Sicuramente fra le migliori formazioni del vecchio continente legate ad una concezione tendenzialmente di natura epica, una delle poche a poter competere sullo stesso piano con le compagini americane più rinomate, i sassoni Attack sono rimasti per lungo tempo, e forse lo sono ancora, una band da autentico culto, anche perchè, nonostante nei primi anni della loro carriera le uscite ufficiali siano state prolifiche, il loro grado di popolarità non è andato mai oltre i margini underground, rimanendo relegata ad una posizione troppo marginale e da autentici sparring partner.
E questo soprattutto per “colpa”, o per volere, fate voi, del leader Ricky Van Helden, autentico funambolo delle sette note, nonché polistrumentista tutto fare, il quale, nel momento più propizio per la band, grazie anche all'operato di management della LIMB, ha deciso di isolarsi dal mondo discografico per, si è vociferato, gravi problemi familiari, lasciando la band in uno stato di stand-by che, oramai, si protrae da più di due lustri, con un album, il famigerato "Deadlocked", più volte annunciato e mai reso disponibile.
Edito nell'anno di grazia 1992 dalla Iceland records, label di proprietà della stesso leader della band, “Seven years in the past” è il quarto sigillo ufficiale per la storica formazione teutonica, quello che poteva ritenersi della svolta, senz'altro quello della definitiva consacrazione/maturazione di un percorso iniziato una decina di anni prima, nel quale l'ego dell'estroso musicista di origine olandese riesce a mettere a fuoco le sue innumerevoli velleità strumentali, rendendosi artefice di una prova da vero stacanovista delle sette note, producendo non solo l'intero album, ma ritagliandosi le parti di batteria, basso, flauto, chitarra acustia e, naturalmente, voce, lasciando alla coppia di asce formata da Peter Oko e Jens Petersen le parti di chitarra elettrica.
Il risultato finale è un album maturo, personale e variopinto, caratterizzato da un'intensità magnetica che trasporta letteralmente l'ascoltatore “in un altro quando”, con un suono che risulta il perfetto coacervo di stili che si tovano a metà strada fra le dilatazioni atmosfere epiche di partenza, power/speed metal come nella migliore delle tradizioni teutoniche, e chiari riferimenti progressive rock.
Non un filler, ne una caduta di tono, ogni singola nota, ogni passaggio, è bilanciato alla perfezione per convivere in perfetta simbiosi, e dare vita ad un intensa ed onirica trasposizione bellica, con una band che ci trasporta all'interno di un ipotetico campo di battaglia, all'interno del quale riecheggia sprezzante il valore di una compagine pronta a tutto pur di rendere leggendario un album, reso ineguagliabile dall'epos di autentici inni generazionali come la stessa title track, “On the run”, o della stessa “Hades of Steel” o del capolavoro “In the gloom”.
“The secret place” di tre anni più tardi avrà l'onore/onere di addentrarsi ancora verso un versante caratteriale ben più personale, dopo si che poco o nulla nel destino di una band che poteva essere ben più di una semplice sparring partner.....
Beppe HM Diana
Genere: Epic Metal
Anno di pubblicazione: 1992
Etichetta: Iceland records
Line up:
Ricky Van Helden – vocals, flaute, bass, drums, acustic guitar
Peter Oko – guitar
Jens Petersen - guitar
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