanno portato ad ottimi risultati come nel caso di "This is Me" nella quale Neil ci ha fatto capire che secondo lui, la parte del bridge doveva essere il coro, e non il contrario. Questa trovata ha portato il brano ad un'altra dimensione.
Capisco, quindi pensi che “IV” sia la tua opera più completa realizzata fino a questo momento, o credi che ci siano alcuni aspetti che, in seconda battuta, sarebbero potuti riuscire meglio?
Personalmente sento che questo è il nostro lavoro più completo in termini di composizioni, amore verso la musica ed energia che cerchiamo di trasmettere nel disco.
Ovvio, come artista ho anche io la percezione che ci sono alcune cose che avremmo dovuto fare diversamente, ma se ci fossimo fermati ad ogni piccolo dubbio, il disco non sarebbe mai uscito, haha!!!
Il vostro è il classico album che non stanca mai, nonostante i ripetuti ascolti si riescono a captare e a scoprire diverse atmosfere che lo rendono sempre affascinante, questo mi fa comprendere che gli Ion Vein del nuovo corso sono diventati una macchina perfetta....
Grazie, le tue parole hanno un significato davvero molto importante per noi, soprattutto considerando quanto tempo ci abbiamo impiegato per la pubblicazione!
Avevamo molte idee quando ci siamo messi a comporre, anche se, alla fine, abbiamo registrato solo queste dodici canzoni, anche perchè ogni singolo passaggio è stato analizzato in modo maniacale. Ogni riff e ogni lirica sono state messe “alla prova” e se non ci convincevano, venivano immediatamente scartate.
Si, siamo stati molto rigidi con noi stessi, volevamo che questo album rasentasse la perfezione, e dalle tue parole ho capito che ci siamo quasi riusciti.
Nei vostri testi si percepisce il senso della speranza che ognuno di noi dovrebbe avere, il classico "vedere la luce alla fine del tunnel", potresti dirci qualcosa sulle vostre liriche?
Mi fa piacere sentirtelo dire! Ho sempre creduto che le liriche dovessero ispirare e dare un senso di speranza o un modo per relazionare le parole di un testo con le nostre vite, per aiutarci quando ci sentiamo abbattuti o quando i tempi sono letteralmente più difficili. Il mio approccio è sempre stato configurato attraverso gli occhi della vita reale, niente aforismi o retoriche particolari.
Volendo scendere nei particolari che cosa puoi raccontarci del significato intrinseco di brani come "Enough" e "Face the truth" che sembrano legati da un ipotetico filo di Arianna?
Non sembrano, lo sono!!! Entrambe trattano situazioni di vita vissuta, e sono contornate da propfondi sentimenti umani, in più sono fra quelle che preferisco suonare dal vivo.
"Enough" è stata la prima canzone scritta per il nuovo disco. Stavo sperimentando delle nuove tonalità quando l'ho composta, è nata così di getto, ed ha subito funzionato.
A livello lirico, entrambe le canzoni sono state ispirate da vicende accadute ad un nostro amico il quale stava attraversando un periodo difficile dopo la rottura con la sua ragazza.
Anche se lo stile della band continua a “flirtare” con l'US Prog Metal, nei nuovi brani si può ascoltare un approccio più oscuro e tacitamente moderno, cosa puoi dirci in merito?
È davvero un'osservazione fredda la tua, ahhah! Penso che tutto sia dovuto ad una naturale evoluzione portata avanti nel corso degli anni, alla quale aggiungerei da una parte le frustrazioni leate al business musicale, e dall'altra gli esperimenti fatti cercando di adottare accordature diverse per ottenere un suono più pesante. Tutto questo ha contribuito ad infondere quel mood dal sapore moderno. Ma siamo sempre noi, il nostro approccio progressivo è ben evidente in ogni singola composizione.
So che è difficile per te doverlo ammettere, ma quali sono le differenze più eclatanti rispetto ai primi due album pubblicati a cavallo fra gli anni novanta ed il nuovo millennio? Pensi che la band sia cresciuta nell'ultimo lustro?
Oh wow, sì, penso che siamo maturati molto negli ultimi anni. Siamo cresciuti sia come persone che come musicisti, e le diverse esperienze vissute, siano esse positive che negative, hanno contribuito a stimolare la nostra crescita.
Credo che la più grande differenza sta nel fatto che il disco nuovo ha un approccio più focalizzato sul songwriting.
Abbiamo davvero fatto uno sforzo ingente e concreto per assicurarci che le nuove canzoni avessero quello di cui avevano bisogno.
Per cui, anche se alcune parti suonavano perfette sia a livello armonico che atmosferico, abbiamo voluto mantenere un approccio volutamente “in your face” per garantire al massimo l'impatto fisico di tutto il comparto compositivo.
Come e in che modo è cambiata la scena musicale negli states dai tempi dei Latent Fury?
Ahahah, sono contento che ti ricordi dei Latent Fury! La scena heavy qui da noi è sempre stata difficile, anche se abbiamo vissuto un momento di gloria fra la fine degli anni ottanta ed i primissimi anni novanta.
Ed è sopratutto la situazione per la musica dal vivo che non è poi così buona come in quegli anni.
Detto questo, penso che ci siano molti più promotori oggigiorno che aiutino le piccole/medie realtà ad organizzare dei veri e propri mini tour attraverso il nostro paese rispetto al passato, e questo è un bene per l'intera scena.
A proposito dei Latent Fury, non sei interessato a una ristampa del vostro primo demo? Avete altre composizioni a parte le tre presenti in quel nastro?
Mi sono riunito con i ragazzi della band qualche anno fa con la speranza di ritrovare lo spirito, e con questo anche le bobine dei nastri originali della demo di quelle tre canzoni, e magari registrarne alcune nuove, che non sono finite nel nostro primo lavoro.
Ma è difficile stare dietro ai nostri impegni, gli orari di lavoro, ed il fatto che viviamo così lontani l'uno dall'altro, non ci è sicuramente d'aiuto.
Devi sapere anche che “Static Vision”, “The Bride of Dawn”, e la title track di “Beyond Tomorrow”, dal primo disco degli Ion Vein, erano originariamente canzoni che avevo scritto per i Latent Fury.
So che potrebbe suonare strano, ma quale è lo scopo principale della band?
Sperare di andare in tour in Europa, ottenere ottimi riscontri con le vendite del disco che siano in grado di garantire un nuovo album, o entrambi?
Quelli che hai enunciato sono sempre stati gli obiettivi della band, soprattutto venire a suonare in Europa, ma dovremmo vedere come si sviluppano le cose, capire se c'è qualche interesse intorno alla band per poter sperare di essere invitati a suonare in qualche festival.
Nel 2019 saranno venti anni dalla pubblicazione di "Beyond Tomorrow", so che è uno strano pensiero, ma spero che le cose per la band possano cambiare in meglio per quell'anniversario.
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