Last Chapter – The Living Waters (BrainTicket Records, 1998)
Progetto estemporaneo oppure band dotata di una propria identità ben definita?
Si, gli statunitensi Last Chapter si sono sempre trascinati dietro l'annoso dubbio amletico sulla propria valenza artistica, visto che fra la pubblicazione del demo di debutto, ed il loro primo album, il combo texano aveva fatto perdere le sue tracce, rimanendo vincolato al ruolo di eterna palestra per musicisti che avrebbero incontrato alterne fortune altrove.
Eppure di assi nella manica i nostri ne avevano, e pure parecchi, dalla straripante personalità messa a servizio di un suono contorto, a tratti criptico ed enigmatico, una sorta di coacervo musicale che riusciva a coniugare, a livello puramente concettualmente, i ricami ossianici del doom metal old school, ed alcune locuzione di natura volutamente progressiva, come nella migliore delle tradizioni di casa King Crimson, fino all'apporto fondamentale del maestro Robert Lowe che enfatizzava, con una prestazione degna di nota, le inclinazioni religiose del comparto lirico.
Episodi come “Coma crowd”, che si muove sinuosa fra intrecci prog e costruzioni heavy/doom, la stessa title track e “Things to come” inebriate da porzioni strumentali che accentuano ancora di più quella predisposizione verso soluzioni seventies style, o la monumentale “In the wake of delusion” vicina ai Sabbath dell'era Dio, sono solo alcune delle tracce più riuscite di un lavoro che ha nella salmodiale liturgia di “Thorne of Creation” il proprio vertice creativo.
Un secondo album con una formazione parzialmente rimaneggiata, ed un estenuante tour di supporto nei locali più malfamati, e di bassa lega, del circuito statunitense, non hanno permesso ai nostri di scrollarsi di dosso quell'alone di eterno starring partner che gli è sempre stato stretto.
Disco e band assolutamente da rivalutare.
(Beppe Diana)
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