Speciale - Epitaph (Parte prima)



Prima formazione tricolore ad essere presa sotto esame in questa sorte di viaggio onirico all’interno di una scena musicale che purtroppo non c’è più, ma che continua a vivere nella memoria e nell’immaginario di chi, quella scena l’ha vissuta intensamente sulla propria pelle.
E come prima tappa ci spostiamo verso l’est dello stivale, un’area geografica che da sempre ha visto un prolificare di giovani leve dedite al culto della sacra fiamma dell’heavy metal più integerrimo ed incondizionato, come la splendida Verona forse a torto considerato un avamposto di secondo piano, andando alla ricerca delle radici del genere più anticonformista per eccellenza come il doom metal, per scoprire l’operato di formazioni di assoluto valore artistico che rispondono al nome di Black Hole, All soul’s day, Sacrilege ed Epitaph.. 

Speciale a cura di Beppe "HM" Diana

Già, per uno strano caso del destino, tutte le band da me citate, provengono tutte dall’area metallica veronese, capoluogo che, nonostante la visione patinata che noi tutti abbiamo di “città degli innamorati”, ha da sempre covato fra i propri meandri, la passione per l’ignoto e per il male, inteso come espressione filosofica e musicale, amore che, sempre più spesso, è sfociato nella realizzazione di ottime espressioni musicali come nel caso dei grandiosi Epitaph appunto.
Di sicuro una delle migliori realtà italiane che il filone metallico del nostro paese ricordi, gli Epitaph si formano a Verona sul finire del 1989 dalle ceneri dei già citati Sacrilege, formazione con una demo con cinque brani all’attivo, grazie all’amicizia che legava il chitarrista/bassista Nicholas Murray (Nicola Murari) e il batterista Luther Gordon (Mauro Tollini), in precedenza fra i ranghi dei Black Hole del vocalist Robert Measles (Roberto Morbioli).
La sinergia alchemica che si viene a creare fra i tre è tale che decidono di dare vita ad una nuova band che, partendo dalle reminiscenze gotiche e oscure della band madre, riuscisse in qualche modo ad incarnare in pieno il sound e l’attitudine musicale e teatrale di band come Black Sabbath,Trouble,Saint Vitus naturalmente, e per fare questo, chiamano a se il bass player Andrea Picchi , ed il cantante Giampero Tomezzoli.



Mark I - “The lord of Evil”
Con una line-up così composta, l’esordio non si fa attendere più di tanto, infatti dopo qualche mese dalla formazione, nella primavera del 1990, la band incide il fondamentale demo “The lord of Evil”, cinque brani più intro, di atmosfere sulfuree e darkeggianti che non possono non ricordare le lezioni impartite dai maestri Death SS, Goblin (provate ad ascoltare l’intro malefica, e mi saprete dire, NdBeppe), Saint Vitus e tutto il movimento dark metal inglese con Quartz e High Tide in primis!!
Brani dal forte sapore evocativo come “Necronomicon”, o la splendida “Epitaph”, danno solo una vaga idea delle potenzialità artistiche della band, potenzialità che esplodono letteralmente in brani dall’incedere oscuro e cavernoso come “The night”, song degna del Sabba nero per antonomasia, ma soprattutto la title track “The lord of Evil” che chiama in causa direttamente gli Angel Witch del maestro Kevin
Heybourn, grazie ad un chorus esplosivo, partiture
chitarristiche davvero lisergiche e tappeti tastieristici degni del miglior Paul Chain.
Con un track set di questa portata, il successo, seppur circoscritto alla sola Italia, non tarda ad arrivare, ma quando tutto sembra filare per il verso giusto, grazie anche ad un’intensa attività live, la band cambia ancora una volta fisionomia.

Mark II - “Sacred and prohane”
Infatti, il chitarrista Nicola Murari lascia la band per accasarsi presso i più quotati A.C.T.H., il bassista Andrea Picchi, da piena forma e sostanza ai suoi All Souls Day, così che le parti di basso passano nelle mani del vocalist Giampiero Tomezzoli, mentre entrano a fare parte degli Epitaph dapprima il chitarrista Massimo "Macley" Dal Frà, già in forza agli Icy Steel, hard rock band famosissima nel circuito veronese, e in seguito il dotatissimo vocalist Fabio Fiocco.
Pian piano la band riprende con vigore e decisione l’attività live, da segnalare la partecipazione ad eventi di grossa portata come il festival veronese “Rockestate” e il premio “Rugantino”, che se non altro aiutarono a consolidare la coesione con i nuovi acquisti.
Ma dovremmo aspettare sino al 1992 per riascoltare un nuovo lavoro degli Epitaph. Infatti, in quell’anno i nostri danno vita ad un altro capitolo della loro storia discografica, pubblicando il mastodontico “Sacred and prohane”, un demo che mostra ancora una volta la crescita artistica del combo veronese.
Si, anche perché il dark tout court ed ossiniaco del primo lavoro, ha lasciato spazio ad un doom metal molto più elaborato e strumentalmente arricchito dall’apporto dei nuovi elementi che marchiano in maniera indelebile il nuovo lavoro.
Così, sin dalle note dell’opening track “Behind the mirror”, il chitarrista Macley da piena dimostrazione della sua caratura tecnica, snocciolando un’insieme di riffs degni della vena compositiva di sua maestà Tony Iommi, innalzando un wall of sound davvero impenetrabile, mentre il vocalist Fabio Fiocco da par suo, con la sua carica espressiva innata, ed un’ugola al vetriolo che ricorda molto quella del miglior Sean Harris dei mai dimenticati Diamond Head, incanta, dando vita visioni inquietanti e orrori quotidiani.
“Out of nightmare” si apre con un bel arpeggio di chitarra, per poi sfociare in uno slow doom metallico davvero degno di nota, che lascia spazio alla splendida “Wiched lady”, di sicuro il brano più
riuscito del lotto, che fra reminiscenze di power metal e partiture più easy, si staglia in testa sino a rosicchiarti il cervello cellula dopo cellula.
Così, tocca alla title track “Sacred and prophane”, che ci restituisce ai nostri il dark sound degli albori, chiudere un lavoro che in molti ricorderanno come uno dei migliori mai partoriti dalle nostre parti. Una musica rarefatta e sospesa, tetra ed arcana allo stesso tempo, questo il marchio di fabbrica che gli Epitaph coniarono con le proprie composizioni, dando ancora una volta prova di essere una delle migliori metal band italiane di sempre, e le innumerevoli apparizioni live al fianco dei vari X-Hero, Dark Age e Mortuary Cell, lo dimostrarono in pieno.



Mark III - “Mental Walls”
Intanto nasce anche un’associazione, chiamata Riflessi sonori, e gestita dal fratello del vocalist, ovvero Gino Fiocco, per supportare le iniziative della band nella sua crescita artistica sfociata ancora una volta nella realizzazione di un ennesimo demo dal titolo alquanto emblematico di “Mental Walls”, una sorte di viaggio all’interno della psiche umana, che già dalla copertina così tetra ed ambigua, raffigurante un bimbo in lacrime, lasciava poco spazio all’immaginazione.
Sicuramente, ci troviamo di fronte al lavoro più completo mai partorito dai nostri, in cui la band, in continua evoluzione artistica, da prova della sua classe ed esperienza, e dove il doom ed il classic metal, nell’eccezione più pura della parola, trovano il loro connubio migliore, il tutto esaltato da una produzione davvero stupefacente e da un trittico di brani davvero esplosivi.
Così, per dimostrare l’avvenuta crescita artistica, la band stavolta pone come brano d’apertura, addirittura una suite di 12 minuti, un compendio di estasi sonora, fra parti rallentate, momenti più heavy, e porzioni di musica etnica, grande il solo di sitar posto in apertura che rende la suite ancora più oscura e misteriosa, con la prima parte “The loser one” molto più cadenzata e di classico stampo doomy, alla quale fa da contr’altare il ritmo forsennato di “Crystal minds”, contraddistinto dall’eccelso lavoro dietro ai tamburi del leader Mauro Tollini, insomma una song da ascoltare…
“The battle of inside”, molto cupa e tenebrosa è una dark song sino al midollo, contraddistinta da riffs pachidermici, veri mammoth sonori, sui quali si staglia un cantato evocativo capace di disegnare arcane liturgie e visioni espressive ed inquietanti degne del miglior Tony Hill (High Tide, NdBeppe), mentre “S.I.N.S”, molto più catchy ed orecchiabile, è la classica riproposizione dei dettami impartiti dai maestri Mercy, Nemesis e Candlemass , quelli di “Solitude” tanto per intenderci, brano che nella sua interezza rappresentava al meglio il lato melodico espresso dai nostri, e che gli permise di partecipare al primo volume della compilation Area Sismica in compagnia di band come X-Hero, Wartrains, White Skull e altri.
Senz’ombra di dubbio, il 1994 fù l’anno di maggior splendore per la band, che dopo “Area Sismica2, firmano una sorta di contratto di management con la “AM song” di Mirko Galliazzo (ex vocalist degli X-Hero), che li mette in contatto con la nascente label ligure Underground Symphony, alla quale cedono la splendida “Beyond the mirror” per il primo, ed unico, volume delle compilation marchiate U.S.
I contatti così come i concerti raddoppiano, e pare che dei nastri degli Epitaph arrivino addirittura a Berlino, città dove ha sede all’epoca la celebre Hellbound records etichetta specializzata in dark e doom metal, ma quando tutto sembra filare per il verso giusto, alcuni ripensamenti ed incertezze, mettono la parola fine al progetto Epitaph.
Il vocalist Fabio Fiocco, si riproporrà, ma ad un pubblico differente e con ambizioni diverse, prima con i Terra Madre, band in cui pare abbiano suonato per un beve periodo alcuni membri degli Epitaph, e poi come solista e cantautore di musica pop.
Improvvisamente nel 2006 cominciano a circolare voci insistenti di una reunion ufficiale della band e......




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