Grey Wolf – Glorius Death
E questi qui da dove saltano fuori? Già, nonostante arrivino a varcare la soglia del terzo sigillo da studio, dopo una lista infinita di demo, i brasiliani Grey Wolf, praticamente una one man band che si identifica nel bassista/cantante, nonché compositore di origini italiche Fabio Paulinelli, non sono mai riusciti ad andare oltre quello status di band di nicchia che oramai gli si è cucito addosso, vuoi per la scarsa fruibilità delle loro pubblicazioni, sempre più destinate ad un certo target di aficionados, vuoi per quella sorta di “integralismo” artistico che attanaglia, inspiegabilmente, alcune formazioni della nuova leva.
“Glory Death” nel suo piccolo è un disco che porta ben insiti nel proprio DNA i tratti somatici del metallo vecchia generazione, geometrie musicali semplici e lineari che sanno come colpire al cuore l'ascoltatore, contornati però da una produzione mediocre, condita da suoni a volte troppo imbastiti e confusionari, espediente questo che lascia intendere che la strada per la definitiva consacrazione, ed il conseguente salto di qualità, sono ancora lungi dall’essere raggiunti.
E non basta l’opera di mastering per mano del talentuoso Arthur Migotto, boss della Arthorium Records ed ex Hazy Hamlet, per tirarsi fuori dalla bolgia di una scena musicale al collasso come quella degli ultimi anni. Bisogna perseverare lungo il sentiero tracciato, anche se il cammino, ora come ora, sembra irto e scosceso.
(Beppe Diana)
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