Acacia - The Deeper Secret


Ancora i bistrattati anni novanta. Questo è il nostro personale tributo alla scena musicale italiana di quegli anni, e ad una band che, con la sua musica, ci ha saputo regalare sensazioni ed emozioni infinite. Ma è anche il nostro personale tributo ad un musicista dotato di estro e fantasia, un artista con la "A" maiuscola che, nonostante le difficoltà affrontate lungo il suo commino, continua ancora imperterrito a covare il suo sogno, fare il musicista.
Questo è il nostro personale tributo a Martino Lo Cascio e agli Acacia da Palermo che, con quattro demo tape ed un album ufficiale, lo splendido "Deeper Secrets", seppero farsi valere in un momento in cui essere una metal band e provenire geograficamente da una terra di confine come la Sicilia, non era di certo una cosa facile.....

Intervista raccolta da: Beppe Diana e Orazio DeCarli


Ciao Martino e grazie di cuore per il tempo che ci stai dedicando. Partiamo subito con la prima domanda: come e quando è nata in te l’esigenza di mettere su una band di heavy rock, e perché proprio il monicker Acacia? 
Sono io che ringrazio Forging Steel per il sincero interesse mostrato nei confronti degli ACACIA. Fin da bambino ho sempre sognato di fare parte di una band e quando ho iniziato ad emozionarmi ascoltando rock e a scrivere le mie prime canzoni, ho deciso che dovevo assolutamente crearne una mia.
Così, agli inizi degli anni ’90, fondai gli ACACIA, ispirandomi nella scelta del nome ad “22 Acacia Avenue”.

Che ricordi hai di quel primo periodo di vita della band soprattutto per quel che concerne i primi due demo  “No Silence” e “Looking for a dream”?
Provo molto “tenerezza” per quel periodo. Eravamo assolutamente inesperti, ma credevamo fermamente nel nostro progetto. “No silence” non solo fu la prima esperienza in studio della band, ma anche la prima volta che ognuno di noi registrava qualcosa… puoi immaginare, quindi, i vari problemi che dovemmo affrontare.
“Looking for a dream” fu un notevole passo avanti per la band e, soprattutto, per me. Infatti, nonostante l’altro chitarrista avesse lasciato la band poco tempo prima di entrare in studio, decisi di registrare io le parti delle due chitarre e di essere l’unico chitarrista nei live successivi.
Inoltre, nella produzione artistica di  questo demo, avemmo la fortuna di avvalerci dei consigli e del prezioso aiuto di Gino Pecoraro, frontman della famosa thrash band siciliana “Nuclear Simphony”.

La svolta per gli Acacia avvenne con la registrazione del piccolo capolavoro “Funerals of  State” del ’93, un demo che, sin dal lavoro di grafica e artwork, metteva in mostra una maturazione, e non solo a livello compositivo, segnando un netto taglio con il passato….
Sì, l’ingresso nella band di un nuovo chitarrista, un tastierista e soprattutto una nuova voce, completamente differente da quella dei due demo precedenti, portò la band a fare un convincente passo in avanti.
Inoltre, nel demo si  respirava quell’aria elettrica e  pesante che, dopo le stragi di mafia del ’92, soffocava, soprattutto, la nostra amata Palermo. Quando scrissi la title track “Funerals of State” ero molto arrabbiato con uno Stato assente nel tutelare coloro che ogni giorno rischiavano la propria vita per difendere la legalità, ma poi puntualmente presente ai loro funerali con le sue massime autorità …



Cosa successe di veramente rilevante fra la pubblicazione di "Funerals of State" e  l’altro capolavoro "Introspection"?
Le positive recensioni di “Funerals of State” ci permisero di entrare in contatto con Maurizio Chiarello, un giovane produttore che stava fondando una nuova etichetta: l’ Underground Symphony.
Maurizio ci propose di partecipare ad una compilation di brani di varie band e, così, decidemmo di registrare ex novo il brano “Funerals of State” con un nuovo batterista e un sound più curato. La canzone venne ritenuta una delle song più interessanti tra quelle presenti nella compilation.

Vivere in una città come Palermo così distante dai grossi centri “musicali” dell’epoca, fu più un vantaggio o uno svantaggio? Avevate dei legami d'amicizia che vi legavano ad altre band sicule dell'epoca? 
Palermo all’epoca non aveva una scena ben definita in ambito metal, come, forse, ha adesso. Facevamo fatica a trovare locali dove suonare (ma penso che questo non sia cambiato…) e l’ambiente era molto provinciale anche tra gli stessi “musicisti”, spesso più propensi a giudicarti per un assolo poco virtuoso che a cercare di comprendere il tuo messaggio musicale.
Per fortuna, in questo senso, noi badavamo solo alla nostra strada decisi ad imporci. Avevamo ottimi rapporti con tutti e con molti dei musicisti delle band dell’epoca sono ancora in contatto.

Hai sempre detto che quello fu il periodo creativo più intenso della vostra carriera, la pensi ancora così ho hai cambiato idea? 
Sicuramente fu un periodo felice, eravamo consci di essere cresciuti tanto e di essere maturi per pubblicare un album ed essere messi sotto contratto da un’etichetta che avesse voglia di produrci e supportarci artisticamente.

Un contratto con un’etichetta giovane come l’Underground Symphony, non era una cosa che accadeva tutti i giorni, soprattutto per una metal band italiana dell’epoca, vero? 
Quando entrai in contatto con Maurizio Chiarello, capii subito che era un tipo assolutamente serio e determinato nel realizzare il suo progetto. Come ho detto prima, a lui piacque molto “Funerals of State” e  fu così che decidemmo di partecipare con quel brano alla sua compilation.
Le positive recensioni ricevute dal brano fecero sì che venissero gettate le basi per una futura collaborazione.
Pochi mesi dopo, il successo di critiche non solo nazionali tributate al nuovo demo “Introspection” ci convinsero che eravamo ormai maturi per realizzare un album e, così, la scelta di firmare per l’Underground Symphony fu più che naturale.

Un album che, nonostante tutto, ottenne ottimi riscontri, almeno da parte degli operatori del settore, è fu distribuito in maniera molto capillare in tutto il mondo, ricordo l’ottima pubblicità che vi fece Lorenzo Dehò che, per molti versi, rivedeva in voi una versione meno accademica dei suoi Time Machine…
Sì il nome ACACIA circolò molto bene in quel periodo, ebbe ottime recensioni a livello internazionale e, anche per quanto riguarda le vendite, l’album fu “sold out” in breve tempo. La distribuzione fu davvero mondiale e mi ritrovai a ricevere lettere di fan anche dal Messico, dagli Stati Uniti, dalla Grecia…
Lorenzo Dehò mi ha sempre comunicato la sua stima e il suo apprezzamento per il nostro lavoro a tal punto che volle fortemente inserire il brano “I don’t believe” in un demo, dedicato solo agli addetti ai lavori di tutto il mondo, in cui erano presenti i brani più rappresentativi prodotti o distribuiti dalla Lucretia Records.
Per quanto riguarda l’accostamento con i Time Machine, la cosa non può che lusingarmi, perché ho sempre ritenuto ottimi i lavori della band e il songwriting e la filosofia musicale di Lorenzo un modello da cui trarre ispirazione.

Come mai decideste di registrare il disco proprio a Roma?
A Palermo non c’erano studi che avevano avuto a che fare con il rock più duro e bisognava andare fuori necessariamente.
Ancora i tempi dell’hard disk recording erano lontani, purtroppo… In quello studio di Roma aveva lavorato il nostro batterista e questo fu il motivo della scelta.
Oggi, per fortuna,  le cose sono cambiate, perché anche nella nostra città è possibile realizzare un disco metal.

 …..la scelta dell’art work invece….
Ti confesso che la scelta del soggetto da mettere in copertina non fu per niente facile perché avevamo tante idee, ma non riuscivamo mai a trovare una che mettesse tutti d’accordo.
Ricordo interminabili chiacchierate per poi arrivare a soluzioni spesso poco realizzabili…
Alla fine optammo per un’immagine che rendesse l’idea di qualcosa di “sospeso”, non necessariamente con un senso ben definito, come appunto i “Deeper secrets” del titolo.
Per l’artwork ci affidammo ad un grafico che aveva già collaborato con altre gruppi dell’Underground Symphony.

In che maniera si consumò lo split con il resto della band? Hai avuto modo di partecipare alla creazione di nuove entità musicali, o ritenevi che niente sarebbe stato uguale senza quei ragazzi? 
Questo è uno dei punti più dolenti della storia della band.
A poco a poco e senza accorgercene, i rapporti tra alcuni membri si deteriorano durante la preparazione e la registrazione di “Deeper secrets”, per cui avemmo grosse difficoltà a promuovere quell’album. 
Inevitabilmente, si crearono delle fratture in seno alla band che, dopo numerosi cambi di line up, si sciolse. Più di una volta, purtroppo invano, ho tentato di riprendere il progetto con alcuni dei musicisti che gravitavano intorno a noi negli ultimi tempi. 
Per conto mio sono rimasto nel mondo della musica, essenzialmente come compositore e autore di testi, collaborando con alcune etichette indipendenti italiane nella produzione di progetti di pop rock e scrivendo i testi di un musical che ha avuto un discreto successo.

Avendo a disposizione le nuove tecnologie e tutta l'esperienza da te accumulata in tutti questi anni su diversi campi, pensi che oggi come oggi l'esperienza Acacia potrebbe avere un'altra valenza? 
Assolutamente sì, senza dubbio. Se avessimo avuto a disposizione le nuove tecnologie non avremmo commesso alcuni errori che, spesso, hanno causato un dispendio di energie rallentando il nostro percorso. Inoltre,  qualitativamente, avremmo avuto un impatto maggiore soprattutto nella cura degli arrangiamenti. C’è da dire che, comunque, la tecnologia è sempre un supporto che ti aiuta là dove ci sono delle idee … non può, assolutamente, sostituire la tua  creatività. 
 
In un'intervista con un tuo celebre collega dell'epoca, ho sentito pronunciare delle frasi che uniscono rabbia e sconforto allo stesso tempo, ovvero che l'Italia, se si parla di metal, e' il fondo schiena del mondo... ed essere italiano e fare metal, e' come essere un albanese e cercare di vincere a Sanremo? Tu come la vedi? 
Sì forse è vero, anche se negli ultimi anni alcune band italiane sono riuscite a guadagnarsi, con professionalità e sacrificio, quella visibilità e quel rispetto internazionale che, una volta, sarebbero stati impensabili. 
Purtroppo, questa situazione poco felice in Italia è dovuta, paradossalmente, alla mentalità della maggior parte di coloro che dicono di amare questo genere… quanti acquistano i lavori delle band italiane, rinunciando, magari, all’ennesima mossa commerciale dell’osannato gruppo estero? Quante band nostrane sono disposte a cercare una possibile via personale invece di somigliare a questo o quel gruppo famoso? E, infine, quanti produttori italiani si sentono di rischiare su prodotti più originali non completamente  assimilabili a generi collaudati di band conosciute?

Non so come la vedi tu, ma personalmente penso che molte delle band in circolazione oggigiorno, siano ossessionate dal pensiero di come fare un disco, perdendo di vista l'aspetto principale del suonare e fare parte di una band, ovvero il divertimento e lo stare insieme e condividere un sogno, dall'alto della tua esperienza, cosa potresti consigliare ad una band che sta per muovere i suoi primi passi all'interno del mondo musicale? 
E’ fuori di dubbio che oggi sia aumentato in modo spasmodico il desiderio di essere a tutti i costi sotto i riflettori, come se ciò fosse l’elemento assolutamente necessario per affermare la propria personalità. Soprattutto la tv e i cosiddetti “reality” hanno cambiato prepotentemente la percezione della nostra realtà e questo atteggiamento, alla lunga deleterio, è presente anche in alcuni gruppi nati solo con l’obiettivo di pubblicare un lavoro per tentare la strada della gloria. Se dovessi dare un consiglio (ammesso che sia la persona più adatta per farlo…) direi ai ragazzi che vogliono far parte di una band, di cercare la propria individualità e di farlo con la voglia di emozionarsi ed emozionare. Direi loro che la cosa più importante è quella di essere qualcuno per se stessi più che per gli altri.

A livello puramente artistico, com'è cambiato in tutti questi anni il modo di rapportarti alla musica suonata e concepita? 
Lo scioglimento della band, dopo un primo periodo di sconforto, mi ha spinto anche a rivedere un po’ di me, del mio modo di essere e del mio mondo musicale. Per fortuna la musica non mi ha mai abbandonato e in questi anni ho composto parecchio materiale. 
Il mio modo di concepire la musica, però, è rimasto pressoché invariato, nel senso che continuo a nutrire gran rispetto per il valore della composizione di un brano e quando compongo ciò che mi interessa maggiormente è che la melodia, sia essa semplice o complessa, abbia esclusivamente la capacità di emozionare. Muovendomi in tale direzione curo ogni arrangiamento abbandonando ogni possibile orpello tecnico fine  a se stesso. Allo stesso modo mi comporto quando scrivo un testo. 

Volgendo uno sguardo alla tua passata carriera artistica, pensi di avere più ricordi o più rimpianti? E se potessi, rifaresti tutto da capo? 
Mi dispiace doverlo ammettere, ma per quanto riguarda gli ACACIA ho tantissimi rimpianti. Sento che è stato un discorso interrotto non per mia volontà e sono sicuro che avremmo potuto dire ancora tante cose interessanti…

In un periodo di reunion improbabili come quello attuale, non ti è mai balenata l’idea di rimettere assieme la band magari con qualche nuovo elemento?
Sì, ci penso sempre! Come ho detto prima ho tentato diverse volte, ma invano. Però, chissà… mai dire mai!

A proposito, che cosa ne pensi del nuovo fluire di giovani musicisti nella tua Palermo? C’è qualche band che ti è piaciuta in particolare?
Ho visto Palermo in crescita in questi ultima anni e la cosa non può che farmi piacere. Così come mi fa sempre gran piacere constatare come molti dei musicisti che adesso fanno parte di band di un certo spessore, sostengono che anni fa gli ACACIA erano un loro punto di riferimento. Tra le band apprezzo molto il percorso dei Thy Majestie che, con la loro determinazione e preparazione, hanno fatto passi importanti nella scena internazionale.

Domanda extra musicale, ma come Palermo Calcio, vinceremo mai qualcosa, o è tanto che non si vada in serie C???
Questo è un punto debole… Sono molto tifoso del Palermo e in questi ultimi anni abbiamo vissuto emozioni che la città non viveva da tempo. Purtroppo, però, abbiamo tutti l’impressione che non potremo mai ambire a traguardi importanti perché, forse, non c’è la volontà di costruire e portare avanti un progetto importante. Dopo anni di riconoscenza indiscussa per il nostro presidente Zamparini, che ha avuto il merito di riportarci nel calcio che conta, adesso in città si ha la netta sensazione che la squadra per lui sia nient’altro che business, utile esclusivamente per aumentare vertiginosamente le quotazioni di giovani promesse comprate con pochi sforzi…

Ok Martino, ti ringrazio di cuore per il tempo prezioso, concludi come vuoi….
Ringrazio te Beppe ed anche Orazio per il vostro ammirevole e instancabile supporto alla scena metal italiana e per questa piacevole chiacchierata, un bellissimo viaggio non solo nella storia della band, ma soprattutto nella mia. 
Spero che chi la leggerà possa ricordarsi con piacere degli ACACIA. Sai una cosa? Non ho mai smesso di sognare di poter dare un seguito a “Deeper secrets”… chissà che questa intervista non mi porti fortuna …!
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