Spitfire MKIII - Shadows from the past

 


Torna nuovamente a brillare d’una intensità raggiante la stella del firmamento degòli Spitfire, formazione storica dell’area veronese che, a quasi dodici anni dal precedente lavoro in studio, l’interlocutorio “Time and eternity”, si ripresenta ancora una volta ai nastri di partenza con un nuovo lavoro, il nostro album del mese “Shadows Phantoms Nightmares” il quale ha tutte le carte in regola per sancire il ritorno in grande stile di una formazione più motivata e desiderosa che mai, pronta a rituffarsi a capofitto nella mischia, con la consapevolezza, questa si, che non tutto è andato veramente perso per sempre.

Intervista raccolta da Beppe “HM”Diana

Ciao ragazzi e grazie di cuore per il tempo che ci state dedicando. Quale è lo spirito all’interno della band oggi alla vigilia di una nuova avventura chiamata SHADOWS PHANTOMS NIGHTMARES?

Giga: Ciao e grazie a te! Oggi lo spirito è sempre alto per quanto riguarda la musica che ancora riusciamo a produrre. Dopo tanti anni essere riusciti a scrivere queste 12 nuove tracce ci ha sicuramente fatto rivivere i bei tempi e quindi ci ha aiutato a ritrovare noi stessi, in un momento non facile per chiunque.

Stefano: Ciao Beppe. Direi che siamo sempre combattivi al massimo, e questo disco spero possa testimoniare quanto sia per noi importante la musica.

Dodici lunghissimi anni sono intercorsi fra il nuovo album e il precedente "Time and Eternity"; che cosa è successo in tutti questi anni di apparente silenzio mediatico? Credo che il vostro operato in seno ai Danger Zone e agli EX, abbia influito parecchio...

Giga: le bands che hai citato ci hanno sicuramente impegnato non poco, però io e Stefano siamo amici da moltissimo tempo e quindi tra un concerto e l’altro, tra un disco e l’altro e altre attività artistiche (vedi i libri scritti da Stefano, per esempio) e la famiglia, gli SPITFIRE sono sempre esistiti: ogni volta che era possibile continuavamo a parlare del successore di Time and Eternity; il periodo del lockdown ha sicuramente contribuito a far sì che questo nuovo lavoro si concretizzasse.

Stefano: Sì è vero, le nostre rispettive band ci impegnano parecchio, in questi anni abbiamo fatto concerti su concerti e anche fatto uscire vari dischi. Però SPITFIRE c’è sempre e corre in parallelo a queste attività principali, infatti per esempio nel 2016 è uscita la versione in vinile di Heroes in the Storm, per la Pharagon Records.

Il nuovo album vede dietro le pelli il contributo del nuovo drummer Luca Giannotta, vi andrebbe di presentarcelo? Come mai la scelta è ricaduta proprio su di lui e, se non è troppo, che fine ha fatto, artisticamente parlando, il buon Gaetano Avino storico batterista di lungo corso della band?

Giga : Durante la scrittura dei brani appunto durante il lockdown, io e Stefano abbiamo lavorato tantissimo scambiandoci idee e arrangiamenti, tutto ovviamente tramite computer, via mail, ecc. Gaetano non è mai stato un compositore e quindi forse si è trovato a disagio non interagendo alla vecchia maniera (sala prove, ecc.)e a un certo punto, semplicemente, nonostante lo abbiamo cercato, non lo abbiamo più sentito. Quindi siamo stati costretti a trovare un sostituto e la scelta è caduta su Luca, che è un amico di vecchia data oltre che ottimo batterista. Per il resto, è giusto che sia lui a presentarsi. 😉

Luca: Giacomo e Stefano li conosco da più di 40 anni, ci frequentavamo grazie ad amicizie comuni e ascoltavamo del sano metal (Iron, Judas, Saxon), anche grazie a loro due!Ho visto nascere gli Spitfire che hanno sempre fatto parte della mia vita musicale fin dai primi anni 80 quando ho iniziato a suonare la batteria. Come avrei potuto dire di no quando mi hanno contattato con questa proposta indecente?

Quando e come sono nate le idee che portano ai nuovi brani? Cosa potete raccontarci del processo di song writing del nuovo disco? E’ stato più fluido che in passato?

Giga: Come accennavo prima il grosso è stato fatto durante il lockdown. Avevamo tre brani già pronti da molto tempo, almeno nell’idea principale, e abbiamo provato a partire da lì, cercando di continuare con il mood dato da questi primi pezzi. Non è stato facile lavorare a distanza, ma almeno in questo la tecnologia ci ha aiutati molto e una volta capito come potevamo procedere tutto è arrivato abbastanza velocemente. Stefano aveva una montagna di riff, alcuni dei quali recuperati da vecchio materiale degli anni ‘80, io avevo qualche brano abbozzato e quindi confrontando i nostri stili si è arrivati a un demo convincente.

Stefano: Abbiamo cominciato a parlare di nuovi pezzi nel 2017, quando abbiamo visto che c’era ancora qualche vecchia canzone mai registrata che ci sarebbe piaciuto riproporre in versione aggiornata. Da lì il progetto ha preso vita giorno per giorno, senza fretta.

Come sono nati brani del calibro di “Screaming Steel” e “Sign of The Times” che sembrano fatti per essere suonati live? 

Giga: Screaming Steel era uno dei brani scritti parecchio tempo fa ma che non avevamo appunto concluso. Adesso siamo molto contenti dell’arrangiamento e del risultato finale, anzi per quel che mi riguarda uno dei miei brani preferiti in assoluto. Sign of the Times invece era un brano che avevo io nel cassetto, originariamente proposto ai Danger Zone ma con un arrangiamento completamente diverso, mentre adesso con i riff aggiunti da Stefano ha acquisito un’atmosfera molto diversa dall’idea iniziale, ma che mi ha soddisfatto moltissimo. Era perfetto per l’album perché, pur mantenendo un approccio metal classico, ha un tocco di modernità soprattutto nelle melodie che è perfetto per l’idea finale dell’album.

Stefano: Su entrambi i brani è stato fatto un grosso lavoro di arrangiamento; Screaming Steel era un pezzo del 1982, poi rifatto nell’84, in quegli anni molto suonato live. Abbiamo eliminato alcune ingenuità (allora eravamo ancora ragazzini), per poterla finalmente proporre in una forma completa. Sign of the Times è stato invece il risultato dell’idea di Giacomo con una completa rivisitazione delle chitarre.

Si, ma come cita bene la biografia di presentazione del disco il brano che meglio identifica lo spirito dei “nuovi” SPITFIRE è “Beauty VS Beast”, ideale ponte tra passato e presente, dico bene?

Stefano: Sì, ci sono alcune canzoni che risentono di tutte le nostre esperienze come musicisti maturate in questi ultimi dodici anni; Beauty VS Beast è una di quelle, ma il vecchio e il nuovo si fondono insieme, anche in altri pezzi del disco.

Quanto vi è mancato il palco in tutto questo lungo periodo visto che gli SPITFIRE sono, da sempre, una band che dà il massimo proprio on stage?

Giga: Sicuramente tantissimo ma in realtà non potevamo farci nulla causa la pandemia… poi SPITFIRE è appunto una “bestia” che sia io che Stefano abbiamo nel DNA. Dovevamo, a parte la pandemia, comunque seguire le nostre altre band; però l’occasione è arrivata proprio nel momento giusto, in cui potevamo concentrarci sul progetto del nuovo album.

Stefano: Come SPITFIRE le apparizioni dal vivo sono in effetti state molto centellinate, sempre a causa del grande impegno che mettiamo con EX e Danger Zone. Però ultimamente abbiamo fatto anche un po’ di sala prove, in previsione della promozione del nuovo album, e abbiamo anche fatto un’apparizione live al festival Isola Rock.

Divisi fra impegni familiari, lavorativi e scazzi vari, che genere di difficoltà avete dovuto superare per portare a termine le registrazioni del disco?

Giga: A parte la preproduzione fatta a distanza, che ha portato più che altro a ore e ore di lavoro in solitaria (e nel mio caso anche notturne), una volta dato il materiale del demo a Fabio Serra (che ha curato la produzione in studio) il difficile è stato appunto registrare. Io non abito più a Verona e comunque gli impegni soprattutto familiari hanno avuto la precedenza. Trovare il tempo di andare a Verona e registrare “quasi” al primo colpo non è stato facile. La cosa positiva però è che si è guadagnato moltissimo in spontaneità e tutto quello che avevamo dentro lo abbiamo sputato in quelle ore di registrazione. E devo dire che il risultato finale mi ha piacevolmente colpito!

Il disco verrà pubblicato in versione fisica dalla Andromeda Relix in collaborazione con la Heart of Steel Records che curerà la versione digitale, una collaborazione sinergica legata alla vecchia scena musicale veronese dei bei tempi che furono...

Giga : Assolutamente! Per un momento avevamo pensato anche ad altri ma poi abbiamo convenuto che sarebbe stata la scelta migliore, per quello che è la nostra “storia”.

Stefano: Abbiamo una mentalità (e un’età) che ci ha portato a fare una scelta di lavoro “in famiglia”: per noi è molto importante confrontarci con persone con cui abbiamo un rapporto di stima e amicizia, oltre che professionale. Ecco il motivo della scelta di portare avanti questo progetto con Gianni Della Cioppa (Andromeda Relix), Mirco Galliazzo (Heart of Steel Records), Fabio Serra (Opal Arts Studio), Roberto Priori (Pri Studio, che ha seguito il mastering del disco). Tutte persone che conosciamo da trenta-quarant’anni e con cui abbiamo un solido rapporto di amicizia. 

 


Come al solito i testi della band, oltre a fornire molte riflessioni, stuzzicano non poco l’ascoltatore medio a documentarsi, io stesso non conoscevo la leggenda del Golem di Praga..

Giga: Il lavoro dei testi per me è stato forse quello più difficile. Non volevo scrivere nulla di complicato oppure troppo serioso e quando poi abbiamo pensato all’idea di un denominatore comune (quella dei film horror) questa cosa mi ha stuzzicato. Quindi alla fine l’album è una sorta di concept che prende spunto dai vecchi o addirittura dai primi film horror. Ma non solo: un film tipo Battle of Britain del 1969 (che ha ispirato il nostro brano The Eagles Are Laughing) è ambientato durante la seconda guerra mondiale… ma quale orrore è peggiore della guerra? Quanti incubi la guerra porta alle persone anche ai giorni nostri, purtroppo? Insomma, un concept che parla di incubi, di paure immaginarie ma anche di terrore antico e moderno, dove ho cercato di raccontare storie che potessero avere risvolti introspettivi e che potessero essere in qualche modo esorcizzate, presentandole da punti di vista inediti. Bisognerà ascoltarlo per capire che voglio dire. Le atmosfere, i suoni cambiano a seconda di quello che vogliamo trasmettere.

 Il cocchiere dell'artwork che accompagna il feretro al campo santo, simboleggia il tramite fra il passaggio dalla vita terrena a una nuova vita spirituale, espediente che in qualche modo rappresenta al meglio il nuovo corso in casa SPITFIRE, dico bene?

Giga: Sì ma ancora meglio vuole simboleggiare che quando non ci saremo più, quando arriverà la nostra chiamata, ci porteremo sempre dietro i nostri strumenti! D'altronde anche all’inferno a qualcuno piacerà l’heavy metal, o no?? 😊

Stefano: Il metal è la migliore colonna sonora da portarsi nell’Ade, ha ha ha! 

Come mai avete deciso di utilizzare dei colori molto scuri, quasi plumbei?

Giga: La copertina fa riferimento al brano Phantom Barrow (a sua volta ispirato a uno dei primi film horror della storia del cinema); volevamo una cover molto diretta che facesse capire subito che non suoniamo certo liscio. Come dicevo in precedenza, l’idea della morte che viene a prenderci ma raccoglie solo i nostri strumenti è anche un modo per esorcizzarla. In realtà vogliamo vivere ancora parecchio, ma quando non ci saremo più almeno la nostra musica accompagnerà chi ci ha voluto bene veramente.

Stefano: Visto il tema ricorrente in tutto l’album, ombre, fantasmi e incubi delle nostre esistenze, volevamo qualcosa che risultasse un po’ inquietante, ultraterreno, brumoso, imperfetto, per ricordarci che tutto è temporaneo e instabile.

Cosa vi aspettate dal nuovo album? Vendere un buon numero di copie o raggiungere nuovi appassionati della band?

Giga: Vendere assolutamente no! Se lo avessimo fatto per quello potevamo anche non fare nulla! 😊 Il disco racconta molto di noi, di tutte le influenze ed esperienze fatte durante tutti questi lunghi anni di rock/metal suonato in Italia, un paese che non ha mai apprezzato troppo questa musica (parlo di chi la promuove in Italia, non certo dei fans). Ci aspettiamo semplicemente che la gente lo ascolti: se piacerà, sarà la nostra più grande soddisfazione.

Stefano: Tutto quello che verrà da questo album sarà per noi positivo; già siamo molto contenti di essere riusciti a realizzarlo. Inoltre, essendo noi dei vecchi rocker, abbiamo scelto di spingere la versione fisica su cd, aggiungendo una bonus track che non c’è nella versione digitale. Per quello abbiamo scelto di differenziare leggermente le copertine del cd e del disco digitale.

Sapete se è prevista una versione vinilica? E visto che ci siamo, che ne pensi del ritorno in auge degli LP? La vendetta del disco nero che si è compiuta dopo oltre trentanni o cosa?

Giga: Al momento no, ma valuteremo più avanti, e se avremo delle richieste certo non ci tireremo indietro. Gli LP erano un’altra cosa, erano/sono grandi e quindi sono oggetti che possono valorizzare anche l’aspetto grafico di un prodotto. Se la grafica è bella ti sembra di avere un quadro tra le mani; ecco, in un certo senso l’LP è più un oggetto artistico, adesso come adesso. Non credo si potrà tornare indietro, la tecnologia porta sempre al futuro e purtroppo o per fortuna il futuro tenderà sempre a essere più veloce, più facile e più… piccolo! Quindi si, è tornato un po’ di interesse per gli LP, ma credo rimarrà sempre e comunque un fenomeno di nicchia.

La band ha cominciato a muovere i suoi primi passi agli albori degli anni ottanta, quindi mi pare di capire che, come musicisti o semplici appassionati, di acqua sotto i ponti ne avete vista passare, il cambiare delle mode, dei gusti musicali, band e atmosfere più volte rinnegate, ritornare in auge negli ultimi anni, non vi sembra tutto un grande paradosso?

Giga: Io credo che alla fine vince sempre la buona musica. Quando cominciano a mancare certi valori oppure la gente non si sente a proprio agio nel tempo in cui vive, spesso si cerca qualcosa che ti appaghi, magari anche solo per pochi momenti. Alcuni fanno scelte scellerate su come passare il proprio tempo, altri invece iniziano a pensare e cercare, e nel mio caso trovo che la musica attuale non mi rappresenti, o almeno non completamente. E’ giusto sia cosi, le nuove generazioni avranno altri interessi e mode da seguire se vogliono, ma non sempre questo vuol dire che siano migliori. Ai miei figli cercherò di insegnare il mio punto di vista, ma questo purtroppo non significa che tra dieci-vent’anni lo adotteranno. Siamo noi stessi che decidiamo cosa è meglio per noi, alla fine però se veramente come dici tu c’è un ritorno al passato per quanto riguarda la musica, questo non può che farmi felice.

Qual'è il vostro rapporto con la così detta musica liquida? Preferite acquistare pochi cd/lp dopo aver ascoltato qualche brano su youtube? 

Giga: Compro molto poco e se lo faccio compro solo cose “vintage” diciamo cosi. Se voglio ascoltare canzoni recenti preferisco ascoltarle online tramite i canali che la tecnologia ci offre (o ci propina). Per un musicista o artista non è certo bello svendere la propria opera in questo modo ma senza nessuno che regolamenti questo problema purtroppo non vedo altre alternative per promuovere una qualsiasi attività artistica. O ti adegui o sei fuori… Ovviamente lo accetterò fino a che tutto questo non mi farà veramente schifo… poi vedrò 😉

Stefano: Anch’io attualmente ascolto poca musica “comprata”, se non per qualche etichetta indipendente che supporto da tanti anni. Per il resto, radio e ascolti su yotube. Lo so, è un peccato, ma tra una cosa e l’altra mi rimane veramente poco tempo per questo, tempo che decisamente preferisco dedicare alla mia musica. Detto questo, sono ben consapevole delle modalità attuali di fruizione della musica, ma non mi lamento, non accuso il sistema, ecc. Ogni epoca ha le sue peculiarità relative al consumo di musica, non ci si può fare nulla. Quindi mi dedico completamente alla musica originale delle mie band, e avanti sempre, senza stare tanto a recriminare, che serve a poco.

Quant'è difficile portare avanti un progetto musicale come il vostro, quando suonare in una band non ti permette nemmeno di pagare le bollette di fine mese? Quanta passione, quanta pazzia e quanta dedizione ci vogliono oggigiorno per suonare heavy metal in un paese da sempre al confine come il nostro?

Giga: E’ difficile a seconda di quanto sono le tue aspettative. Negli anni ‘80 quando “sognavamo” di diventare delle rockstar era più frustante. Dio solo sa quante bestemmie e quanto mal di stomaco ho avuto con i Danger Zone quando sapevamo che doveva arrivare la telefonata giusta ed invece non arrivava mai. Abbiamo fatto di tutto, rinunciando a tutto e dedicandoci al conseguimento del risultato e abbiamo sofferto. Certo se fosse andata bene non saremmo qui a parlarne però è andata come è andata. Adesso dopo molti anni guardandomi indietro sono felice comunque di quello che ho fatto allora, ho vissuto situazioni che molti avrebbero voluto vivere e questo mi basta. Con SPITFIRE avevamo iniziato ma ci siamo poi persi un po’ di vista per colpa del destino, ma quando abbiamo ripreso a fare musica lo abbiamo fatto senza avere nessuna pressione psicologica e cosi continua anche oggi. Ci divertiamo a comporre musica e non avendo aspettative, se non quelle di sperare che a qualcuno piaccia quello che facciamo, si vive più serenamente 😉

Stefano: E’ una situazione che vivo senza stress. D’altronde su quello che non si può cambiare non abbiamo nessun controllo. Per i gruppi di base, o underground o come li si vuole chiamare, non è mai cambiato nulla: solo sacrifici a fronte di piccole passeggere soddisfazioni, che però contribuiscono a creare lo status di una band. In quarant’anni di vita nella musica non è cambiato praticamente nulla, nemmeno la determinazione a portare avanti i miei progetti. Non è un caso che sono uno SPITFIRE da quarant’anni e un EX da venticinque anni, è solo questione di credere in quello che si fa, finché quello che fai ti dà piacere e soddisfazione.

Giga, come ed in che maniera concepisci la parola “successo” dopo tutto questo tempo visto che sul finire degli anni ottanta hai avuto la fortuna di vivere per qualche anno il così detto “sogno americano”?

Giga: Appunto credo che nel mio caso il successo personale sia appunto quello di aver vissuto “pericolosamente” quegli anni, situazioni belle e brutte, atmosfere ed esperienze che non torneranno mai più ma che fanno indissolubilmente parte della mia persona. Se invece avesse preso un’altra strada forse avrei visto un altro tipo di “successo”, ma chi può dire che non sarebbe potuto essere peggio di come invece è andata?

Rispetto a qualche anno addietro la scena classic metal sembra in netto recupero, ogni settimana vengono pubblicati decine e decine di dischi da ogni parte del mondo, qualcuno ha addirittura ipotizzato la nascita di una New Wave Of Traditional Heavy Metal, tutto sto pippone per chiedervi solo una cosa, dateci tre buoni motivi per cui un ipotetico follower della scena odierna debba avvicinarsi agli SPITFIRE e al loro disco, acquistarlo senza poi doversene pentire in seconda battuta.

Giga: Be’ credo che un valido motivo possa essere che appunto agli inizi già c’eravamo (almeno in Italia), oppure che alla soglia dei 60 anni potrebbe essere l’ultimo album prima di andare in pensione?? Ahaha😉 Guarda, spero che chi lo acquisterà possa solo dire che è un buon album con delle buone canzoni. Poi tra 1-2 anni (o forse prima) penseranno e ascolteranno giustamente altro. E poi magari tra 20 anni qualcuno lo ristamperà perché si ricomincerà ad ascoltare vecchio materiale. Chissà chissà. L’importante è che la gente capisca che ascolteranno sempre un album fatto con tanta passione e amore per il metal!

Stefano: Mmm, tre buoni motivi? 1) lo facciamo da sempre e quando abbiamo iniziato in qualche modo abbiamo aperto strade del rock inedite in Italia (noi e tutti i primi gruppi della NWOIHM); 2) lo facciamo tuttora con lo stesso entusiasmo e la stessa passione di allora; 3) SE agli inizi eravamo dei ragazzini appena sufficienti a livello tecnico, questo disco raccoglie invece tutte le nostre esperienze di musicisti fatte finora, esaltate da uno spirito rock che non si è ancora estinto.

Tu e Stefano siete oramai assieme da più di trent’anni, una vita, cosa pensano le vostre rispettive famiglie di questo rapporto che va ben oltre la semplice amicizia?

Giga: Ci siamo sempre rispettati qualunque siano state le difficoltà e ci siamo sempre capiti. Le nostre famiglie sono orgogliose di questo, rispettano la nostra amicizia e anzi dobbiamo ringraziare noi loro per il grande sostegno! Se le famiglie non ci supportassero probabilmente avremmo smesso da tempo, sprofondando in un mare di tristezza. 😊 Invece per fortuna le nostre famiglie sono le prime che ascoltano e ascolteranno sempre in anteprima le nostre creazioni.

Stefano: Le persone che ci stanno vicino sanno che per noi la musica, la nostra musica, è importantissima, vitale. Dobbiamo solo ringraziare per questa comprensione e per l’appoggio che riceviamo in questo.

Ok, siamo veramente alla fine, vi lascio carta bianca per i saluti finali¦

Giga: Che posso dire di più se non ringraziare persone come te/voi che siete spinte principalmente solo da grande passione. Grazie di cuore per il vostro tempo e speriamo di ritrovarci magari tutti a qualche concerto, nostro o di altre band italiane che “ci provano” ogni fottuto giorno!

Stefano: Grazie Beppe per il tempo dedicatoci, ora e in passato, e grazie a tutti quelli che ci hanno seguito, ci seguono e ci seguiranno. Per noi il rock è libertà, e la libertà è il bene più prezioso che abbiamo in questo veloce passaggio terreno. E poi, per dirla con gli Stones: It’s only rock’n’roll, but we like it!

SPITFIRE MkIII FB official page


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